Paola Lombroso, la donna che inventò il Corriere dei Piccoli ma fu estromessa dalla direzione perché «in quanto donna le famiglie non capirebbero e non gradirebbero»

by Caterina Del Grande

Paola Lombroso, giornalista e studiosa di letteratura per l’infanzia, fu tra le prime donne in Italia a interessarsi di psicologia. Inventò le bibliotechine rurali con lo scopo di fornire libri alle scuole più disagiate d’Italia, creò rifugi per gli orfani di guerra e fu l’ideatrice del progetto editoriale Corriere dei Piccolisottrattole mentre veniva alla luce solo perché “donna”. Estromessa dalla direzione del giornale, dovette firmarsi con uno pseudonimo nel piccolo spazio che le fu affidato.

Il Corriere dei Piccoli pensato da Paola Lombroso è un prodotto totalmente innovativo per l’epoca e rappresenta un caso unico nella storia del fumetto italiano.

Paola Lombroso comprese per prima l’importanza di trovare modalità diverse per rivolgersi ai bambini con un linguaggio fatto per loro e strumenti più diretti e accattivanti. Sentiva l’esigenza di diffondere la cultura agli strati della popolazione che ne erano stati esclusi: un pubblico di bambini, secondo la sua lungimirante intuizione, sarebbe stato il protagonista di questo mutamento, a patto però di riconsiderare la letteratura dell’infanzia a partire dai gusti dei piccoli lettori e adeguandosi al principio dell’”insegnare divertendo”.

Fino ad allora, l’editoria italiana aveva dedicato ai bambini prodotti troppo inamidati (Il Novellino, Il Giovedì, Il Follettino, La Domenica dei fanciulli, Il Giornale dei Fanciulli).

Primogenita dell’antropologo Cesare, Paola Lombroso (in Carrara, cognome che assunse dopo aver sposato il medico Mario, allievo del padre) crebbe a Torino. Abbandonò gli studi dopo il diploma, iniziando a scrivere per l’Archivio di psichiatria, la rivista scientifica fondata dal padre nel 1880, la Fanfulla della domenicaGazzetta letteraria Vita moderna. La conoscenza di Anna Kuliscioff, tra i fondatori del Partito Socialista Italiano la avvicinò alle idee del socialismo. Iniziò a scrivere per l’Avanti! e diventò sostenitrice dei diritti delle classi sociali più deboli.

La famiglia Lombroso faceva parte a pieno titolo sia della società intellettuale torinese che dell’ambiente socialista, i cui rappresentanti più noti furono assidui frequentatori della casa. Entrambe le sorelle, sia Paola che Gina, vengono educate come i tre fratelli maschi, su un piano di assoluta parità.

Paola Lombroso aveva un carattere vivace e spregiudicato, era dotata di un’intelligenza brillante, piena di interessi e curiosità intellettuali.


Nel 1896 fonda insieme alla sorella Gina l’istituzione “Scuola e famiglia”, una specie di doposcuola che ha lo scopo di incoraggiare le famiglie operaie ad osservare la legge sull’istruzione obbligatoria e di occupare i ragazzi dopo l’orario scolastico non lasciandoli abbandonati a se stessi. L’istituzione, rivolta agli strati inferiori della popolazione, ha un tale successo che finisce per coinvolgere tutte le scuole elementari di Torino.

Pubblicò diversi saggi su questi temi – Saggi di psicologia del bambino (1894), Il problema della felicità (1900), La vita dei bambini (1904).

Paola Lombroso pensò di creare un progetto che fosse emanazione diretta di un quotidiano nazionale, di modo da assicurare buona distribuzione e un costo contenuto. Propose l’idea al quotidiano più venduto dell’epoca, nonché quello più vicino alle sue idee social-progressiste, Il Secolo, che rifiutò, e poi al Corriere della Sera, il cui direttore Luigi Albertini rispose positivamente, interessato dalle finalità educative del progetto.

Ottenuto il via libera, Lombroso studiò i periodici europei, in particolare anglosassoni e francesi, intuendo il ruolo centrale che avrebbero dovuto avere le immagini e il fumetto. Immaginò uno spazio per i concorsi , giochi per educare i lettori alla manualità, rubriche curate da scrittori – e non da specialisti – che sapessero raccontare il mondo con stile accattivante. Individuò una rosa di potenziali collaboratori e strutturò la rivista nella forma che rimarrà pressoché inalterata quando raggiungerà il pubblico, nel 1908.

