Lesya Ukrainka, la ribelle della letteratura ucraina, che sostenne sempre l’indipendenza del suo popolo

by Caterina Del Grande

Scrittrice, drammaturga, poeta e attivista per i diritti delle donne, attraverso le sue opere e l’impegno politico, Lesya Ukrainka ha sostenuto per tutta la sua breve vita e fino al giorno della sua morte l’indipendenza del suo paese di appartenenza.  

Parlava nove lingue, traduceva le opere della letteratura mondiale in ucraino, faceva parte dei movimenti nazionali indipendentistici e con i suoi lavori sosteneva la causa ucraina per la dignità e l’indipendenza della letteratura ucraina da quella russa.   

Molto amata, ancora oggi è raffigurata su una banconota ucraina.

Nacque col nome di Larysa Petrivna Kosač-Kvitka a Novohrad-Volyns’kyj il 25 febbraio 1871 in una famiglia numerosa, colta e benestante. 

“Lesya Ukrainka” lo pseudonimo che si scelse la dice lunga sulla priorità dominante dell’autrice nei suoi sforzi sia personali che artistici: ovvero di nazionalità ucraina, per sottolineare l’appartenenza identitaria e promuovere la conservazione e l’evoluzione della lingua e della letteratura ucraina. 

Il padre era un giurista di vedute progressiste e la madre una famosa poetessa. Entrambi i genitori provenivano da antiche famiglie dell’aristocrazia cosacca assai benestanti che gli consentirono un tenore di vita molto alto. Questo includeva viaggi all’estero che diedero la possibilità a Lesya di aprire la mente e confrontarsi con altre culture. 

Lesya crebbe quindi in un ambiente molto raffinato che mescolava le tradizioni ucraine e la moda europea dell’epoca. La moda non solo nell’abbigliamento ma anche nelle nuove tendenze artistiche e letterarie.

Insieme ai suoi fratelli fu istruita a casa dai genitori e da insegnanti privati che gli insegnarono a leggere e scrivere in ucraino. Un privilegio che sicuramente sarebbe stato loro negato se fossero stati mandati in una scuola elementare dove il russo era la lingua prevalente del sistema educativo. L’ucraino era considerato una lingua secondaria non solo esclusa dell’insegnamento ma fortemente e violentemente vietata.

Suo padre temendo la morte della lingua ucraina finanziò numerose pubblicazioni per preservare il patrimonio linguistico del suo paese.

Fu dai suoi genitori che Ukrainka avrebbe appreso che la letteratura e la politica erano strettamente intrecciate e impossibili da sbrogliare: impegnarsi nei libri e nell’apprendimento significava impegnarsi anche nelle imprese socialmente progressiste. 

Cominciò a comporre le sue prime poesie a nove anni, nel 1884 aveva già pubblicato due componimenti. L’anno successivo, in collaborazione con il fratello, pubblicò la traduzione delle opere di Gogol’.

Le sue prime opere poetiche trattavano di natura, dei suoi luoghi natali, delle sue esperienze personali per poi dare una notevole svolta alla sua produzione letteraria con la pubblicazione di Blakytna troianda(La rosa azzurra) nel 1886. Il libro descrive la vita dell’intellighenzia ucraina e inaugura un genere del tutto nuovo, che definì poema drammatico.

Fu una delle fondatrici del circolo letterario Pleiada, uno degli obbiettivi del quale fu la traduzione della letteratura europea in lingua ucraina.

Ukrainka era una traduttrice competente e ha lavorato per tradurre opere straniere in lingua ucraina affinché i suoi connazionali le leggessero, le godessero e le usassero come base per la resistenza. Nel 1902 tradusse l’opera magnum di Karl Marx e Friedrich Engels Il Manifesto del partito comunista. 

Marxista devota, ha anche partecipato a organizzazioni contrarie allo zarismo. Nel 1907 fu arrestata dalle autorità russe per le sue simpatie rivoluzionarie e le sue controverse pubblicazioni. Rilasciata, rimase comunque per il resto della sua vita una sorvegliata speciale da parte delle spie zariste.

Ha tradotto anche Turgenev, Heine, Hugo, pubblicato un ciclo poesie di stampo politico e, insieme al marito Klyment Kvitka, ha svolto ricerche etnografiche registrando alcune canzoni folcloristiche cantate da lei stessa.

Ha tradotto Omero e il Quinto Canto dell’Inferno. Nonostante il governo zarista,nel 1863, avesse vietato ogni pubblicazione in ucraino lei ha continuato a scrivere e parlare la sua lingua e a diffondere la letteratura mondiale nel suo paese.

Nel poema Kassandra del 1908 ha descritto il destino dell’Ucraina attraverso la tragica storia della città di Troia, incitando il suo popolo a scuotersi da apatia e inerzia.

In Bojarynja, del 1910, esprime la convinzione per cui la lotta armata è il solo modo per liberare il popolo ucraino dal giogo moscovita. Nel 1909 aderì al Club ucraino fondato a Kiev dal musicista Mykola Lysenko.

Insieme ai suoi successi letterari, Lesya Ukrainka ha esplorato l’etnografia e raccolto dati sulle tradizioni popolari, in particolare sulle melodie popolari ucraine. Ha registrato 220 di questi ultimi. Ha pubblicato un’opera sui giochi per bambini che contiene canzoni e fiabe.

Malata di tubercolosi, girò l’Europa nel vano tentativo di curars.

La malattia l’accompagnò per tutta la vita, anche se non è mai trapelata nelle sue opere in cui, invece, è fortissima la ricerca e il desiderio di indipendenza e libertà per tutte le donne.

Tra le poesie femministe troviamo Ritratto di donnacomposta nel 1906 e pubblicata postuma nel 1947, ritenuta come una delle prime liriche contro l’atto e il rito del matrimonio, ritenuto ai tempi come una compravendita.

Descrive una donna colta e convinta delle sue capacità che deve scontrarsi con la trappola domestica e gli obblighi imposti e il desiderio di creare una famiglia. 

Ha speso gli ultimi anni della sua vita, cercando di curare la sua malattia, tra Egitto e Caucaso.

È morta a Surami, il primo agosto 1913.

Lesja Ukrainka ha combattuto con tutti i mezzi a disposizione per emancipare le donne dal giogo del patriarcato, formare le coscienze, affermare l’indipendenza del paesee rendere il popolo ucraino consapevole della propria cultura.

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