Disturbi specifici dell’apprendimento, come riconoscerli?

by Germana Zappatore
disturbi dell'apprendimento

DSi chiamano disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e secondo gli ultimi dati diffusi dal MIUR e relativi all’anno scolastico 2016-2017 a soffrirne sono 254.614 alunni e alunne alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado.

Questo significa che il 2,9% del totale della popolazione studentesca del nostro Paese presenta difficoltà che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente (anche se il disturbo più diffuso è la dislessia riscontrata nel 42,5% delle certificazioni).

I DSA

Tuttavia non c’è da allarmarsi. Se fino a pochi anni fa questi alunni venivano semplicisticamente considerati studenti svogliati e poco brillanti, oggi grazie ad una legge apposita (legge 170/2010 e riforme seguenti) anche a loro viene garantito il diritto all’istruzione attraverso l’accesso ad una diagnosi precoce e l’attuazione di percorsi didattici ad hoc. Questi ragazzi oggi, infatti, possono arrivare a condurre una vita normalissima anche da un punto di vista scolastico. Perché è bene chiarire un aspetto fondamentale dei DSA: non interessano assolutamente il funzionamento intellettivo generale.

L’importante, però, è intervenire tempestivamente come ha evidenziato la dottoressa Monica Carta, logopedista del Dipartimento di Riabilitazione ASL Foggia e docente della Facoltà di Logopedia dell’Università degli Studi di Foggia. “Se cala l’autostima – ha spiegato – il bambino non ha più alcun interesse ad apprendere e si innesca un circolo vizioso che parte dai voti bassi, dai rimproveri e da continue sconfitte che possono portare anche alla depressione”.

Ma quali sono i campanelli d’allarme da ascoltare?

“Bisogna prestare attenzione se nostro figlio, ad esempio, si rifiuta di leggere o se piange quando arriva il momento di fare i compiti – ha spiegato la dottoressa Carta – e se non vuole più andare a scuola o dice frasi del tipo ‘non sono bravo, non capisco niente’”. A quel punto è fondamentale parlarne con la scuola e, nel caso il problema persistesse, fare una segnalazione alla ASL dove c’è una equipe preposta alla diagnostica di queste problematiche.

Ma attenzione: non sempre quelli sopraelencati sono sentori di DSA, ma potrebbero essere spie di altre problematiche legate al contesto scolastico (l’alunno si scontra con un compagno o con un insegnante) o all’ambiente familiare (ad esempio prova forte disagio nel fare i compiti con uno dei genitori). “Un genitore – ha precisato la Carta – deve sicuramente seguire il proprio figlio nel suo percorso scolastico, ma non essere esigente. È importante essere pazienti e rispettare i tempi del bambino. Solo in questo modo si potrà capire se la difficoltà che sta affrontando è reale o se si tratta di un capriccio momentaneo”.

E la scuola oggi è attrezzata per seguire questi ragazzi attraverso i cosiddetti dispensativi e compensativi. L’alunno a cui è stato certificato un DSA, infatti viene dispensato dal fare ciò che gli crea difficoltà: se ha problemi a leggere non gli viene chiesto di farlo ad alta voce davanti ai compagni, se non riesce a memorizzare le tabelline viene esonerato dal farlo. Di contro, però, per garantire il successo scolastico nonostante gli ‘esoneri’, il bambino utilizza dei compensativi ovvero dei mezzi di apprendimento alternativi quali programmi ridotti, mappe concettuali, ma anche audiolibri, pc, programmi di video-scrittura e con correttore ortografico, calcolatrici e pallottolieri.

“Non c’è guarigione totale, non ci sono interventi risolutivi – ha concluso la logopedista – però si riesce a migliorare fino ad arrivare a non avere più bisogno dei compensativi. Si arriva a condurre una vita normalissima perché gli interventi mirano a incrementare correttezza e fluidità”.

I principali disturbi

Dislessia. È una alterazione della lettura. Il bambino dislessico ha difficoltà nell’imparare a leggere e, quindi, lo fa lentamente e in maniera scorretta. Inoltre può scambiare i grafemi alterando così il significato di ciò che legge. Nel caso della dislessia, dunque, vengono compromessi sia la memorizzazione che la comprensione e l’apprendimento del testo.

Disortografia. È un disturbo dell’ortografia. Il bambino disortografico ha difficoltà nel tradurre correttamente i suoni di una parola in simboli grafici: confonde suoni come t/d – p/b – f/v ecc.; tralascia alcune parti della parola come le doppie, le vocali e le consonanti intermedie (foco invece di fuoco, ma anche cartolina invece di cartolina); inverte l’ordine dei suoni all’interno della parola (sefamoro invece di semaforo).

Disgrafia. È una alterazione della grafia. Il bambino disgrafico non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari fra le parole o fra lettere di una stessa parola, non rispetta il rigo, può avere una scrittura grossolana o troppo piccola, ma anche incomprensibile.

Discalculia. Si tratta di un disturbo del calcolo e del ragionamento matematico. Si manifesta con la difficoltà nella numerazione, negli automatismi del calcolo, nella memorizzazione (per esempio delle tabelline).

by Germana Zappatore

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