Villains, la carnalità dei cattivi di Shakespeare a Borgo Turrito. Galano: «Teatro e ruralità per conoscere vino, azienda e territorio»

by Antonella Soccio
Roberto Galano tra i filari

Pianto, riso, paura, sberleffo, boccacce. Amore e morte. Il teatro e lo spettacolo, come conquista di autonomia nel tempo e nello spazio, nascono in Grecia per i riti e le feste in onore di Dioniso, dio dell’estasi, del vino e della liberazione dei sensi.

Non deve perciò sorprendere di trovare, per una serata conviviale, la recitazione tra i filari, “sacri” voluttuosi e dionisiaci, di una vigna in una messinscena pubblica. Come in una liturgia che richiama il mondo della città e insegna, con i piedi piantati nella terra, il coinvolgimento e la rimozione, il politico e l’impolitico, il domestico e l’abnorme delle tragedie violente, rappresentando l’eccesso e il mostruoso.

Venerdì 15 luglio, a Borgo Turrito a Borgo Incoronata a Foggia, il Teatro dei Limoni allestirà lo spettacolo teatrale “Villains – I cattivi di Shakespare”. Attori e performers sveleranno la seducente natura dei personaggi e delle maschere del Bardo, accompagnando gli spettatori in un percorso a tappe tra cantina e vigneto.

Come ha spiegato lo staff di Luca Scapola, agricoltore, enologo e cantiniere illuminato di Borgo Turrito, «l’oscura complessità dei cattivi esercita un’attrazione talmente forte da spingere ad indagare l’imperfezione dell’essere umano, intrisa di vizi, passioni proibite e malvagie inclinazioni. Shakespeare conosceva bene queste debolezze e a lungo le ha osservate, per poi rappresentarle nelle sue tragedie».
Lo spettacolo itinerante avrà inizio alle 20:30 e sarà accompagnato da taralli e un calice di buon vino. Ciascuna tappa si ripeterà ogni 15 minuti, garantendo così una fruizione continua.

Noi di Bonculture abbiamo intervistato l’attore e regista Roberto Galano ideatore del percorso teatrale shakespeariano tra i pampini.

Roberto, come mai l’associazione Shakespeare e vino?

«Shakespeare e il verso in particolare è la cosa che in questo momento ci sta interessando di più e sui cui stiamo lavorando con un approccio molto più approfondito ai classici, ma soprattutto al Bardo. Villains è una indagine sul male e sui cattivi è stata anche la prova aperta su cui hanno lavorato i ragazzi del livello avanzato del nostro laboratorio. È una indagine sulla straordinaria bellezza e verità che si nascondono non nei personaggi positivi di Shakespeare, ma in quelli negativi delle tragedie. Sono quelli che descrivono l’animo umano in maniera più precisa, dettagliata e rendono immortale le tematiche shakespeariane che arrivano fino ad oggi e sono immensamente attuali. Il vino? È una componente senza tempo. È un simbolo di piacere, di voluttà. Accostare il vino ad una letteratura teatrale classica un po’ cruenta e forte, intensa anche nel colore, sono tutti rimandi che ben si sposano con la tematica shakespeariana. Oltre al piacere insito in sé della bevanda. Non è la prima volta che collaboriamo con Borgo Turrito con la sua idea di vino e cultura. Lo scorso anno gli abbiamo facilmente accostato una lettura scenica sulle poesie e sui testi di Bukowski».

Quanti personaggi si incontreranno tra i filari?

«Ci saranno quelli più interessanti delle tragedie. Andiamo da Shylock, che è un cattivo atipico perché potremmo dire che ha un motivo non suo per essere un cattivo, a Re Claudio nell’Amleto, anche lo stesso Amleto. Abbiamo Jago e il suo rapporto con Othello e Desdemona. Abbiamo Edmund che è un cattivo poco conosciuto di Re Lear, passiamo per Bruto del Giulio Cesare e arriviamo fino al Macbeth, con Macbeth, Lady Macbeth e come entità del male le streghe del Macbeth. Nella versione teatrale, non per quella creata e adattata per Borgo Turrito, abbiamo anche Riccardo III e Tito Andronico, che per la complessità delle scene, tra i filari non era possibile introdurre. Recitano gli attori del livello avanzato Tiziana Cifarelli, Cristiano Russo, Nicole Piemontese, Francesco Giordano, Elisabetta Campanella, Luca Gambacorta, Raul Lannunziata, Vincenzo Ficarelli, Stefano Dragoni, Stefano Graziani e Luigi Papa. In più ci siamo io, Maggie Salice e Francesca De Sandoli».

