L’Aglianico Scatedda e l’enoturismo nei territori fuori circuito. Donato Morano: «C’è forte impegno nelle giovani aziende dell’Alta Irpinia»

by Antonella Soccio

Il Movimento del Turismo del Vino ha festeggiato allo scorso Vinitaly di Verona i suoi primi 30 anni, ma solo negli ultimi 10 anni gli enoturisti hanno vistoemergere alcune delle loro caratteristiche anche nel pubblico di massa. Il riconoscimento normativo sulle cantine turistiche del dicembre 2017 ha accelerato i processi di accoglienza e di diversificazione dell’agricoltura in un’ottica tutta slow.

L’ultimo report Nomisma-Wine Monitor individua diverse tipologie di cantine turistiche, tra cui le cantine piccole e familiari, attualmente le più diffuse in Italia (39%), particolarmente presenti in Campania, Puglia e Umbria; le cantine con rilevanza storica o architettonica, pari al 14% localizzate soprattutto in Veneto e Piemonte (14%); le cantine con marchio famoso o storico di Veneto e Sicilia, che raggiungono il 12% del totale e le cantine con particolari bellezze paesaggistiche e naturalistiche, pari all’11% del totale, radicate tra le colline di Piemonte e Toscana, nonché in Friuli e Sicilia.

Tutti i dati rilevano nella lontananza dai flussi turistici centrali la prima criticità dell’enoturismo. Tuttavia se prima il turismo del vino viaggiava spedito, ora corre velocissimo.

Non solo il brand Cantine Aperte, nell’enoturismo vale la molteplicità dell’offerta dei territori. E quindi insieme ai calici e alle iniziative in cantina e in vigna, sono necessarie attività legate al benessere, alla ristorazione con corsi di cucina o di antichi mestieri, alla ricettività, allo sport e all’organizzazione di visite a luoghi limitrofi o di collegamento a eventi culturali.

I vini

Anche i territori giovani dal punto di vista enologico, da poco entrati nei grandi percorsi del vino vogliono dire la loro. È il caso dell’Alta Irpinia, dove a Bisaccia, amministrata dal sindaco Marcello Arminio, è stato organizzato Calici in Borgo, con un dettagliato convegno dal titolo “Enoturismo e Agrifood – Sviluppo e opportunità”.

Crede nello sviluppo dell’enologia e della ricettività del vino il responsabile di zona di Coldiretti Donato Morano, che ha promosso la messa in rete delle varie etichette irpine ancora lontane dalla riconoscibilità della Taurasia o dalle eccellenze della vicina Barile.

Libero Frascione di Bisaccia, figlio di contadini, ha investito nei suoi quattro ettari di vigneto e nei suoi vitigni autoctoni. Aglianico, Fiano, Greco. La sua bottiglia dall’etichetta elegante, con una grafica pop e artistica, si chiama Scatedda.

«Abbiamo sempre avuto il vigneto, ho voluto continuare una tradizione di famiglia. Purtroppo la crisi del vino è profonda, imbottigliare è più che una scelta, noi ci affidiamo a Raffaele Noviello di Montefalcione».

«Da poco l’aglianico dell’Alta Irpinia sta avendo il successo che merita. Sono tutte aziende giovani, che per l’altitudine presentano un impegno forte nella coltivazione della coltura. Il riconoscimento a livello regionale è recente ed è arrivato dopo l’ufficializzazione dell’Igp. L’innovazione e lo sviluppo dell’Alta Irpinia passano anche da iniziative come Calici in Borgo, siamo ancora fuori dai grandi circuiti», spiega Morano.

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