Violet Gibson, l’attivista politica che nel 1926 stava per cambiare la storia d’Italia

by Michela Conoscitore

Quel 7 aprile del 1926 chissà se c’era il sole a splendere sulla Capitale o, forse, delle nuvole coprivano il cielo della città. Probabilmente, Violet Gibson se ne accorse a malapena. La donna uscì dal convento in via delle Isolette dove alloggiava, e si diresse in Campidoglio. Doveva assolutamente vedere qualcuno. Cinquantenne, vestita di nero, straniera, insospettabile. Chiunque avrebbe asserito che fosse innocua, una signora inglese in visita nella Capitale, che si godeva il benevolo clima italiano. Eppure, Violet stringeva a sé, circospetta, un involto di organza nera. Si sarebbe scoperto dopo che all’interno di quell’involto, vi era una pistola.

Benito Mussolini in quel momento era capo del Governo o, meglio, dittatore. Dopo la marcia su Roma, tutti i suoi oppositori politici erano stati sbaragliati o messi a tacere, come Giacomo Matteotti. Questo il duce voleva crederlo, voleva convincersene. Tutti lo amavano, poteva essere il contrario? Quel 7 aprile, si era recato in Campidoglio per inaugurare una conferenza internazionale di chirurgia. Al termine, una folla adorante lo aspettava per acclamarlo. In quella folla c’era anche Violet. Quando comprese che Mussolini si stava avvicinando, si fece largo e tirò fuori con precauzione la pistola. Violet attese ancora il momento giusto per eliminare il dittatore e liberare l’Italia, una nazione che amava molto. E poi, non poteva fare altro che assecondare quel preciso ordine che le rimbombava dentro.

Il momento arrivò: Mussolini era vicinissimo, Violet puntò la pistola e sparò.

Se il colpo di Violet avesse centrato l’obiettivo, probabilmente oggi l’Italia avrebbe una storia diversa. Pensare a dei possibili scenari dopo la morte del duce, significherebbe riscrivere uno dei periodi che più ha segnato l’identità della nazione. Una storia diversa che non avrebbe prodotto, oggi, echi purtroppo ancora assordanti.

Il colpo di Violet non andò a segno, perché in quel momento un gruppo di giovani iniziò ad intonare la canzone Giovinezza, e il duce per ringraziarli dell’omaggio sfoderò il saluto romano. Quel gesto gli salvò la vita, dato che la mano si frappose tra il proiettile e la sua testa. La mano modificò la traiettoria del proiettile, che andò a colpire di striscio il naso del dittatore. Violet, tuttavia, non si arrese poiché provò a sparare altri due colpi, che non andarono a segno, e alla fine la pistola si inceppò.

Il duce fu subito soccorso da numerosi chirurghi partecipanti alla conferenza, mentre Violet Gibson fu sottratta a stento ad una folla inferocita, decisa a linciarla. L’accadimento si concluse con il duce incerottato e scioccato dall’attentato, e da Violet interrogata e rispedita in Inghilterra, sotto la custodia della famiglia.

Chi era Violet Gibson? Al contrario di quel che si potrebbe pensare, la donna protagonista di uno dei sei attentati subiti dal duce (il terzultimo, ad opera di un quindicenne, fu sventato dal padre di Pier Paolo Pasolini) era una aristocratica irlandese, figlia del barone Edward Gibson, Lord Cancelliere d’Irlanda. Cresciuta in una famiglia protestante ed estremamente severa, esistono ancora foto di Violet ritratta al ballo delle debuttanti, tenutosi a Buckingham Palace. Nella foto, Violet è accanto alla regina Vittoria del Regno Unito. La storia di Violet è quella di una donna che dopo lutti che la segnarono pesantemente, e una condizione psico-fisica sempre molto cagionevole, andò incontro ad un radicale cambiamento interiore. Una sorta di presa di coscienza della propria posizione sociale e di quel che realmente desiderava per la sua vita, che tuttavia non escludeva una salute mentale ormai deteriorata. Violet aveva vissuto nel bel mondo, a cui però non aveva mai sentito di appartenere. Fin da piccola aveva avuto la possibilità di viaggiare, e durante quei viaggi si era innamorata dell’Italia. Dopo la morte di due fratelli amatissimi, del compagno di una vita e un cancro, più altri problemi fisici, Violet si distaccò totalmente dalla sua famiglia e decise di abbracciare la religione cattolica. I Gibson cominciarono ad ignorarla.

