La triste storia della moderna designer Elise Djo-Bourgeois e dei suoi pattern Anni 20 rimasti ignoti per un secolo

by Antonella Soccio

Come spesso accade alle donne talentuose con idee anomale per la loro epoca, Elise Djo-Borgueois è rimasta sconosciuta, del tutto ignota, per quasi 100 anni. All’ombra del marito, che ha avuto onori e gloria nel suo tempo. E all’ombra anche delle due colleghe Sonia Delaunay e Hélène Henry, amate dai galleristi parigini e assai più in voga di lei a cavallo tra le due guerre.

Eppure tutto attorno a noi ha riecheggiato la sua arte, capace di superare le mode. Dal Futurismo astratto a certi abbinamenti cromatici dalmati presenti anche nei maglioni Missoni fino agli incastri optical degli anni Sessanta e al nuovo razionalismo degli interni dettato dalla pandemia.

I suoi pattern anni 20, così attuali e contemporanei oggi, sono stati ripescati e riscoperti per caso da Pierre Frey a Villa Noailles, che ha deciso di rieditarli per tessuti e tappeti, creando una collezione che sarà lanciata nel settembre del 2022, come riferisce D Casa di Repubblica.

Cosa rende così moderna Elise Djo-Bourgeois? Anzitutto l’uso della geometria e dei colori, le cui combinazioni non sono mai grossolane o accese, ma sempre classiche, piane, arricchite da sfumature elegantissime.

I verdi, i blu, gli azzurri, i grigi, i rosa, i beige, i rossi sono mescolati con maestria, incastonati su sfondi spesso bianchi. Un linguaggio pittorico il suo mai rigido, ma sempre armonioso, capace di catturare la luce. Le sue combinazioni prevedono cerchi, rettangoli, triangoli e linee spezzate.

Un incanto di colori e forme spesso irregolari che hanno spinto Frey a dedicare alla designer una intera collezione di prestigio, con un archivio di oltre 30mila documenti e disegni.

La storia di Elise è quella di una donna che ha vissuto sempre in salita, poco compresa, poco fortunata.

Nata ad Orano nel 1894 e figlia di un padre che aveva conosciuto l’orfanotrofio, Elise vive in Africa per 10 anni e poi con la famiglia rientra a Parigi, dove il padre apre una palestra per insegnare scherma e ballo. Frequenta l’Acadèmie Julian e i laboratori di Montparnasse, dove incontra moltissimi spasimanti e impara l’arte del colore.

Pur essendo bellissima e piena di corteggiatori, nessuno entra nel cuore di Elise, che resta single fino ai 30 anni, quando conosce George Bourgeois, architetto di quattro anni più giovane che si fa chiamare Djo-Bourgeois e che è una star del settore a Parigi. Con lui si sposa, innamoratissima.

Siamo tra le due guerre mondiali, gli anni più effervescenti e creativi del Novecento, gli anni delle avanguardie, dell’Art Decò.

La coppia sempre insieme collabora a tanti progetti, ville famose, interni mozzafiato, dove i pattern di Elise fanno bella mostra alle pareti su tendaggi e carte.

Disegnano una importante residenza, quella del professor JM Lahy a Sant Clair a Lavandou sulla costa del Var alla quale Elise regalerà un tocco di umanità con i suoi pattern caldi.

La sua arte si mescola all’architettura e alla quotidianità dell’esistenza. In quegli anni la creazione di tessuti diventa la sua passione, la sua maggiore attività. Crea mosaici irregolari, scacchiere asimmetriche e fasce sfalsate. Forme semplici, che ottengono dinamismo grazie al colore, in combinazioni spesso audaci per la loro eternità dell’anima. Anzi negli anni, le forme si semplificano ancora, la sua poetica sembra ispirata dall’infinito. È come un Escher al femminile, ma colorata e senza ambiguità intellettualistiche.

Il bianco è sempre presente e definisce il rapporto tra forma e colore, laddove per altri artisti in quegli anni era il nero a dominare. La gamma cromatica usata dall’artista è sempre ampia e sottile e va dai toni pastello agli accostamenti più contrastanti, ma quasi mai complementari. Troppo banali per Elise.

Per tutti gli anni 20 i due sposi saranno gli artisti dei grandi magazzini di Amsterdam Metz&co, dove Elise si ritrova accanto alla collega pittrice Sonia Delaunay, la cui arte super colorata e multiforme allora molto più popolare e di successo appare oggi più ingrigita dal tempo, meno vicina ai gusti del terzo millennio.

Sonia Delaunay Tate Modern

Anche i pattern di Elise insieme alle creazioni d’interni del marito però ottengono molto riscontro. Sembra un’ascesa verso la fama internazionale. Ma la morte improvvisa di George, suo marito non ancora quarantenne, spezza il sogno. Rompe la sua creatività in mille pezzi. L’amore strappatole la sfinisce, spegne il suo estro. Elise sceglie di smettere di disegnare e di dedicare tutta se stessa a suo figlio Michel, affetto da autismo. Torna a Parigi e per vivere gestisce la vecchia palestra paterna.

Muore il 29 giugno del 1986, circondata dai rimpianti, dai tessuti e dai disegni che non avevano trovato sbocchi.

Ma che oggi riavranno vita nelle case più lussuose, dal sapore modernista.

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