Temendo la fuga di notizie, Albertini incaricò Lombroso di «organizzare i primi numeri», senza però precisare il ruolo ufficiale della donna all’interno del periodico.

Quando si decise di iniziare i lavori veri e propri sulla pubblicazione, Albertini, nominò come direttore del Corriere dei Piccoli un uomo, Silvio Spaventa Filippi, coadiuvato nella gestione amministrativa da Alberto Albertini, fratello di Luigi.

Gli Albertini affermarono che preferivano un maschio: «Con una donna non potremmo avere quella libertà di rapporti necessaria con tutti colori ai quali si affida una simile responsabilità e che invece si può avere con un uomo».

Aggiungendo che «mai è stata finora affidata a una donna la responsabilità di un giornale sia pure per ragazzi» e «le famiglie non capirebbero e non gradirebbero».

In realtà, già a partire dalla fine dell’Ottocento, giornaliste come Matilde Serao, Ida Baccini e Emma Perodi avevano diretto quotidiani e periodici. La motivazione di Albertini era forse più politica ma l’uomo fece comunque leva sul genere di Lombroso per screditarne la candidatura.

Albertini si offrì di pagarla per il lavoro svolto fino ad allora, o restituirle tutto il materiale, impegnandosi a non utilizzarlo nella pubblicazione, oppure ingaggiarla come collaboratrice, anonima, per un periodo di prova.

Paola Lombroso rifiutò ogni trattativa. Si aprì un arbitrato che vide coinvolto, dalla parte di Lombroso, Filippo Turati, leader dei socialisti.  Ma l’intransigenza degli Albertini fece capitolare perfino Turati, che consigliò all’amica di accettare la modesta proposta di collaborazione, pur di tenere un piede dentro il giornale che aveva creato.

Con lo pseudonimo di Zia Mariù, nel piccolo spazio che si era ritagliata, riuscì comunque a lasciare il segno. Progettò l’idea delle “Bibliotechine rurali” per promuovere la lettura e raccogliere fondi per famiglie e scuole disagiate. L’iniziativa era nata in seguito alla richiesta di una maestra che aveva chiesto se qualche lettore avrebbe potuto inviare alla loro scuola di campagna dei libri per gli alunni. 

La redazione mal sopportava lo spirito intraprendente di Lombroso, che aveva fatto diventare la rubrica un angolo quasi indipendente del giornale. La scrittrice era a sua volta scocciata dalle censure preventive che la direzione operava sulla posta e si dimise.

Negli anni successivi, Lombroso allestì un asilo per i figli dei soldati in guerra senza parenti e si impegnò in attività culturali, come il prosieguo delle “Bibliotechine rurali”, e letterarie (pubblicò alcuni libri di storie per bambini con lo pseudonimo che l’aveva resa famosa, Zia Mariù) che vennero interrotte dall’arrivo del fascismo e poi dalla guerra. In quanto ebrea era in pericolo e fuggì in Svizzera. Rientrò dopo la Liberazione e continuò i suoi studi sull’infanzia fino alla morte, nel 1954.

Il suo contributo, noto agli addetti ai lavori, rimase sconosciuto al pubblico fino agli anni Settanta, quando Giorgio Licata ne fece accennò nel libro Storia del Corriere della Sera (1976).

Solo nel 1990 Delfina Dolza trattò a fondo la questione nella biografia delle sorelle Lombroso, Essere figlie di Lombroso. Due donne intellettuali tra ‘800 e ‘900, sfruttando gli archivi della famiglia Carrara e i carteggi intercorsi tra i fratelli Albertini e Paola, tra il 1906 e il 1912. Negli anni Duemila, vari studiosi scrissero di Paola Lombroso, ultimo in ordine di tempo Giulio C. Cuccolini, in un testo pubblicato su Qua la penna! – che presenta diversi stralci delle lettere di Lombroso e Albertini, oltre al testo in cui si abbozzava l’idea del Corrierino.

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