La memoria di Luisa Fantasia arriva a Foggia. Pier Paolo Mascione e il cambio al vertice della mafia: «Siamo una città compromesso e compromessa, c’è la volontà politica a mantenere lo status quo»

by Antonella Soccio

Finalmente anche Foggia avrà il suo spazio dedicato a Luisa Fantasia, la giovane madre e moglie del carabiniere Tonino Mascione, seviziata, violentata e uccisa nella violenta Milano degli anni di piombo il 14 giugno del 1975 e prima vittima trasversale di mafia.

«Una notte buia, animata da tante contrapposte emozioni di un maggio avverso con la tristezza infinita di trasmettere consolazione ed il silente materno binomio di una festa della mamma dall’apparenza imperfetta, a metà, di chi sente la voce di due genitrici. Lacrime impastate di pioggia mi rigano il viso mentre, di nuovo, sento aprirsi la terra sotto i miei passi. L’emozione ingestibile per quella delibera a firma della Commissione Straordinaria del Comune di Foggia che propone l’intitolazione del piazzale all’interno dell’area dell’ex ippodromo a Luisa Fantasia. Il pensiero corre a quel luogo d’amore, tra quei fili d’erba che hanno visto correre sua figlia Cinzia e me, l’indegno frutto di quella morte. Lì, di fronte al Comando dei Carabinieri dove ho mosso i primi passi, dove trova origine l’amore per quella divisa, dov’è nata la nostra insolita famiglia, macula germinativa di quel sacrificio», ha scritto Pier Paolo Mascione, presidente dell’associazione Invisibili e figlio di Tonino Mascione.

Pier Paolo Mascione

Il brigadiere ha vissuto per decenni nel silenzio, non rivelando neppure ai figli la tragedia e l’orrore che avevano devastato la sua prima vita e che la piccola Cinzia aveva visto, quando non aveva ancora 2 anni.

Da quando però Pier Paolo Mascione ha saputo la verità, la storia di Luisa Fantasia è tornata a vivere nella memoria dei cittadini. Con dei giardini a Milano, delle manifestazioni pubbliche a San Severo, città d’origine della donna e ora a Foggia, con l’intitolazione di uno slargo proprio dinanzi alla Caserma dei Carabinieri. Un luogo simbolico importante nella città della Quarta Mafia, nella cui provincia e pianura scorrono fiumi di droga diretti in tutta Europa.

Noi di bonculture abbiamo intervistato Mascione.

Pier Paolo, cosa significa aver conosciuto il segreto di tuo padre in un’età ormai adulta?

Mio padre non mi ha mai parlato, è chiuso nel silenzio della dignità. Non lo giustifico, ci siamo accapigliati tante volte, abbiamo discusso. Io avrei agito la mia vendetta. Lui era ragazzo all’epoca, aveva 27 anni. Uscito dalla scuola di Polizia fu cooptato dal pool antiterrorismo del generale Dalla Chiesa. Erano 5 uomini e si occupavano di BR. Ma in quegli anni il terrorismo, la delinquenza, la malavita erano mescolati. Se avessero ucciso mio padre sarebbe stato forse normale. La busta paga di un uomo di legge comprende anche il rischio di perdere la vita e di finire ucciso in una operazione. È una scelta. Ma aver ucciso una donna, inerme, a casa sua, è tremendo. Faccio fatica a parlarne senza raccapriccio e senza commuovermi. Quelli erano gli anni dell’eroina. Ci sono tante teorie, secondo qualcuno la forte immissione di eroina nelle piazze delle maggiori città d’Italia e poi in tutto il Paese fu una operazione dello Stato per narcotizzare i giovani. Non sappiamo se sia vero, ma sta di fatto che la storia italiana cambiò.

Mia sorella Cinzia, che aveva 18 mesi, quando sua madre fu uccisa, è molto chiusa e schiva, mi ha chiesto di occuparmi della sua memoria. Mi ha detto: “non voglio che mamma muoia due volte. Falla vivere”. E così faccio.

In questi anni prima del tuo forte appello, la storia di Luisa Fantasia era stata dimenticata. Non si conoscono i mandanti del suo assassinio. Cosa provi?

Parlo con rabbia, non c’è più dolore ma solo rabbia per una giustizia che non c’è stata. Quel crimine è stato dimenticato dallo Stato e da tutti, è stato sminuito. Ma per fortuna oggi c’è una sensibilità diversa, qualche pedina importante dello Stato si è fatta carico della storia di Luisa Fantasia, ha avuto la sensibilità di chiamarci nelle sedi istituzionali e di farci un sorriso, di stenderci una carezza. Il giorno dell’inaugurazione dello slargo a Foggia farò i nomi di quell’uomo e quella donna.

Che ne pensi dello scioglimento per mafia del Comune di Foggia?

Non voglio entrare in questo argomento, da giorni siamo saturi di polemiche. Lo Stato conosce la giusta strategia per debellare il fenomeno mafioso a Foggia, che è ben radicato. Lo dice bene Gratteri, una voce fuori dal coro. Le sterili passeggiate antimafia in città servono a poco, se non a gettare altro fango su noi stessi e sulle persone perbene. Ho lavorato a Scampia, dove ho conosciuto i peggiori camorristi, ma anche splendide persone. Oggi si sta spostando l’asse mediatico su Foggia, ma a Scampia lo Stato ha debellato la camorra. Lo facesse anche in questo territorio.

E perché non lo fa? Gli servono forse degli informatori nelle batterie per controllare il traffico di stupefacenti a più alto raggio?

Siamo una città compromesso e compromessa, c’è la volontà politica a mantenere lo status quo. A Foggia ci sono i migliori investigatori presenti in Italia, ma c’è un disegno mediatico che ci sta infangando. Sono convinto che la bellezza salverà il mondo, ma la cultura di massa tende a creare dei modelli. I risultati li abbiamo già visti con Gomorra, che ha creato atti di emulazione tra i ragazzi che si atteggiano a criminali e che parlano con le battute della serie tv. C’è anche a Foggia uno stereotipo del ragazzo nei quartieri popolari e non solo.

Qual è?

Macchina potente, sventola al fianco e Rolex al polso.

Da poliziotto e da agente che ha lavorato contro il narcotraffico che ne pensi della mafia foggiana? È ancora arcaica o invece ha effettuato il suo salto di qualità infiltrandosi prepotentemente nell’economia reale?

Sta cercando la sua autonomia nello scacchiere delle mafie, la mafia foggiana ha sempre strizzato l’occhio alla camorra, fortunatamente è ancora imparagonabile all’ndrangheta. Il fatto che si spari così frequentemente è un chiaro segnale di cambio al vertice, nessuno deve morire nel letto di casa propria.

Cosa ti auguri per il post scioglimento? Che tipo di amministrazione serve alla città?

Credo che non dovrebbe esserci una spaccatura, ma un unico partito che si chiama Foggia. So che sto farneticando, ma mi auguro che non si pensi al proprio orticello e ai propri interessi . Già so però che prevarranno le posizione di potere, col solito epilogo.

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