Così, Violet si costruì una nuova vita, con dei nuovi ideali, decidendo di lottare per affermarli. Da giovane, prima del cattolicesimo, si era avvicinata alla teosofia, un sunto di tutte le dottrine esoteriche allora conosciute; in seguito, abbracciò l’antroposofia di Rudolph Steiner, un’altra disciplina esoterica che pretendeva di analizzare col metodo scientifico la dimensione spirituale. Soprattutto, in quel peculiare periodo di cambiamenti, Violet divenne un’attivista pacifista, frequentò i movimenti contro la guerra e per i diritti delle donne. Inoltre, si dichiarò contraria a tutti i valori del Regno Unito, tanto che la polizia inglese, Scotland Yard, la schedò.

A causa del malessere psico-fisico che l’attanagliava, Violet visse degli episodi di aggressività e tentativi di suicidio: a Londra, poco prima di trasferirsi in Italia, tentò di uccidere la propria cameriera personale, che era con lei per assisterla. Una volta a Roma, già nel convento di via delle Isolette, tentò il suicidio, dichiarando di voler morire per la gloria di Dio.

Tuttavia, nella storia di Violet Gibson il disagio mentale si intreccia a nomi che potrebbero averla manovrata, al fine di usarla come mano armata nell’attentato. Uno su tutti è quello del duca Giovanni Antonio Colonna di Cesarò. Il duca, ex ministro del Regno e acceso antifascista, faceva parte della Società Teosofica con sede a Roma nella stessa via del convento dove alloggiava Violet. La donna, durante gli interrogatori, aveva fatto il nome del duca, indicandolo come suo complice, ma poi ritrattò. Dal canto suo, Cesarò affermò di averla conosciuta a Vienna nel 1912, durante uno degli incontri della Società Teosofica, e mai più rivista. Il duca, già da tempo individuato dal regime come oppositore, era tenuto sotto stretta sorveglianza. Nei giorni antecedenti l’attentato, non ci furono incontri sospetti, quindi l’uomo fu del tutto scagionato. Eppure, c’è ancora chi afferma la sua implicazione nell’attentato a Mussolini ad opera di Gibson, che avrebbe sparato al duce indotta da ipnosi da Cesarò e altri mandanti.

Mettendo da parte queste ricostruzioni favolistiche che, già al tempo, non ricevettero conferme, Violet era genuinamente contro ogni sorta di dispotismo governativo. Questo suo credo morale è da ricondurre al profondo rinnovamento della donna quando era ancora molto giovane, e non al disagio mentale, subentrato in seguito. La storia di Violet Gibson, infatti, è stata travisata e nascosta in primis dalla stessa famiglia d’origine, poiché erano state troppe le attenzioni intorno al loro nome, soprattutto se nell’accaduto era stato vittima un capo di stato, o presunto tale. Senza contare che i fascisti fecero in modo di far dimenticare subito tutto quel che riguardava Violet Gibson. Il partito della forza maschia, il dittatore inarrestabile colpiti nel vivo da una donna. Un danno d’immagine che avrebbe non poco smontato l’aura vincente del partito.

Violet, poco dopo l’attentato, a Roma fu interrogata e sottoposta a diagnosi psichica. L’attivista fu dichiarata inferma mentale, e dopo un anno, nel 1927, fu riportata in Inghilterra dalla famiglia che la rinchiuse nel manicomio londinese di St. Andrews, dove morì nel 1956. L’attivista fu praticamente messa a tacere: non ebbe più contatti col mondo esterno e morì sola. Il disagio psichico, a quei tempi poco indagato e trattato, e il suo essere donna bollarono la storia di cui fu protagonista come l’atto di una pazza isterica, mentendo sulle reali motivazioni antifasciste che intimamente spinsero Violet all’azione, provando a fare qualcosa per la nazione che tanto amava, l’Italia.

Violet lasciò il Regno Unito con una pistola, nel 1924, e aveva già deciso di attentare alla vita di Mussolini. Nel 2021, il consiglio comunale di Dublino, città d’origine di Violet Gibson, ha posto una targa commemorativa per ricordare il suo impegno antifascista e la sua, vera, storia.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.