Tamara de Lempicka, storia della cattiva ragazza dell’Art Decò che divenne la pittrice di Santi e Madonne

by Germana Zappatore

Vivo la vita ai margini della società, e le regole della società normale non si applicano a coloro che vivono ai margini.

Sembrava una diva di Hollywood più che una pittrice. Infatti la chiamavano ‘la Garbo dell’est’. Tamara de Lempicka (nata Maria Gurwik-Górska ) ‘la baronessa col pennello’, ‘la regina dell’Art Déco’ che per la copertina di ‘Die Dame’ si era immortalata in caschetto e guanti di daino a bordo di una fiammante Bugatti verde simbolo della ‘liberazione delle donne’, aveva circondato la sua figura di un alone di sensualità e mistero.

Diceva di essere nata a Varsavia nel 1902, ma alcuni documenti riportano Mosca 1898; affermava che il padre aveva abbandonato la famiglia dopo il divorzio, ma verosimilmente si suicidò. Studiò fra la Svizzera e la Polonia, ma si appassionò all’arte e imparò ad usare gli acquerelli che non aveva neanche 10 anni: merito di un viaggio in Italia e in Francia con l’amata nonna.

Appena 18enne, a San Pietroburgo (dove si era trasferita contro la volontà dei genitori) ad un ballo di carnevale, travestita da pastorella polacca con oca al guinzaglio conobbe l’avvocato Tadeusz Lempicki che divenne presto suo marito, ma appena tornata dal viaggio di nozze – come lei stessa raccontò tempo dopo – divenne l’amante di un non meglio specificato diplomatico siamese conosciuto la sera delle nozze. Però nel 1918 sfoderò tutte le sue armi (seduttive?) e le conoscenze per far liberare il marito arrestato dai bolscevichi per la sua militanza nelle file controrivoluzionarie. Tuttavia il matrimonio fu infelice (entrambi avevano delle relazioni extraconiugali) e nonostante la nascita di una bimba Marie Cristine detta Kizette i due si separano nel 1928.

Nel frattempo Tamara si faceva conoscere come pittrice e faceva parlare di sé soprattutto per il suo stile di vita anticonformista, scandaloso e sopra le righe: amava i viaggi e la vita di un certo tenore, dipingeva ascoltando Wagner a tutto volume, si faceva ritrarre sulle copertine delle riviste patinate come una diva di Hollywood ornata di gioielli costosi, ma faceva anche uso di cocaina, indossava spesso abiti maschili, amava frequentare locali per sole donne e non faceva tanto mistero della sua bisessualità (una delle sue relazioni extraconiugali più durature fu proprio con una donna, Ira Perrot).

Il suo stile di vita contribuì senza ombra di dubbio al suo successo. Negli anni Venti Tamara de Lempicka era diventata una famosa ritrattista. Nei suoi dipinti vi era il suo mondo, il beau monde fatto di lusso e voluttà: grattacieli, balconate di hotel lussuosi e i paesaggi innevati di Saint Moritz, uomini in smoking o in uniforme, ricche donne che sfoggiano generosi décolleté o in abiti maschili, ma anche concubine e gigantesse ridotte a mero valore sessuale. Sono gli anni di opere come ‘Le due amiche’ (1923), ‘Ritratto della duchessa de La Salle’ e ‘Gruppo di quattro donne nude’ (1925), ‘Andromeda’ (1926), ‘La bella Rafaëla’ e ‘La tunica rosa’ (1927), ‘Ritratto del dottor Boucard’ e ‘Ritratto del barone Kuffner’ (1928), ‘Ritratto di Nana Herrera’ (1929).

Era una eccentrica pittrice dell’Art Déco che aveva conquistato persino Filippo Tommaso Marinetti che le propose una sera a Parigi di andare ad incendiare il Louvre (ma i due finirono in commissariato per recuperare l’auto di Tamara portata via perché parcheggiata in divieto di sosta), e Gabriele D’Annunzio. Il ‘Comandante’ nel 1925 la ospitò nella sua sontuosa villa sul lago di Garda, il Vittoriale: ufficialmente perché ‘la polacca’ gli facesse un ritratto, in realtà perché voleva portarsela a letto. Ma a Tamara premeva soltanto dare una svolta alla sua carriera facendosi conoscere nel Belpaese dove la sua prima mostra (organizzata proprio da Marinetti) era stato un mezzo fiasco. Quindi accettò l’invito del Vate facendogli credere con un fitto scambio di lettere e telegrammi di esserne (sessualmente) turbata, ma dopo dieci giorni di tira e molla, e tentativi di ‘assalto’ da parte del Comandante (una sera le fece assumere cocaina a sua insaputa e mentre la pittrice era incosciente si denudò per un veloce ‘strusciamento’) alla fine fu l’unica donna a non concedersi a D’Annunzio. Ma il ‘gran rifiuto’ le costò caro: il poeta esasperato dalla situazione, ma anche indignato perché Tamara aveva insinuato che i suoi dipinti fossero troppo costosi per lui, la cacciò dal Vittoriale e senza che l’artista avesse potuto realizzare il suo ritratto.

Archiviata la parentesi italiana, Tamara de Lempicka continuò ad esporre in giro per l’Europa riscuotendo successo soprattutto in Francia. Dopo il divorzio dal marito sposò (dopo esserne stata l’amante per 5 anni) il barone Raoul Kuffner con il quale si trasferì a New York all’indomani dell’invasione della Polonia da parte di Hitler. E se la sua carriera stava decollandova (diventò molto popolare negli States), il suo fisico cominciava a cedere.

Il nuovo matrimonio dell’ex marito nel 1932 diede una scossa ai nervi della pittrice che fu vittima della depressione dalla quale non ne uscì mai completamente e che lentamente fece virare la sua arte verso produzioni in stile surrealista e nature morte, ma soprattutto verso soggetti religiosi che le sembravano dare sollievo alle sue pene. In questo periodo, infatti, si riavvicinò alla religione cattolica grazie anche all’incontro con la Madre Superiora di un convento di Parma nel cui sguardo lei vedeva “tutta la sofferenza del mondo” e che ritrasse nel celebre dipinto ‘La Madre Superiora’ (considerato da Tamara come la sua opera migliore, tant’è che non volle mai venderlo ma lo donò al Museo di Belle Arti di Nantes che era stato il primo museo ad acquistare suoi quadri). E ritrasse nelle vesti di Sant’Antonio lo psichiatra svizzero che l’aveva presa in cura. Ma la critica non apprezzò molto questa inversione di rotta e ben presto la dimenticò. Fino a quando nel 1972 (Tamara aveva 74 anni) il gallerista parigino Alain Blondel la convinse ad organizzare una mostra alla ‘Galerie du Luxembourg’ di Parigi che le restituì il successo.

Nel 1978, ormai stanca, si trasferì a Cuernavaca in Messico dove sposò il giovane scultore Victor Manuel Contreras (il barone Kuffner era morto nel 1961) e dove morì nel sonno il 18 marzo del 1980. Come aveva scritto nel suo testamento, fu cremata e le sue ceneri furono sparse sul vulcano Popocatépetl.

Oggi Tamara de Lempicka gode di una rinnovata popolarità soprattutto grazie a collezionisti famosi quali la popstar Madonna (che ha utilizzato alcuni suoi celebri dipinti in videoclip e live) e gli attori Jack Nicholson e Barbra Streisand.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.