L’agitazione al centro del Festival della Letteratura Mediterranea

by redazione

Torna a Lucera il Festival della Letteratura Mediterranea, organizzato da ben diciassette anni dall’associazione Mediterraneo è Cultura.

A detta degli organizzatori, lavorare nel settore culturale equivale sempre più a muoversi in un campo minato. Sempre più difficile trattare la complessità di alcuni temi con le dovute competenze e responsabilità, in un contesto socio-economico dove conta di più rendere appetibili i contenuti piuttosto che comprenderli davvero. “Ma noi non ci rinunciamo. – affermano – “La difficoltà è evidentemente sintomo di necessità. Vuol dire che abbiamo bisogno tutti di spazi di riflessione come questo festival”.

Il titolo dato alla XVII edizione – in programma a Lucera dal 20 al 22 settembre e realizzata in collaborazione con il Comune di Lucera, la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e il Club per l’Unesco di Lucera, con il patrocinio di Regione Puglia e Università di Foggia – è Stato Privato di Agitazione.

Gli anni che stiamo vivendo ci pongono difronte ad alcune sfide che non sappiamo come gestire. Ciò genera ansia, frustrazione, dolore. Ma se ci ascoltassimo un po’ di più? Se scoprissimo che anche gli altri si sentono come noi? E se, in fondo, ci trovassimo tutti dalla stessa parte?

L’idea e il desiderio di affrontare in modo anche inedito e leggero una crisi interiore nasce da queste domande, ma anche dal venir meno di un’adeguata analisi della serie veloce di avvenimenti politici e di cronaca cui assistiamo per lo più inerti, da semplici spettatori. Poi nasce dalla lettura di autori del passato più o meno recente, che in momenti cruciali della storia del Paese, operando ognuno dal proprio luogo o condizione, hanno saputo interpretare il sentire più profondamente umano e popolare. La scelta del tipo di programmazione e degli ospiti dell’edizione si è mossa dunque sulla scia di questi “buoni maestri”.

«Noi ci sentiamo agitati. E voi?», è la domanda che lo staff pone direttamente alle persone dietro gli account social, con l’obiettivo di dar vita a un racconto a più voci che parta dall’individualità – ignorata, nascosta o dimenticata – e provi a metterne insieme i pezzetti coinvolgendo l’intera comunità, in continuità con il lavoro svolto negli anni precedenti.

«Sappiamo che le voci ci sono, ma che ancora non si ascoltano tra loro. Ognuno, al di là della soglia di casa, sprofonda in una dimensione senza cura e senza nome. Ma quando abbiamo smesso di incontrarci nei luoghi? Quando abbiamo cominciato a pensare che stare da una parte significa sempre e solo escludere e sentirsi esclusivi?», si legge nel testo che accompagna il visual della nuova edizione.

Il Festival di Lucera lancia allora una campagna, la proposta di una sorta di cura all’agitazione personale, consigliata proprio dai “buoni maestri” (gli scrittori che hanno ispirato il titolo dell’edizione): dare un nome al proprio stato di agitazionescriverlo su un vecchio lenzuolo e lasciarlo steso al vento.

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