La Madonna delle Rose di Tiziano a Miramare

by redazione

Il Museo di Miramare e le Gallerie degli Uffizi di Firenze sono uniti da un doppio legame, ben rappresentato dal dipinto di Tiziano “La Madonna delle Rose” esposto a Trieste grazie a un prestigioso prestito del complesso museale fiorentino.“Il primo elemento che avvicina Miramare e gli Uffizi è rappresentato dalla famiglia degli Asburgo –ha detto il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt nel corso della presentazione che si è svolta stamattina nella Sala del Trono del Castello -, il secondo è invece il giardino, che impreziosisce entrambe le istituzioni museali. È in questo contesto, ammirando la fioritura delle rose nella scorsa primavera nel Parco di Miramare, che è maturata l’idea del prestito di Tiziano, un’opera preziosa che è inserita stabilmente nel percorso di visita degli Uffizi. L’opera di Tiziano è l’ultima giunta a Firenze non grazie al collezionismo dei Medici o Della Rovere ma grazie a uno scambio avvenuto alla fine del Settecento tra le collezioni viennesi. Da oggi i visitatori di Miramare potranno apprezzare le vere rose del Parco e le rose di Tiziano nel Museo”. “L’importante prestito degli Uffizi, che rafforza la collaborazione tra i due istituti del MiC, ci ha consentito di costruire attorno al dipinto un percorso espositivo di valore –ha spiegato il Direttore del Museo storico di Miramare Andreina Contessa –dal punto di vista storico, simbolico e botanico. Il collezionismo delle quadrerie tra il Cinquecento e il Settecento è infatti parallelo a quello botanico. Non era inusuale usare i semi di piante rare e preziose come dono diplomatico”. La mostra ci permette inoltre di valorizzare due ritratti del nostro museo che sono inaccessibili al pubblico da decenni e che ritraggono due grandi artefici delle evoluzioni della collezione asburgica. Il direttore Contessa si è poi soffermata sulla presenza e sullo scambio delle rose nel quadro: “Simbologia floreale in antichità legata a Venere, la rosa divenne tra Medioevo e Rinascimento attributo della Vergine, cui furono attribuite molte delle qualità florealiprovenienti dalla Bibbia. La rosa divenne uno dei più complessi titoli emblemi della Vergine”.È poi toccato agli storici dell’arte Alice Cavinato e Fabio Tonzar, curatori dell’esposizione assieme a Andreina Contessa, entrare nel merito della mostra che racconta storie di doni, scambi e peregrinazioni di opere d’arte, oltre al capolavoro del Rinascimento, comprende anche un esemplare del Theatrum Pictorium di David Teniers del 1660, al cui interno si trova un’incisione tratta dal dipinto,per illustrare la collezione di Leopoldo Guglielmo e il suo catalogo illustrato: un accenno alle intricate vicende della formazione di questa collezione, che illustrano efficacemente le dinamiche della circolazione di opere d’arte nel XVII secolo. In mostra anche due ritratti, di Leopoldo I e di Francesco II che fanno parte della quadreria del Museo di Miramare. Attestata per la prima volta nel 1659 nella collezione dell’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo a Bruxelles, la “Madonna delle rose” confluì in seguito nella Galleria Imperiale di Vienna; fu inclusa tra le opere destinate agli Uffizi nell’ambito del celebre scambio di opere concordato proprio tra l’imperatore Francesco II e il granduca Ferdinando III, e arrivò a Firenze il 18 dicembre del 1793.Fabio Tonzar ha fatto una descrizione dell’opera dal punto di vista iconografico, ponendo l’accento sul legame mistico che associa i personaggi del quadro (oltre alla Vergine e Gesù Bambino, Sant’Antonio Abate e il piccolo San Giovanni Battista), Alice Cavinato ha invece descritto il valore intrinseco del dipinto e sull’aspetto simbolico della sua scelta in quanto oggetto di una serie di vicende collezionistiche che iniziano nel XVII secolo e che hanno per protagonisti capolavori italiani, soprattutto di area veneta come Tiziano, un pittore particolarmente amato. Anche il volume in mostra –ha detto la storica dell’arte –è una testimonianza fondamentale dell’importanza che Leopoldo attribuisce alla pittura italiana e veneta, poiché contiene ben 247 incisioni, un catalogo illustrato della sua collezione, segno tangibile del suo prestigio.Il capolavoro del Rinas

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