Ambiente e mare, è questa l’industria verde-blu del futuro. I grandi cerchi con le reti in mezzo al mare azzurro sono la ricchezza di Stintino in Sardegna, ma anche degli allevamenti di acquacoltura a Mattinata sul Gargano.
L’acquacoltura è un settore in netta crescita, gli italiani amano gli allevamenti sostenibili e il 52% dei consumatori si dichiara disponibile a pagare un prezzo maggiore per prodotti di acquacoltura biologica.
A conferire questi numeri è stato uno studio del Consiglio
per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) condotta
in collaborazione con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) e le
associazioni dei consumatori sulle abitudini e le tendenze di acquisto e
consumo di pesci, molluschi e crostacei allevati.
l prodotti italiani sono in competizione diretta con
le produzioni della Grecia. A fare la differenza però in Sardegna è la qualità del
prodotto bio. L’allevamento avviene in mare aperto, in una realtà incontaminata
e sicura. Orate, spigole e ombrine bio.
Secondo
l’indagine del Crea tra le motivazioni della
scelta del pesce da allevamento sostenibile c’è l’assenza di antibiotici
durante il processo di allevamento (58%), un maggiore controllo lungo tutta la
filiera (47%) e il basso impatto ambientale (34%).
Dai 20 ai 30 euro al mese, la spesa media per prodotti da
acquacoltura. I luoghi preferiti di acquisto rimangono supermercati (87%) e
pescherie (42%) rispetto ai gruppi di acquisto, alla vendita diretta o anche
online (0.4%).
Ad essere maggiormente scelti ed acquistati i prodotti allevati freschi, per l’84% dei casi, rispetto a quelli surgelati, decongelati o in scatola.
Si preferisce il pesce marino, per il 77%, seguito dai molluschi (48%), crostacei (37%) e dal pesce d’acqua dolce (31%).
I corsi di laurea
È tale l’interesse europeo per questo segmento di mercato che l’Università di Dubrovnik offre anche un corso di laurea in Maricoltura della durata due anni. Le prospettive di carriera nel settore dell’acquacoltura sono molteplici e riguardano in primo luogo la possibilità di posti di lavoro direttamente connessi con la produzione, come ad esempio: coltivazione, manutenzione, alimentazione, pesca, trasporti, ma anche quelle relative alla gestione dei centri di riproduzione e di allevamento.
C’è un corso dedicato anche all’Università di Bologna, il cui obiettivo è fornire le conoscenze di base e pratiche sulle tecnologie di allevamento delle principali specie acquatiche da reddito.
Dalla gestione di riproduttori, riproduzione ed incubazione delle uova allo svezzamento larvale ed ingrasso di salmonidi, anguille, specie ittiche eurialine (branzino, orata) e dulciacquicole, oltre ai fondamentali per la gestione di sistemi di allevamento estensivi ed intensivi a terra e in mare.