Santa Giovanna D’Arco, l’eretica Pulzella e guerriera di Francia che visse per credere

by Elena Marino

Una vita è tutto ciò che abbiamo e noi viviamo come crediamo di viverla. E poi è finita. Ma sacrificare ciò che sei e vivere senza credere, quello è più terribile della morte.

Patrona di Francia e protettrice degli operatori dei telegrafi e della radio, Santa Giovanna D’Arco nasce a Domrey il giorno dell’Epifania del 1412 nella Francia occupata dagli inglesi e sconvolta dalla Guerra dei Cent’anni, in una Europa straziata da carestie ed epidemie.

Il villaggio è situato alla sinistra della Mosa, il fiume che segnava il confine tra il Regno di Franca e il Ducato di Bretagna, un territorio conteso da inglesi, borgognoni e armagnacchi fedeli al Principe Carlo di Valois. Giovanna passa l’infanzia tra il ricamo, la chiesa e le passeggiate nei campi. A 13 anni in una giornata estiva nel bosco Bois Chenu inizia ad avere contatti con l’arcangelo Michele e le sante Margherita d’Antiochia e Caterina d’Alessandria. Le visioni la esortavano a compiere una missione: liberare il paese dagli inglesi e permettere al Delfino di essere consacrato re a Reims.

La grandiosità dell’impresa viene compresa da Robert de Baudricourt, capitano a Vaucouleurs che riesce a combinare in suo incontro col futuro re. Giovanna in abiti maschili, come già Santa Margherita, e con un cavallo, accompagnata da alcuni nobili, parte il 12 febbraio nel cuore del gelido inverno.

Percorre da sola in un giorno 2500 chilometri fino al castello di Chinon, dove un secolo prima erano stati imprigionati i cavaliere templari e dove un 26enne Carlo la aspetta con 300 cavalieri.

Il Delfino la sottopone al giudizio dello Studium di Poitiers. Interrogata sulla devozione e sulla moralità viene verificata anche la sua verginità. Allora ottiene il nome di Pulzella, con un carisma datole da Dio.

Prende l’armatura e lo stendardo la sua vera arma, consegnatale da un artista. Sul fondo bianco spicca il trigramma IHS, diffuso da San Bernardo da Siena, il nome della Madonna e due angeli, che reggono in mano il sigillo. Il 19 aprile la Pulzella arriva ad Orleans e invia una missiva agli inglesi implorandoli di lasciare la città senza spargimenti di sangue, come da volontà divina. Ma Giovanna viene derisa e insultata. Decide allora di attaccare in testa all’esercito, l’8 maggio, il giorno dedicato all’Arcangelo suo protettore per commemorare la sua apparizione sul Gargano in Puglia. La città viene liberata. Entra trionfante a Tours, l’esercito conquista Jargeau, dove la Pulzella viene ferita alla testa da un masso lanciato dalle mura assediate. La vittoria più esaltante fu a Patay. Incitando i soldati con lo stendardo, Giovanna dà l’esempio, i nemici ne sono terrorizzati. La cavalcata verso Reims dura un mese. Carlo viene consacrato re col nome di Carlo VII. Ormai soddisfatto della corona non vuole proseguire nella guerra, benché le visioni della Pulzella dicano chiaramente che l’obiettivo è liberare anche Parigi. Giovanna attacca l’8 settembre e viene ferita davanti Porte Saint-Honoré a una gamba con un colpo di balestra. Quell’azione passionale è l’inizio della sua rovina: il 23 maggio a Compiegne i borgognoni la fanno prigioniera. Abbandonata dal suo re, che non paga il riscatto, viene trasferita in diverse prigioni per poi finire l’antivigilia di Natale a Rouen. Forti le pressioni affinché fosse condannata eretica e strega dal tribunale dell’Inquisizione per poter screditare il re di Francia.

Il processo viene avviato il 9 gennaio dal vescovo Cauchon. La giudicano 6 universitari, sessanta tra prelati e avvocati ecclesiastici. L’esito del processo affidato al clero è in realtà politico. Settantadue i capi d’accusa mossi in un libellum. Tra le cose considerate più gravi: l’uso degli abiti maschili, la magia e la disobbedienza alla Chiesa. I capi di accusa vengono ridotti a 12, sottoposti al giudizio dell’Università di Parigi, che nella delibera la ritiene colpevole di idolatria, scisma e apostasia.

La condanna a morte rappresenta un fallimento per la Chiesa, che preferiva il pentimento e il perdono. Firma il biglietto di abiura, scritto in poche righe, con una X.

Gli inglesi vogliono vederla ispirata dal demonio, come una strega. E con un tranello le fanno indossare di nuovo abiti maschili in cella, condannata così secondo la Lex Iulia maiestatis come impenitente, eretica e relapsa. Il 30 maggio viene condotta al rogo nella piazza del mercato di Rouen. In mano ha un piccolo crocifisso costruito sul momento da un soldato impietosito.

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