Marie Duplessis, la lorette più in vista di Parigi e tremendamente bella, che ispirò “La signora delle camelie”

by Michela Conoscitore

Marguerite Gautier e Violetta Valery, probabilmente, sono donne rimaste impresse nella memoria comune per via delle due opere immortali in cui figurano come protagoniste. La prima ne La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, la seconda ne La Traviata di Giuseppe Verdi. In principio fu il romanzo di Dumas, nel quale si descrive la vicenda di una delle lorette più celebri di Parigi. Verdi, una sera trovandosi nella capitale francese, assistette ad una rappresentazione teatrale dell’opera. Ispirato, decise di ricavarne un melodramma, così nacque la sua Violetta.

Chi erano le lorette? Nella Parigi del 1830, erano donne che avevano preso il posto delle cortigiane: queste ultime erano le amanti dei nobili, ormai in via di estinzione a causa dello stravolgimento sociale che aveva rivoluzionato la Francia dopo la presa della Bastiglia e la decapitazione dei reali. Quindi con una nobiltà sempre più povera, le giovani donne in cerca di fortuna nella capitale francese dovettero puntare al ceto mercantile. All’epoca, i mercanti per distinguersi dalla nobiltà, ma anche per darsi un tono, dimostrarono di essere acculturati e interessati ad ogni forma di arte. Non vivevano, quindi, solo per il vil denaro. Le lorette vi si adeguarono, coltivando anche loro la passione per la letteratura e per l’arte, proprio per attirare questa tipologia di benefattori.

Piccole creature affascinanti, pulite, eleganti, civette, che non si possono classificare in nessun altro genere conosciuto: non sono del genere ‘donna pubblica’, né del genere ‘grisette’, né del genere ‘cortigiana’; non è neanche il genere ‘borghese’, e meno ancora quello di ‘donna onesta’. Insomma, questi esserini graziosi, silfidi, folletti, o demoni, ronzavano dunque intorno.

Ad individuarle, per primo, come fenomeno sociale del momento fu lo scrittore e giornalista Nestor Roqueplan, che coniò anche il loro nome, mutuandolo dalla chiesa di Notre Dame de la Lorette, a pochi passi dal teatro dell’Opéra. Le lorette, infatti, scelsero proprio quella zona come loro ‘quartier generale’: in centro a Parigi, un posto elegante e distinto ma con palazzi non ancora dotati di servizi igienici. Per questo, molti non vollero trasferirsi o acquistarvi appartamenti. Invece, per le lorette quella era la soluzione ideale poichè permetteva loro di essere in vetrina, e mantenere lo status di donne desiderabili e desiderate. La vita della lorette si svolgeva, principalmente, a spese dell’amante a cui lasciavano l’elenco degli impegni giornalieri e dei loro desideri. I loro amanti, oltre al piacere, ottenevano dalla loro frequentazione l’invidia di altri uomini che non potevano permettersi economicamente la compagnia di donne simili. Chi, tra loro, riusciva a farsi un nome diventava regina delle lorette di Parigi, una garanzia di seduzione e fascino. E ovviamente, il suo ‘costo’ diventava sempre più dispendioso.

Ce ne furono diverse che rimasero impresse nella memoria popolare, forse la più famosa fu Marie Duplessis. Ed è lei il nostro punto di congiunzione con la Marguerite Gautier di Dumas e la Violetta Valery di Verdi. Marie era una giovane ragazza della Normandia; nacque a Nonant-le-Pin nel 1824 in una famiglia molto povera, allora si chiamava Alphonsine Plessis. Il padre, alcolizzato e violento, aveva sposato la figlia di una ricca famiglia nobile di campagna. Dopo la nascita di due femmine, la prostrazione economica ed emotiva da sopportare per la madre di Marie fu troppa, e decise di abbandonare figlie e marito. La piccola Alphonsine fu costretta ad andare a lavorare, per aiutare la famiglia, prima come cameriera poi come operaia in una fabbrica di ombrelli, a Gacè. Ovviamente, non era quella la vita che desiderava per sé stessa, così un giorno non fece più ritorno a casa e disse definitivamente addio alla Normandia.

Alphonsine scelse Parigi come nuova casa, vi arrivò appena quindicenne. Decisa a migliorare la sua vita, inizialmente dovette adattarsi a svolgere lavori umili, per sopravvivere nella grande città. Poi, conobbe un commerciante, di cui divenne l’amante e si trasferì in un appartamento a sue spese. Fu allora che la sua vita cominciò a cambiare, e nacque Marie Duplessis, un cognome più signorile del suo che poteva anche ingannare, rimandando a nobili lignaggi. Marie, sedicenne, prese lezioni di canto e di pianoforte, e si fece fare un ritratto dal pittore alla moda Edouard Vienot, nel suo studio dove attirò attenzioni importanti. Infatti, il commerciante fu facilmente congedato per Antoine Alfred Agénor, duca di Gremont. Tremendamente bella, il suo fascino pareva aumentare col tempo, e il duca voleva averla sempre a fianco, come un oggetto di lusso da sfoggiare quotidianamente. Tuttavia, probabilmente perché l’uomo mirava a ricoprire incarichi governativi importanti, l’abbandonò per recuperare credibilità sociale.

Marie si sentì umiliata, ma i pretendenti non le mancavano. Il fortunato fu proprio Alexandre Dumas che per Marie nutrì una passione bruciante, poi riversata nel romanzo La signora delle camelie. I due trascorsero un periodo in campagna, in totale solitudine, lontani da Parigi e dalle malelingue. Si raccontò che lo scrittore contrasse molti debiti per soddisfare l’amata, incluso l’affitto della villa in campagna dove trascorsero il loro periodo di beatitudine. Anche il celebre padre dello scrittore fu interpellato con richieste di denaro, che pare ammontarono fino a quarantamila franchi.

Il ritiro in campagna fu scelto anche per tutelare la salute di Marie, sempre più cagionevole. Quando Dumas figlio non riuscì più a sopportare l’insistenza del padre che, da tempo ormai, gli chiedeva di interrompere la relazione con quella donna, Marie si ritrovò nuovamente sola. Anche questa volta, la vita solitaria durò poco perché frequentò dapprima il compositore Franz Liszt, e poi il conte Edouard de Perregaux che la sposò a Londra, nel 1846. L’umile Alphonsine, dunque, divenne contessa. Il matrimonio, comunque, non fu felice e Marie decise di divorziare dal conte, per tornare a Parigi. Una volta qui, riprese la sua vita da lorette, ma con un carico ancora più pesante da sostenere, oltre alle richieste dei creditori: la tubercolosi la stava consumando.

La lorette più in vista di Parigi morì sola, a ventitré anni, in un freddo giorno di febbraio del 1847. Ai suoi funerali prese parte una folla oceanica, e ventiquattro giorni dopo la sua morte i suoi beni vennero messi all’asta, per pagare i creditori. Anche in questa occasione, una folla esaltata si radunò per aggiudicarsi un oggetto che era appartenuto alla donna più desiderata, e più sola, di Parigi.

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