La grandezza di Mariss Jansons in quattro incisioni

by Fabrizio Simone

Stanotte, a 76 anni, ci ha lasciato Mariss Jansons, celebre direttore d’orchestra lettone formatosi, tra gli altri, con Herbert von Karajan. Soffriva di problemi cardiaci – nel ’96, durante una recita della Bohème, fu colpito da un infarto che gli fu quasi fatale – ed è scomparso nella sua casa di San Pietroburgo accanto alla sua seconda moglie, Irina.  Figlio d’arte – suo padre era il direttore d’orchestra Arvīds Jansons  (stroncato da un infarto, sul podio, mentre dirigeva la Hallè Orchestra di Manchester) e sua madre il mezzosoprano Iraida Jansons, di origine ebraica (i nazisti uccisero il nonno materno e lo zio di Jansons), costretta a partorire suo figlio in uno sgabuzzino per evitargli una morte certa – era un uomo schivo e umile, continuamente in fuga dai giornalisti e devoto unicamente a Dio e alla musica.

Jansons ha diretto le migliori orchestre del mondo: dai Wiener Philharmoniker ai Berliner Philharmoniker, dalla Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam all’Orchestra Sinfonica della radio bavarese, dall’Orchestra filarmonica di Oslo alla Filarmonica di Londra, senza dimenticare l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Per ricordare Jansons abbiamo selezionato quattro incisioni discografiche degne di nota.

  • Concerto di Capodanno 2006. Per tre volte – nel 2006, nel 2012 e nel 2016, Jansons è stato scelto dalla Filarmonica di Vienna come direttore del celebre Concerto di Capodanno. Perché preferire il primo concerto al secondo e al terzo? Non solo per la scelta del programma – tra le chicche c’è l’euforico galoppo tratto dall’unico balletto composto da Johann Strauss figlio, Cenerentola; un valzer di Josef Lanner, papà del valzer assieme a Johann Strauss padre, su temi operistici di Mozart; e la marcia, eseguita per la prima volta in versione esclusivamente orchestrale, per gli atleti del tiro a segno, la Auf’s Korn! Bundesschützen-Marsch di Johann Strauss figlio – ma soprattutto per lo spirito con cui Jansons si approccia ad esso, evitando ogni forma di superbia nei confronti di una musica bollata spesso come “leggera” o genericamente “da ballo”. Connubio felice ed azzeccatissimo quello di Jansons con la musica straussiana: la sua bacchetta ha dato nuova gloria anche ai capolavori meno noti del Re del valzer.
  • Berlioz – Sinfonia fantastica op.14/Royal Concertgebouw Orchestra. Jansons è stato, probabilmente, il più grande interprete del capolavoro romantico di Berlioz degli ultimi 40 anni.  Nel corso della sua carriera l’ha diretta dal vivo più volte ma l’ha incisa in due sole occasioni: con l’Orchestra reale del Concertgebouw di Amsterdam e l’Orchestra sinfonica della Radio Bavarese (Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks). Tra le due abbiamo scelto la prima incisione: più pulita, più attenta alle sfumature e ai particolari di questo intricato labirinto in cui la realtà si mescola e si confonde col sogno.
  • Sibelius – Sinfonia n.2 op.43/ Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks. Sotto la bacchetta di Jansons, la musica di Jean Sibelius assume un volto più deciso e fluido, lontano dall’immagine monolitica e glaciale che le viene spesso attribuita: d’altronde Jansons è diventato uno dei suoi più grandi interpreti. Nelle mani di Jansons il Finale (IV movimento) della Seconda sinfonia di Sibelius assume i contorni di uno struggimento eroico implacabile. Soltanto Bernstein, forse, è riuscito ad eguagliare la portata epica del tessuto sonoro che fa da sfondo alla più bella e famosa sinfonia di Sibelius.
  • World encores/ Oslo Philharmonic. Si tratta del classico album per neofiti: alcuni pezzi celebri (il Pas de deux dallo Schiaccianoci, il Sirtaki da Zorba il greco, il Mattino di Grieg, l’Aria sulla quarta corda di Bach, il sensualissimo Jalousie di Gade) e rarità del mondo nordico, di cui Jansons era grande estimatore nonché profondo conoscitore.

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