Muore il cavaliere Alessandro Argenton, tra i più grandi protagonisti dello sport equestre mondiale e due volte medaglia olimpica

by Ines Pesce

Si è spento il 7 gennaio 2023 a Bologna all’età di 86 anni, Alessandro Argenton ha fatto la storia dell’equitazione.

Era Ufficiale dell’Esercito Italiano, figlio di Mario Argenton eroe della resistenza e straordinario vincitore sia di corse in piano sia in ostacoli con un record di 170 primi posti, Sandro ha iniziato a montare a cavallo prima a Torino, poi a Roma alla Società Ippica Romana come allievo di Giuseppe Chiantia insieme a Graziano Mancinelli.

Diceva di lui il Generale Lucio Manzin, tecnico nazionale della squadra di completo: “Sandro è un cavaliere eccezionale, grandissimo, quello che ha inventato Caprilli lui lo ha sempre avuto dentro naturalmente, vederlo galoppare in cross è un piacere sublime. Ha un solo difetto: non gli piace lavorare in rettangolo. Dovevo sempre raccomandargli di non avere fretta, perché lui entrava, salutava la giuria e poi iniziava a lavorare come se non vedesse l’ora di andarsene da lì”.

Record imbattuto di 290 corse ad ostacoli vinte negli ippodromi di tutta Italia, Argenton ha conquistato la medaglia d’oro a squadre nella disciplina del concorso completo ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 1964 e quella d’argento individuale alle Olimpiadi di Monaco nel 1972, ma all’attivo aveva la partecipazioni a ben cinque Olimpiadi: a Roma 1960, a Città del Messico 1968 e a Montreal 1976, oltre a Tokyo e Monaco.

Nel suo curriculum sportivo anche la vittoria di una staffa d’oro e sette d’argento: il riconoscimento conseguito dai cavalieri con il maggior numero di vittorie nell’annata, complessivamente in piano e in ostacoli. Il Coni gli aveva conferito anche la massima onorificenza sportiva, il Collare d’Oro al merito sportivo, premio nato nel 1955 ed assegnato ogni anno e concesso una sola volta nel corso della carriera sportiva.

Alessandro Argenton, è stato un grande uomo di sport e cavalli.

“Era un uomo schivo – ricorda il suo compagno di squadra ai Giochi di Tokyo, Mauro Checcoli – e non amava essere protagonista, ma è stato un grandissimo, non solo come sportivo, ma anche dal punto di vista umano in quanto generoso e disinteressato. Era un vero intellettuale con una grande passione, oltre che per i cavalli, anche per la meccanica dei motori. Sebbene, nelle gare di tutti i giorni, fosse un mio diretto competitor, è stata una delle persone da cui ho imparato di più. Era davvero un grande cavaliere”.

Egli fu socio fondatore dell’Accademia Nazionale Italiana, Federico Caprilli, e a lui gli si riconosce la capacità indiscutibile di stabilire una relazione con i cavalli: di entrare nel loro cervello e determinare uno scambio equivalente di audacia, coraggio, precisione, bravura, forza e concentrazione.

E’ stata sicuramente questa capacità che gli ha permesso di fare bene lungo l’arco della sua vita di cavaliere e di campione: una vita che lo ha visto impegnato con i cavalli dal 1952 fino praticamente al giorno della sua dipartita.

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