Viaggio nelle adozioni dalla Grande Madre Russia

by Daniela Tonti

Ci sono sogni che percorrono strade di migliaia di chilometri, intercettando sul loro cammino difficoltà, incertezze, molte variabili economiche e sociali e una serie di lungaggini burocratiche senza fine pur di realizzarsi.

I sogni delle adozioni internazionali sono tutto questo e molto altro ancora. Molti conducono chi li persegue nella regione siberiana dell’Altaj, quattro ore e mezzo di volo da Mosca per arrivare a Barnaul e poi un trasferimento verso Bijsk. La regione più a nord est della grande Madre Russia è anche quella con più reciprocità di intenti, usi costumi e tradizioni in sintonia con il comune sentire  dell’Italia. Chi l’ha visitata non può fare a meno di desiderare di voler tornarci.

Ma le adozioni internazionali almeno in un caso, quello dell’Ente Accreditato SOS Bambino, hanno creato un modello di best practice, unico nel suo genere i cui effetti oggettivi sono il dimezzamento del tempo di  completamento delle pratiche rispetto a tutte le altre regioni italiane. Una rete sociale di sostegno e supporto.

Gli accordi con la Russia

Più di 2000 adozioni in quasi vent’anni, SOS Bambino è uno dei 50 Enti Autorizzati dal Ministero presenti in Italia. Ogni Ente riceve un accredito per un determinato paese nel quale interloquisce con le autorità svolgendo una funzione pubblica per il Governo Italiano. La maggior parte delle adozioni internazionali provengono dalla Russia, dove si lavora a carattere regionale. Questo anche perché la Russia è il paese con le modalità adottive più agevoli, tre viaggi brevi in tutto. Ma gioca un ruolo importante anche il passaparola, la cosiddetta “adozione della porta accanto”, scelgo la Russia perché ho visto e conosco chi ha adottato verso quel paese. “Il sistema delle adozioni – spiega Ciro Favatà, responsabile Sos Bambino  – in Italia funziona in maniera eccellente, tanto che è preso come modello in quasi tutti i paesi in cui andiamo. L’Italia con la Russia ha sottoscritto un accordo bilaterale, e la Russia ha adottato lo stesso protocollo per fare accordi in materia di adozioni in tutto il mondo.”

Quelle della Russia sono realtà difficili da capire, è un paese enorme che ha grandi contrasti con territori vastissimi, formati da una miriade di piccole case in legno, villaggi spesso senza strade asfaltate o soggetti a isolamento. Tuttavia le condizioni negli orfanotrofi hanno conosciuto un grande miglioramento.

Le condizioni degli orfanotrofi

“Fino a cinque anni fa – prosegue Ciro – c’erano istituti boderline per così dire ma oggi c’è una legge in Russia che ha diminuito il numero massimo di bambini accolti che è stato fissato a 70 e stanno andando verso una politica che privilegi case famiglia.”

L’adozione per questi orfani è la migliore opportunità, anche se non tutti in Russia ne sono convinti. “In Russia c’è una grossa fetta della popolazione favorevole ma c’è una parte che è il 50 o 51% fortemente nazionalista che è contraria all’adozione e che probabilmente pensa che una volta arrivati in Europa a questi bambini vengano espiantati i reni e gli organi e gettati in qualche struttura indescrivibile. Leggende metropolitane che purtroppo aleggiano sulle adozioni da entrambe le parti”.

Ciro Favatà arriva entra a far parte di un Ente Accreditato quasi per caso. Titolare di cinque negozi in società e uno di famiglia, quando 18 anni fa si recò in Ucraina per adottare il suo primo figlio, rimase molto colpito trovandosi di fronte un paese devastato dagli effetti del conflitto: miseria, fame, povertà e nessuna idea di sviluppo. Anche la lingua era un problema, non si sapeva se parlare russo o ucraino. Già sul posto iniziò a collaborare con i referenti, spinto dalla curiosità di capire come funzionava la macchina burocratica. E una volta tornato in Italia, grazie alla sua disponibilità e gentilezza, divenne un punto di riferimento per tantissime coppie alle prese con le lungaggini burocratiche.

