L’estetica femminile di Aurelia Navarro, la pittrice la cui carriera si dissolse per un nudo

by Caterina Del Grande

Aurelia Navarro trascorse gli ultimi quarant’anni della sua vita in convento, a Cordoba, dove morì  nel 1968 all’età di 86 anni. Per quarant’anni delle sue aspirazioni, del suo immenso talento, del desiderio di libertà che trasmettevano i suoi dipinti di donne libere, indipendenti e sognatrici non rimase più nulla.

Aurelia Navarro a vent’anni aveva una carriera avviata come affermata pittrice, aveva ottenuto numerosi riconoscimenti dal pubblico e dalla critica ma nel 1908 una sua opera straordinaria e l’enorme successo che ottenne capovolse per sempre il suo destino.

All’Esposizione Universale presentò un tributo a Velázquez, un’opera chiamata Nudo femminile cheottenne anche un prestigioso premio. Un quadro meraviglioso che è un atto di incredibile coraggio. A quei tempi infatti l’unico sguardo sulla donna consentito era quello dell’uomo, le accademie d’arte hanno non consentivano l’accesso alle donne alle lezioni di nudo. Le donne erano considerate intellettualmente impreparate.

Navarro non lo disse mai la storia ha rivelato che si tratta di un autoritratto. La pittrice decise di rappresentarsi spoglia e sensuale in una composizione che evoca chiaramente la Venere allo specchio di Velázquez, esposta alla National Gallery di Londra. In entrambe le opere il corpo di una misteriosa giovane donna in primo piano appare supino e nudo davanti ad uno specchio dove il volto della protagonista si insinua agli occhi curiosi dello spettatore. Lo scandalo era servito.

Aurelia Navarro proveniva da una famiglia benestante e grazie alla posizione sociale della sua famiglia, ricevette le sue prime lezioni dalla mano dell’artista José Larrocha, che la contagiò con il suo interesse per gli ambienti rurali, temi che l’accompagneranno sempre. 

Ha vent’anni quando decide di dedicarsi professionalmente alla pittura senza nascondersi dietro uno pseudonimo.

Creatrice di un’estetica essenzialmente femminile, Aurelia Navarro non ha mai nascosto la sua arte o la sua identità. “Voglio essere pittrice, non Musa” ripeteva.

Nel 1904 Aurelia partecipò all’Esposizione Nazionale, il concorso più importante dell’epoca in Spagna. Contro ogni previsione, la giovane pittrice arrivò e trionfò. Nell’Esposizione del 1906 con l’opera Ritratto di giovane donna, ottenne la Terza Medaglia della Giuria, presieduta da Francisco Pradilla.  

Per quei concorsi la pittrice rinunciò al suo lato più creativo per presentare opere sobrie con cui mostrare le sue capacità tecniche, sapendo che era ciò che più interessava i critici in quello spazio. 

Nell’Esposizione Nazionale del 1908 ottenne un’altra Terza Medaglia per il dipinto Nudo. Nonostante la sua arditezza, la qualità del dipinto era innegabile, tutti lodarono la grande abilità del suo pennello e fu riconosciuta come un’opera geniale che la elevò ai massimi livelli di successo. Julio Romero de Torres ne ammirò la maestria e persino la Infanta Isabella ne rimase così colpita che volle incontrarla per congratularsi personalmente.

Sebbene quel nudo la posizionasse come una delle pittrici più acclamate del suo tempo, fu anche l’inizio della sua fine, di un percorso che l’avrebbe condotta ingiustamente all’oblio assoluto. Tale era il suo prestigio che la stampa non solo fece eco al suo lavoro ma anche alla sua vita personale e questa attenzione sconvolse così tanto la famiglia che suo padre la costrinse a tornare a Granada.

Il suo talento iniziava a soffocare. Non partecipò più a nessun concorso ma prima di arrendersi del tutto, fu una delle sei donne fondatrici della Società dei Pittori e Scultori Spagnoli, dove c’erano circa 180 uomini. 

Nel 1923 si ritirò nell’Ordine delle Perpetue Adoratrici del Santissimo Sacramento come suora in un convento di Córdoba non si sa se fu costretta o se vi entrò di sua spontanea volontà. Fatto sta che, nelle sue opere, fino ad allora non erano mai stati presenti motivi religiosi.

A poco a poco il suo talento svanì, il suo spirito languiva, così come i suoi quadri che passavano da capolavori assoluti a qualche scena religiosa per arrivare infine al nulla.

Vittima della sua stessa fama, la sua arte svanì dimenticata come il suo stesso nome.

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