Santa Caterina da Siena, la compatrona d’Europa e ispirata politica papista

by Elena Marino

La storia di Santa Caterina da Siena è stata narrata nella Legenda Maior dal suo confessore, padre spirituale e discepolo fra Raimondo da Capua. Compatrona d’Europa, patrona d’Italia, dottora della Chiesa, protettrice degli infermieri, Santa Caterina nacque a Siena e fu figlia del tintore di tessuti Jacopo. Ebbe il suo primo incontro mistico a Valle Piatta nel 1353, a sei anni. Sorridente, in compagnia degli Apostoli Pietro e Paolo, le apparve Gesù Cristo in abiti papali. Una chiara visione di quello che sarà il suo destino. Già a sette anni abbandonò i giochi per darsi alla contemplazione e alla preghiera, imitava gli eremiti i padri del Deserto, come loro amava luoghi sacri e solitari.

La vocazione nacque subito, contro la volontà della madre Lapa, che la voleva sposa ad un mercante senese. Si oppose con tutte le forze al matrimonio e al destino segnato di ogni donna del tempo. Si rinchiuse nel suo mondo, in un assoluto silenzio. Mise a punto la tecnica della “Cella interiore”: Caterina immaginava che i suoi familiari fossero gli Apostoli e che il servizio che rendeva fosse come una preghiera e un’orazione costante. Fu suo padre a notare per primo la sua santità: durante la preghiera vide sulla sua testa una colomba.

Il desiderio più grande di Caterina era quello di indossare il saio di San Domenico, ma l’Abito delle Sorelle della Penitenza era destinato a donne vedove e non giovani e le Terziarie non vivevano in clausura ma restavano in casa propria. Le sue preghiere però furono intense e a 19 anni le fu concesso di indossare la bianca e nera veste domenicana segno di umiltà e innocenza. Correva l’anno 1366.

Divenne vegetariana e poi dopo un anno vegana crudista e passava le giornate in silenzio, interrotte solo dalla confessione. In una delle sue estasi mistiche contrasse matrimonio mistico con Dio durante il quale le fu offerto un anello a sigillo di questa unione, fatto di oro e quattro perle, incastonate a reggere il diamante simbolo della fede. Le quattro perle erano invece simbolo delle quattro purità: intenzione, pensiero, parola e opere.

Fu proprio durante una delle sue visioni che Caterina fu invitata ad abbandonare la solitudine per uscire nel mondo, unendosi al prossimo senza barriere.

Dal 1371 le si unirono alcune donne e alcuni giovani e cominciarono a diventare famosi i suo scritti, le sue corrispondenze e le sue lettere politiche indirizzate ai potenti dell’epoca per far rientrare a Roma il Papa, allora in Francia.

Si recò nelle principali città italiane per dissuadere gli uomini dall’aderire alla lega antipapale. Nel 1375 è incaricata dal papa di predicare la crociata a Pisa. Mentre è assorta in preghiera in una chiesetta del Lungarno, detta ora di Santa Caterina, riceve le stimmate che, come l’anello del matrimonio mistico, saranno visibili solo a lei. Nel maggio del 1376 partì per la Francia, ad Avignone con le sue discepole, per incontrare Gregorio XI che la investì dell’incarico di ambasciatrice per trattare la pace con Firenze, la città più ostile.

Furono anni di grandi ispirazioni per Santa Caterina e nell’estate del 1377 in Val D’Orcia iniziò a scrivere il suo testamento spirituale summa delle sue meditazioni: Il Dialogo della Divina Provvidenza. Caterina non era mai andata a scuola, era semianalfabeta, ma divinamente ispirata. Dettava i suoi pensieri ai suoi discepoli. Nel testo denunciò la decadenza del suo tempo, con toni duri e decisi.

Durante il viaggio, convince il papa a rientrare a Roma. Nel 1378 è dunque convocata a Roma da Urbano VI perché lo aiuti a ristabilire l’unità della Chiesa, contro i francesi che a Fondi hanno eletto l’antipapa Clemente VII.

Scende a Roma con discepoli e discepole, lo difende strenuamente, morendo sfinita dalle sofferenze fisiche mentre ancora sta combattendo. È il 29 aprile del 1380 e Caterina ha trentatré anni. Come Cristo.

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