Kusama, la principessa triste dei “polka dots” apre la rassegna Cinema al Museo

by Giuseppe Procino

Le pellicole dell’archivio de “Lo schermo dell’arte Film Festival” approdano a Lecce per la prima edizione della rassegna “Cinema al Museo”. “Lo schermo dell’arte Film Festival” nato a Firenze nel 2008  esplora e promuove le relazioni tra arte contemporanea e cinema. Primo film della rassegna, proiettato nella serata di domenica 7 luglio, è “Kusama: infinity”, nel cortile della biblioteca Bernardini preso d’assalto da un pubblico trasversale per età. 

Yayoi Kusama a novanta anni si è ritirata dalla vita pubblica e passa le sue giornate tra il suo atelier (dove continua a creare) e un ospedale psichiatrico. Oggi è una delle artiste più quotate eppure c’è stato un tempo in cui il mondo dell’arte non voleva accoglierla.  Heather Lenz racconta Kusama ed il suo mondo fatto di pallini, sculture morbide, acquerelli, performance estreme e lo fa con delicatezza ed attenzione, esattamente come si trattano le cose fragili e irripetibili.

Kusama è stata un happening, una cometa di Halley di cui per moltissimo tempo ne abbiamo volutamente ignorato il  passaggio. È questo il punto di arrivo di “Kusama:infinity”: raccontarci anni di sofferenze, di dedizione e di frustrazione prima del giusto riconoscimento, prima che l’elite artistica ed intellettuale  le porgesse le dovute scuse. È  un’opera che scava nella sensibilità di un’artista che ha riscritto le regole della scena contemporanea, pagando il duro prezzo che hanno i sogni.

Un ritratto appassionato e appassionante che rende il giusto tributo ad una figura  per molti anni trascurata, fraintesa e sottovalutata in una scena in cui dominavano gli uomini, possibilmente bianchi, americani o europei. Kusama infinity non è semplicemente un ritratto d’artista, ma una retrospettiva guidata di 73 minuti e l’accusa a un sistema per niente libero ed anticonvenzionale in cui dominavano razzismo e misoginia: la cronaca di un’epoca bellissima e contraddittoria in cui le forme artistiche avevano un peso e nuovi linguaggi artistici nascevano di pari passo con le rivoluzioni.

Erano quelli gli anni degli atelier aperti, dell’impegno anti bellico, della libertà o almeno dei primi tentativi dell’affermazione di se stessi nei grandi luoghi deputati a divenire centro del mondo, come New York, emblema di un’ America che da e che toglie senza pietà alcuna, ma anche Venezia gigantesco mercato in cui arte ed artisti divenivano carne da macello per mecenati, borghesi e critica. Kusama, la principessa triste dei “polka dots” (i pois che segnano la strada verso l’infinito) nel suo viaggio da bambina infelice a regina conclamata dell’arte contemporanea trova in Heather Lenz una narratrice che sa come renderle giustizia.

La rassegna prosegue sino a martedì 9 luglio. Stessa ora, stesso luogo, diversi i titoli in programma, selezionati dall’archivio dell’ultima edizione del festival toscano. Ingresso gratuito. Una buona occasione per vedere l’arte sul grande schermo e approfittare per riscoprire il museo Castromediano appena riaperto al pubblico.

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