Tu sarai il tuo amato Riccardo III?

«Non sarò Riccardo III, non in questa versione almeno. Faccio una apparizione in una scena, sono di supporto ».

Quanto è importante la cattiveria nelle commedie di Shakeaspeare?

«Come ho detto prima, la cattiveria è l’indagine fondamentale su cui abbiamo posto l’attenzione nelle tragedie shakespeariane. Al momento siamo arrivati a fare una considerazione: tutto quello che accade nelle tragedie seppur spinto e indotto dalla presenza oscura, dal male che aleggia quasi personificato e spesso lo è con artifici magici o rimandi esoterici è sempre una scelta dell’uomo e del personaggio che viene messo nella possibilità di Essere o Non essere cattivo e che, a ragione o torto, sceglie quella strada. È molto attuale e vicino».

Cosa pensi del teatro e della ruralità? Non si rischia spesso di cadere in un cliché?

«Non so, è anche uno strano accostamento dire teatro e ruralità. Mi fa venire in mente subito la Transumanza e i racconti dei pastori, che hanno la loro dignità e che nascondono storie belle e teatrali. Il cliché è un pericolo nascosto in ogni cosa, in ogni trasposizione e in ogni accostamento e lì interviene il gusto, l’intelligenza del regista e dell’attore e anche la bravura di chi fa questo mestiere. Si può cadere nel cliché facendo qualunque cosa, ma si può essere originali anche facendo cose che sembrano banali e ovvie, ma che in realtà fatte in un certo modo non lo sono. Non ho mai avuto paura del cliché e non ce l’ho neppure stavolta, credo che sia un approccio originale alla tematica e un accostamento molto interessante. La ruralità intesa come terra e natura mi dà un senso molto vivo, reale e realistico, quasi carnale, non lo accosterei a qualcosa di scontato, ma anzi mi ispira una empatia molto più diretta. È come se intervenissero anche gli odori, i profumi, i colori, i sapori, sensazioni tattili che spesso con la mediazione dei media e delle tecnologia noi tendiamo a perdere. Invece una notte all’aria aperta, tra le stelle ad ascoltare di nuovo come si faceva una volta il mito ci riporta ad uno stato naturale e più umano delle cose».

Come nasce il tuo rapporto con Luca Scapola e cosa pensi del suo forte bisogno di legare vigneto, bottiglie e cultura?

«Luca è un imprenditore ed un manager molto intelligente, non è la prima volta che collaboriamo con lui. È uno dei pochi che ha capito che la cultura, il teatro e il racconto possono essere un intelligente mezzo di comunicazione e quindi di grande pubblicità. Le immagini, gli spot a cui siamo abituati per pubblicizzare un’azienda sono quasi arrivati alla saturazione del mercato. Lì c’è il cliché, sono tutti uguali, sono standard che hanno assuefatto l’interesse della gente. Non è più incuriosita. Questo ritorno manipolato e reinventato alla concretezza e allo sguardo diretto credo che sia una reale novità. È una novità solo per questo territorio, al Nord e nel Nord Europa sono cose che si fanno da tanto tempo. Noi non siamo solo nei filari, attraversiamo tutta l’azienda di Luca nel percorso che la gente farà ed è un modo per mostrare concretamente la sua azienda, dalle cantine ai filari ai sentieri brecciosi che portano alla vigna. È un modo naturale per mostrare il suo lavoro e come si sviluppa. Dovrebbero imparare a farlo in tanti, per fare comunità e per fare festa intorno al progetto personale di vita».

I biglietti sono disponibili sul sito di Borgo Turrito:

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