La militia amoris di Libera. L’eredità del 21 marzo a Foggia in una pubblicazione fotografica

by redazione

Quest’anno la XXIV Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafiesi svolgerà a Padova, segnando un “passaggio a Nord-Est” nel territorio del Triveneto.

Un anno prima le parole di Don Luigi Ciotti scuotevano una piazza gremita, in cui quarantamila persone decidevano da quale parte stare. Macchie di colori ondeggiavano indefinite come le ninfee in un quadro di Monet davanti al pronao della Villa comunale, dopo che un timido sole faceva dimenticare il cielo plumbeo e la pioggia sotto la quale un fiume di persone aveva sfilato tra le vie di una città che stentava a riconoscersi.

E ieri, dopo l’incontro di giovedì 23 febbraio “Anch’io denuncio” tenutosi presso l’auditorium Santa Chiara alla presenza del Procuratore Vaccaro e del Prefetto, lo spazio della sala della Fondazione dei Monti Uniti fa i conti con la risposta di una cittadinanza attiva che vuole contribuire a quel cambiamento auspicato in quella lontana giornata. Il 21 marzo 2018 a Foggia non è stato solo un significativo traguardo, ma soprattutto un nuovo punto di partenza, un limen a partire dal quale sono iniziate nuove sfide. Proprio per questo Libera ha voluto documentare quella preziosa esperienza, organizzando un incontro che servisse a prenderne coscienza, presentando il volume “Un’altra storia per Foggia. L’eredità del 21 marzo 2018”, patrocinato dal CSV e dalla Fondazione dei Monti Uniti. L’evento, moderato da Filippo Santigliano, caporedattore de La Gazzetta del Mezzogiorno, si è aperto con i saluti del Presidente Aldo Ligustro che ha presentato, quello che lui stesso definisce un “diario di bordo”, come una testimonianza fotografica accompagnata da diversi interventi ad opera delle associazioni che sono intervenute per realizzare il progetto.

Il leit motiv che sottende i diversi contributi della serata e che si palesa, chiaramente, sin dalla prefazione alla pubblicazione è la necessità di fare rete: “una rete che – scrive Ligustro – rappresenta la parte migliore e maggioritaria della società, determinata e impegnata a spezzare le odiose e opprimenti catene imposte dalle mafie e dalla criminalità organizzata”. E tra le maglie di tale rete, accanto a Libera ci sono il CSV, le scuole, le Università, la Biblioteca provinciale e le cooperative Altereco e Pietra di scarto, impegnate a Cerignola nella gestione dei beni confiscati alle mafie. “La forza delle mafie è la nostra debolezza, insieme etica e sociale. È la debolezza di tanti Io, preoccupati solo di se stessi, incapaci di solidarietà e corresponsabilità”: così Don Luigi Ciotti interrogava le coscienze, sottolineando che non basta chiedere il cambiamento, ma è necessario farsene promotori attraverso le scelte di ognuno. Se “lo Stato siamo Noi”, forse il lascito più autentico di Francesco Marcone, è vero certamente che quel 21 marzo ha significato per chi è sceso in piazza trascendere i confini dell’Io per iniziare a dare un’anima a quel Noi. E ciò è possibile attraverso il risveglio delle coscienze, attraverso la conoscenza da intendersi come unica via per la consapevolezza: Pasquale Marchese, Presidente del CSV di Foggia, sottolinea il valore salvifico della formazione tra le giovani generazioni, a cui soprattutto questa pubblicazione si rivolge, e ringrazia il direttore del Centro di Servizio Roberto Lavanna e Annalisa Graziano per aver curato il volume. È a quei giovani in piedi, in fondo alla sala, che devono rivolgersi in primo luogo le buone prassi: di qui la riflessione sul ruolo della formazione ed un rapido excursus su quelle attività, che hanno preceduto lo scorso 21 marzo, svoltesi nelle scuole e che ancora continuano copiose in un iter che aiuti a farsi promotori di una memoria viva. Del settore Memoria è referente la Vice Presidente di Libera Daniela Marcone, quest’anno premiata al Teatro Giordano “foggiana dell’anno” per il suo pervicace e instancabile impegno. I singoli contributi dei presenti sono accompagnati alle loro spalle dallo scorrere di alcune immagini che costituiscono il ricco apparato fotografico dell’opuscolo, dove si vedono Paolo e Daniela Marcone nella cerimonia di conferimento del Premio di laurea “Francesco Marcone”, istituito – al fine di onorare la memoria delle vittime innocenti di mafia e di diffondere la cultura della legalità – nel 2017 dalla Fondazione dei Monti Uniti. Maria Assunta D’Adamo, con una tesi sull’applicabilità dell’art. 416-bis al fenomeno della mafia garganica, e Felice Piemontese, con un lavoro che esamina ipotesi relative allo scioglimento dei Comuni – con riferimento specifico a Monte Sant’Angelo – per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso, sono entrambi presenti in sala. La scelta di istituire un premio, spiega ancora il Presidente, ha lo scopo di promuovere la cultura della legalità e della giustizia sociale a partire dall’indagine dei fenomeni criminali che attraversano il nostro territorio. Ed alla nostra terra fa riferimento Filippo Santigliano quando, dopo aver delineato le origini della Società foggiana, passa in rassegna i nomi di Ciuffreda, Panunzio, Marcone, “persone che facevano il proprio dovere”, fino a lambire i contorni della più recente strage del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis. Daniela Marcone delinea le difficoltà che ci sono state nel riconoscere certi fenomeni mafiosi, pertanto sottovalutati. Si sofferma sul ruolo fondante della memoria, che giustifica anche la scelta della pubblicazione, “un racconto vitale, una boccata di ossigeno per la nostra città, una storia di speranza”.

Il contributo di  Sandro Ruotolo, fautore di un giornalismo militante di denuncia, sotto scorta dal 2015. Anche lui, tra riferimenti a fenomeni locali e di più ampio respiro, richiama in causa l’immagine della rete e di una responsabilità condivisa come unica arma possibile. Sottolinea l’importanza della memoria, come condicio sine qua non ad un futuro possibile e la necessità, a fronte di un analfabetismo dilagante e diffuso, di contenere la dispersione scolastica e di favorire l’associazionismo per non ingrossare le fila dell’esercito della malavita.

È una militia amoris quella invece a cui auspichiamo, un Noi che continui a battersi per la Verità, per dare giustizia a quei nomi che il 21 marzo risuonano nelle nostre piazze, ma che ogni giorno possono rivivere nelle nostre scelte… basta decidere da che parte stare. E sarà primavera.

Daniela Scopece

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