Agrifood – La circular economy, ovvero l’innovazione che fa bene al territorio

by redazione

Nella splendida cornice della Mole Vanvitelliana, la fondazione Cluster Agrifood Marche nella giornata di ieri ha organizzato l’evento regionale “Closing the loop. Promuovere l’economia circolare nella Regione Marche” all’interno della Eu Industry Week.

Eliminare gli sprechi, ridurre i rifiuti e riutilizzare gli scarti per rendere la produzione agroalimentare più sostenibile, facendo leva su innovazione e nuove sinergie. In altri termini, passare dall’economia lineare all’economia circolare. E’ questa la sfida lanciata agli stakeholders del settore agroalimentare che hanno preso parte alla giornata di lavoro organizzata dalla fondazione Cluster Marche nell’ambito della Eu Industry Week 2019. Una giornata di incontro tra Università, realtà produttive e enti pubblici, per delineare la strada verso progetti di circular economy nei quattro settori strategici del sistema produttivo marchigiano: manifatturiero, dell’agrifood, della domotica e di Marche In.

Obiettivo dell’evento “ Closing the loop” è aiutare le attività produttive del territorio ad usufruire delle opportunità  finanziarie stanziate dall’Unione europea nell’ambito di Horizon 2020, il Programma Quadro europeo per la ricerca e l’innovazione. 80 miliardi di euro nell’innovazione dei quali 650 milioni più altri 5,5 miliardi di finanziamenti indiretti per progetti di economia circolare negli ambiti food waste, secondary raw materials, design efficiente, recupero di fertilizzanti, riduzione dei rifiuti di plastica.

Le ragioni per le quali passare da un paradigma di economia lineare ad uno circolare sono innanzitutto ambientali: le emissioni di gas serra prodotte dal food waste, lo spreco alimentare, secondo la Fao, sono paragonabili a quelle prodotte da un intero continente come l’India o la Cina. Per rendere le produzioni più sostenibili occorre   ridurre lo scarto alimentare e riutilizzare la materia, facendo leva sull’ingegno e l’innovazione tecnologica.

Non siamo all’anno zero, l’Italia è prima in Europa in uso efficiente delle risorse, riutilizzo di materie prime e innovazione nella gestione dei rifiuti , avanti a Germania, Francia e Spagna, con il 2% delle imprese che fanno economia circolare ed eccellenze  in valorizzazione dello scarto.  La valorizzazione delle bucce d’arancia, ad esempio, è un’ innovazione italiana della Orange Fiber, un’azienda siciliana che ha brevettato tessuti pregiati ricavati dalle arance e utilizzati da Ferragamo per fare le sciarpe. In Umbria la Regione ha supportato un progetto che ha permesso di trasformare e riutilizzare nella cosmesi i polifenoli estratti dalle acque di scarto dei frantoi oleari.

La condivisione delle best practice, insieme allo scambio di dialogo tra gli stakeholders, sono le attività attraverso le quali la piattaforme ECESP e ICESP incentivano lo sviluppo di nuove realtà economiche circolari. La prima, Piattaforma Europea degli Stakeholder per l’economia circolare, è stata promossa dalla Commissione Europea, la seconda è la piattaforma italiana che l’ Enea, membro del coordinator group, ha avuto mandato di creare in Italia proprio con l’obiettivo di dare visibilità alle eccellenze,  favorire l’integrazione delle iniziative e facilitare le integrazioni intersettoriali. Temi rilevanti della piattaforma sono l’eco design e l’innovazione del modello di business; gli strumenti di condivisione e scambio il sito web e gli incontri, ai quali possono partecipare sia le imprese iscritte formalmente alla piattaforma, sia quelle non iscritte.

Il primo di questi incontri, nella Regione Marche, è stato proprio quello di ieri; dopo la planetaria introduttiva, moderata dal Alessandro Plateroti, vicedirettore del Sole24ore, imprenditori, universitari e promotori di progetti già attivi sul territorio si sono riuniti per confrontarsi sullo stato dell’arte e sulle azioni da mettere in campo.  Per le attività produttive erano presenti Giovanni Fileni, presidente dell’azienda di famiglia e di Agrifood Marche e Paolo Fabiani, amministratore delegato della Cooperlat. Grandi assenti, gli agricoltori. E’ proprio dall’agricoltura, invece, che la circular economy deve partire. Stefano Spalletti, direttore del Centro Studi dell’Università di Macerata, storico del pensiero economico, in linea con Bruno Garbini, presidente del progetto Arca per la rigenerazione del suolo, hanno proposto di recuperare modelli economici dal passato, dal riciclo perfetto della coltura benedettina e mezzadrile praticata nelle Marche, non solo per riutilizzare lo scarto ma anche per contrastare la perdita di sostanza organica nei terreni. Bisogna quindi, ragionare per bacino geografico per chiudere il cerchio del riciclo. Proposta apparentemente in contrasto, ma complementare con quella delle bioraffinerie di Pierluigi Morone, professore dell’Unitelma di Roma vincitrice con il progetto star pro bio  di 5 milioni di euro nell’ambito di Horizon 2020. Secondo Morone i cittadini percepiscono la presenza di bioraffinerie come un incentivo a ridurre gli sprechi e ad adottare comportamenti di consumo più rispettosi dell’ambiente. Sauro Vittori ha proposto di replicare il modello Umbria, la Piceno Produzioni di organizzare un festival dell’economia circolare nelle Marche. In conclusione è emersa l’importanza di educare ad una cultura dell’economia circolare, tenere stretta l’unione tra agricoltori e industria agricola e individuare i big player della Regione per coinvolgerli nei progetti e farsi supportare a livello legislativo.

Alessandra Belviso

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