Marguerite Yourcenar, la libertà erudita di essere profondamente se stesse. Donne e intellettuali senza pregiudizi

by Caterina Del Grande

«…Ma dunque com’è complessa e vincolata la sorte delle donne anche nella nostra epoca in cui credono d’esser libere! La maggior parte degli scrittori uomini che conosco passano il loro tempo al ristorante o nei salotti intellettuali di Parigi e, se hanno una casa e una famiglia, fanno assegnamento su una donna che se ne occupa. Un vecchio amico che conosceva bene André Gide mi ha descritto più volte la signora Gide timidamente in attesa che André sollevasse la testa dal suo lavoro per domandargli: vuoi la crema al cioccolato stasera? Se un uomo lavora in ufficio, può sempre, se vuole, chiudersi in un mondo di cifre, di rapporti, di statistiche; ma la donna resta sempre vicina agli esseri, alle cose, tanto più forse perché oggi non esistono più quelli che un tempo si chiamavano i “buoni domestici”… Grace fa la sua parte dei lavori domestici, ma in fin dei conti, la cucina la faccio io, qualche volta perfino il pane, strappo le erbacce, rastrello il giardino, rammendo la mia biancheria e i miei pullovers…quanti momenti poi passano in contatti, sia intimi sia indifferenti, che non hanno nulla di intellettuale…»

Epistolario con Lidia Storoni Mazzolani, sua traduttrice per la seconda edizione Einaudi di Memorie di Adriano

Per una impareggiabile viaggiatrice come Marguerite Yourcenar, intellettuale sopraffina, raffinata traduttrice e poliglotta, la vita di casa, al focolare tutto femminile, pur in un posto da sogno come Mont Desert sulla costa atlantica statunitense, è una sofferenza.

In una delle sue citazioni più celebri e abusate sulle pareti di fondazioni e enti pubblici italiani è racchiuso il suo mondo di donna, dedita ai classici, alla lettura e alle grande battaglie del pensiero e dell’intelletto.

Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.

Marguerite de Crayencour, che solo dopo sceglierà lo pseudonimo anagrammato di Yourcenar, nata nel 1903 a Bruxelles da genitori francesi, orfana di madre appena nata, fu da bambina e adolescente una giramondo insieme al padre, che scelse per lei una erudizione variegata ed enciclopedica.

Nel 1915 a Parigi iniziò lo studio dell’italiano, del latino e del greco e nel 1920 conseguì il baccalaureato in lettere classiche.

Il suo primo romanzo, Alexis o il trattato della lotta vana, è del 1929. Seguono anni di viaggi in Europa e negli Stati Uniti, paese in cui si trasferisce nel 1939.

Ottenne fama internazionale solo con Mémoires d’Hadrien, 1951, tradotto in Italia da Einaudi nel 1953. È il suo capolavoro.

L’autobiografia apocrifa dell’imperatore romano del secondo secolo riscrive la storia imperiale, facendo luce sulla senilità di Adriano, sulla sua erudizione, sui suoi sentimenti profondi. La coscienza e la religiosità dell’imperatore ricreano il paesaggio dell’epoca romana in un mix tra l’io narrante e la terza persona dell’io narrato, che sa di vivere in un mondo all’avvio della sua decadenza.

Il romanzo ha la forma dell’epistolario, sul modello delle Lettere a Lucilio, tra l’anziano e il malato imperatore e il giovane amico Marco Aurelio, allora diciassettenne, che poco dopo diverrà suo nipote adottivo.

Adriano riflette sui trionfi militari, sull’amore nei confronti della poesia, della musica e della filosofia, sulla passione verso il giovane amante Antinoo.

Esistenzialismo e approssimarsi della morte sono i temi del romanzo, e i temi ricorrenti dell’opera della scrittrice francofona.

Torna in un’altra epoca con L’oeuvre au noir, 1968 (trad. it. 1969), biografia intellettuale di un alchimista immaginario del 16esimo secolo.

Nel 1974 pubblica il primo volume della storia della sua famiglia, Care memorie, di cui Archivi del Nord costituisce il seguito cronologico.

È stata insignita negli anni Settanta del Prix National des Lettres (1974) e del Grand Prix de l’Académie française (1977).

I suoi viaggi si fermeranno solo per l’aggravarsi delle condizioni di salute della sua compagna Grace Frick, che lottò per 20 anni contro un tumore.

Nel 1981 viene eletta, prima e unica donna, tra gli «Immortali» dell’«Académie Française», che non frequenta, continuando ad alternare i suoi viaggi con lunghi soggiorni a Mount Desert.

Ogni scrittore è utile se arricchisce la lucidità del lettore, lo libera da timidezze o pregiudizi, gli fa vedere e sentire ciò che quel lettore non avrebbe visto né sentito senza di lui.

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