Pomodori buoni, sani e giusti per una filiera di successo

by redazione
la fiammante

La Op Mediterraneo della Capitanata, l’azienda conserviera La Fiammante Pomodoro e Funky Tomato sono già all’opera per garantire una filiera del pomodoro buona sana e giusta.

Da poco, dopo l’importante relazione con l’associazione Terra!, hanno stretto un patto anche con Oxfam Italia, l’organizzazione non governativa italiana che da oltre 30 anni è impegnata con passione e professionalità per migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone povere nel mondo, dando loro il potere e l’energia di costruirsi un proprio futuro, di controllare e orientare la propria vita, di esercitare i propri diritti.

Filiera etica, sani e mediterranei e rete di qualità sono le parole chiave del successo della Op Mediterraneo e La Fiammante.

Lo scorso dicembre la filiera dell’oro rosso si è già strutturata per la campagna del 2019, anzitempo prima di tutti.

“Noi abbiamo firmato i contratti, mentre tutto ancora tace nel resto della Puglia, nonostante a Foggia abbia sede in Camera di Commercio il distretto del Centro Sud per il pomodoro, diretto da Annibale Pancrazio”, spiega il presidente e dirigente di Confagricoltura Marco Nicastro.

Prezzo in rialzo

“Abbiamo chiuso il prezzo prima della fine del 2018 e sarà al rialzo rispetto ai 10 cent e mezzo al chilo dello scorso, perché il nostro prodotto sul mercato va molto bene, l’azienda che trasforma vende e i produttori riescono a marginare”.

La Fiammante crede molto nel rapporto con la Op, mentre Funky Tomato ha notato nella organizzazione un’etica, sugellata appunto dall’incontro con Oxfam, la Ong che certifica per la gdo del Nord Europa la salubrità e il rispetto dei diritti umani nei campi di pomodoro. Il Tavoliere non è solo terra di caporalato e di braccianti morti dentro le lamiere dei pulmini abusivi.

“Molte aziende non possono entrare nella GdO del nord perché non hanno queste certificazioni”, prosegue Nicastro.

Per il 2019 saranno 500 gli ettari coltivati a pomodoro aggregati in filiera, per 50 produttori di solo pomodoro. Per una media di 10 ettari ciascuno e una produzione di circa 1000 quintali ad ettaro.

La Op ha ovviamente un disciplinare. “Dobbiamo rispettare il disciplinare il regionale e quello di filiera social footprint, una certificazione a livello nazionale che sancisce l’etica e la salubrità”.

La scommessa Ho.re.ca.

È soddisfatto del rapporto con la Op Francesco Franzese, amministratore delegato dell’azienda campana de La Fiammante, tra i leader del pelato bio e del pomodorino per ristoranti stellati. La Fiammante produce 85milioni di pezzi all’anno, prodotti per il 75% dalla filiera con la OP.

“Se parliamo del mercato in Italia, la GdO ha una perdita secca dell’8% per la polpa, passata e pelati. Ci sono dei mercati emergenti, noi come pelato vendiamo negli Stati Uniti, anche il Brasile sta andando fortissimo, Germania, Inghilterra, il mercato africano e i paesi arabi. La cultura italiana del made in Italy va forte. Abbiamo 60milioni di italiani in Italia e 60milioni i italiani fuori del mondo, in un momento storico in cui la ristorazione italiana cresce a livello internazionale e nazionale. La GdO è in crisi, ma la ristorazione in Italia è in forte crescita, vendiamo formati diversi, come il 3 kg. Il fuori casa sta facendo la differenza anche al Sud. 10 anni fa si andava a mangiare fuori molto meno, oggi invece l’indotto pizza sostituisce i pasti casalinghi. Il mondo del fuori casa sta andando in forte”.  

Il ristoratore specializzato, spiega Franzese, va alla ricerca di qualità. “La pizzeria che lavora bene ha sempre la folla e l’incidenza del prodotto di qualità è molto bassa in termini economici per un ristoratore”.

Fornitori di Sorbillo

C’è il pomodoro La Fiammate sulle pizze del mitico Sorbillo di Napoli ai Decumani.

“I suoi pomodori sono nostri italiani, utilizzano pelato biologico e pelato San Marzano dop. Lavorare con la qualità paga sempre. Negli ultimi anni si è elevato il livello, si mangia meglio nei ristoranti che a casa propria, perché c’è molta concorrenza, se lavori sulla filiera. Noi abbiamo drenato dall’horeca più margini”, aggiunge Franzese, il primo agroindustriale a contestare le doppie aste dei discount.

“Siamo stati gli unici a denunciare, dopo gli incidenti dei migranti che sono morti nel Tavoliere, adesso tutti ci seguono. Eravamo i soli con Terra! a fare un discorso di filiera etica, poi c’è stata la moda”.

In crescita anche alcuni prodotti di nicchia de La Fiammante come i peperoni arrostiti in barattolo, già trasformati in Cile, California e Perù. Qual è la differenza tra La Fiammante e gli altri pelati? Semplice: La Fiammante ha investito sul proprio brand, che rappresenta il 90% del prodotto finito. L’azienda non ha mai ceduto alla logica del private label, che ancora conquista tantissime imprese della Food Valley della pianura pugliese.

by Antonella Soccio

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