La giustizia a Foggia dal dopoguerra alle difficoltà operative. La nascita della criminalità organizzata, l’abolizione della sezione di Corte d’Appello e primi maxi-processi

by Daniela Tonti

Parlare di giustizia oggi, in prossimità del referendum sulla riforma del settore, appare di un’attualità sorprendente, lo ha fatto lo studioso e ricercatore Carmine de Leo con una sua nutrita relazione nel corso di un convegno organizzato dalla Cattedra di Storia Contemporanea del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia, occasione in cui sono stati affrontati da diversi relatori i vari aspetti della società foggiana dal dopoguerra fino agli anni Sessanta.

Fra i diversi argomenti trattati il tema della giustizia è stato illustrato dal de Leo aprendo una finestra sulla storia passata di questo settore a Foggia ed in Capitanata, illustrando la situazione delle varie corti di giustizia ordinarie e speciali operanti nella nostra provincia nel dopoguerra.

Varie le magistrature di quel periodo che affiancarono i tribunali di Foggia e Lucera, come una sezione distaccata della corte d’appello di Bari e una sezione speciale della corte d’assise di Foggia per giudicare i reati commessi dagli ex gerarchi fascisti nel nostro territorio.

De Leo Leo ha anche illustrato, oltre a queste ultime corti di giustizia, anche l’attività per alcuni anni, dei tribunali militari: uno centrale che operò a Foggia presso il palazzo Dogana ed altri minori che erano attivi nei centri più grandi della nostra provincia, come San Severo, Manfredonia ed altri.

Questi, come è stato opportunamente sottolineato, rifacendosi al sistema giudiziario inglese, giudicavano con procedure dettate solo da una ventina di articoli, a differenza del codice Rocco, allora in vigore in Italia, composto da oltre seicento articoli.

La relazione del de Leo ha affrontato anche le emergenze degli anni del dopoguerra nel settore dei tribunali che giudicarono soprattutto reati collegati alla situazione socio-economica di quegli anni, come la borsa nera, gli ammassi ed un diffuso contrabbando.

Proprio  i soggetti criminali dediti alla consumazione di tali reati, un tempo organizzati in piccoli gruppi, col tempo, pian piano, si organizzeranno e si evolveranno in vere e proprie associazioni, spostando i propri interessi, dopo la chiusura delle case di tolleranza, soprattutto verso la prostituzione e verso l’edilizia, con estorsioni, usura, ecc.

Settore questo che sarà protagonista dello sviluppo economico di Foggia nei decenni del dopoguerra.

La delinquenza foggiana, del resto, come ha fatto rilevare lo stesso Carmine de Leo, distrutto il carcere della città, un edificio posto di fronte all’ex distretto militare, salvo pochi detenuti relegati presso  un fatiscente ex ospizio di mendicità nei pressi della chiesa di Sant’Eligio, veniva trasferita, per scontare le condanne, negli istituti di pena della Campania, favorendo in tal modo pericolosi contatti con la camorra napoletana.

Ma già prima a Foggia, esistevano veri e propri clan assimilabili, almeno in quanto a ritualità, a quelli criminali protagonisti delle cronache odierne.

In merito, da una ricerca del de Leo è emerso che in città operava una Società dei Caprari, sodalizio che nei decenni del dopoguerra deteneva a Foggia l’esclusiva della vendita del latte ed era organizzato come un vero e proprio clan criminale con caratteristiche e ritualità molto simili a quelle mafiose, quali i suoi particolari giuramenti di fedeltà, la simbologia di una bandiera di colore verde, le severe punizioni per coloro che infrangevano le regole del clan e le minacce e l’eliminazione fisica di chi li contrastava.

A queste emergenze si aggiungevano in quegli anni tante altre dettate dalla insufficienza, se non addirittura dalla mancanza molte volte in varie sedi giudiziarie del personale di magistratura e di quello amministrativo delle cancellerie.

Più volte fu anche sollecitata ai vari ministri della giustizia in visita agli uffici giudiziari foggiani, come gli onorevoli Poli e Moro la istituzione in questa città di una sezione staccata della corte d’appello di Bari, ma le calorose promesse restarono tali.

Altra particolare tipologia di reati consumati negli anni del dopoguerra fu quella dell’occupazione abusiva delle terre incolte di ex feudatari e signorotti locali e di enti, da parte di masse di contadini più o meno organizzate; o di vere e proprie rivolte in cui fra cariche della polizia e manifestanti , oltre a gravi lesioni, ci scapparono spesso anche dei morti, come a San Ferdinando, a San Severo,a Torremaggiore e in altri centri della Capitanata.

La relazione del de Leo ha rappresentato un’analisi completa della tipologia di reati che caratterizzarono gli anni 40-50 e 60 per comprendere come, sottovalutando forse un po’ troppo i fenomeni criminali di quegli anni, si è giunti all’attuale emergenza.

Non  mancarono neppure maxi-processi come quello passato alle cronache col nome di  SIMER o di Consorzio di Bonifica, che occupò le prime pagine di giornali locali ed anche nazionali e che vide imputati molti personaggi di spessore della vita politica ed amministrativa foggiana: notabili, segretari di partito, funzionari e imprenditori; processo che dopo ben due anni di indagini dal 1963 al 1965 e altri due anni di udienze dibattimentali, si protrasse fino al 1967, terminando infine con l’assoluzione di tutti gli imputati, nonostante gli sforzi del Procuratore capo della Repubblica di Foggia che volle rappresentare personalmente il suo ufficio e l’accusa in tutte le udienze che si tennero presso la grande aula della Corte d’Assise di Foggia, oggi aula magna del Dipartimento di giurisprudenza.

Nel periodo in esame non sono stati neppure dimenticati dal de Leo alcuni importanti processi nei confronti di autorità corrotte, prodromi di collusioni più recenti fra politica ecriminalità, che in essi hanno probabilmente le loro radici e troneggiano sulle pagine dei periodici locali degli anni passati con significativi titoli che denunciano vari scandali e pericolose connivenze: Cuccagna in Pretura, Associazione a delinquere capeggiata da un vigile urbano, Lo scandalo delle case minime a Borgo Croci, Truffa milionaria ai danni dell’Istituto della previdenza sociale, Processo contro l’architetto di Padre Pio, Inchiesta sulla fondazione De Piccolellis, Falsi dottori commercialisti, Processi penali artificiosamente creati presso le preture di Accadia e Vico del Gargano, per citarne solo alcuni che somigliano alle cronache giudiziarie odierne!

Gli atti della relazione di Carmine de Leo e degli altri convegnisti saranno presto pubblicati in un volume da parte dell’Università di Foggia.

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