La rete vince sempre

Il punto di forza di SOS Bambino è la rete umana e di sostegno che Ciro è riuscito a creare composta da famiglie in attesa di adozione e da chi già ha adottato. “La rete vince, se non avessimo questa rete ci metteremmo almeno il 50% del tempo più. Oggi riusciamo a completare un fascicolo in 2 settimane, quando in altre regioni ci vuole il doppio del tempo. Questo perché ci aiutiamo, ci scambiamo le informazioni senza perdere tempo. Perché ci sono tanti burocrati negli uffici che non ti aiutano in nessun modo. Si scaricano la responsabilità uno sull’altro e per avere un’autentica della firma – che è il primo documento che chiedono – non avete idea di quanto fu difficile. Fu una cosa che mi diede immensamente fastidio” . Ma uniti si vince e quando arriva un bambino è una gioia per tutti.  Ogni anno Sos bambini organizza con le famiglia un pranzo di beneficenza a Natale e un weekend in primavera. E non partecipano mai meno di 300 persone.

Storie difficili

Succede che in pochissimi casi le adozioni non vadano a buon fine e che i bambini, una volta adottati e portati in Italia, vengano abbandonati anche dalla famiglia adottiva. Ciro ricorda solo due casi. “Li ricordo con precisione perché non sono storie che si scordano facilmente, due casi in cui evidentemente qualcosa nelle fitte maglie di controlli sui genitori era sfuggita. In un caso due genitori che, tornati dal viaggio, parcheggiarono il bambino da una delle due nonne. All’arrivo dei servizi sociali per i controlli di routine che avvengono dopo 15 giorni scoprirono che il bambino non viveva con loro e fu poi dato in affidamento a un’altra famiglia.”

E poi la storia di quattro fratelli divisi in Russia. “Era stata fatta male la divisione. I fratelli avevano 2, 4, 8,12 anni e per indorare la pillola ai genitori li hanno accoppiati con le età 2-12 e 4-8. Ma le bambine più vicine d’età erano legatissime ed è stato tremendo separarsi. E poi c’era il confronto con le famiglie. Per farli incontrare periodicamente avevamo scelto famiglie vicine così da consentire ai fratelli di vedersi ma erano due famiglie con possibilità economiche diverse. E nacquero problemi perché i bambini facevano confronti tra di loro. Alla fine i bambini furono tutti messi in comunità e una volta cresciuti andarono a vivere insieme”.

La ricerca della verità e i social network

La ricerca delle proprie radici è un comune denominatore. Molti bambini crescendo cercano informazioni sulle loro famiglie d’origine. Sos bambino offre supporto anche per questo tipo di incontri che è comunque un diritto previsto dalla legge giunta la maggior età. In questo i social costituiscono un’arma a doppio taglio. “Oggi basta andare su Facebook inserire il proprio cognome, l’area geografica ed è facile scoprire qualcosa. Ci sono stati casi di contatti in questo senso ma io andrei molto cauto. Perché non si sa mai chi sta dall’altra parte”. Non sempre un fratello ritrovato con queste modalità dirette è interessato alla conoscenza. Più spesso ci sono stati casi di richieste di soldi e basta. E la delusione non sempre è facile da gestire.

Il calo delle adozioni

Le adozioni internazionali hanno registrato negli ultimi due anni una grande battuta di arresto. Nel 2018 solo 1.364 sono le pratiche andate a buon fine, con un calo di oltre il 50% rispetto a sette anni prima. Questo è imputabile alla crisi economica, alle lungaggini burocratiche ma anche alla mancanza di una politica di sostegno alle famiglie adottive dove poco o niente è stato fatto. E la strada è tutta in salita.

Si può sostenere Sos bambino con il 5×1000, inserendo il codice fiscale di SOS Bambino I.A. Onlus 95051910248.

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