Letture d’agosto, solidarietà e cura del territorio a Bovino. Lea Durante: «Si costruisce cittadinanza solo quando ci sono pari opportunità»

by Daniela Tonti
Lea Durante

L’emancipazione di un luogo, delle persone che lo abitano, l’abbattimento del dislivello di possibilità e servizi passano dalla cultura. È l’idea che anima Letture di agosto, il festival creato da Lea Durante e Oscar Buonamano con i Presidi del libro in scena a Bovino. Non una vetrina a vocazione turistica ma un esperimento (riuscito) di festival che, partendo ogni anno da un’idea, sviluppa un ragionamento esteso di cittadinanza e di comunità.

Letture d’agosto ha saputo generare attorno a sé una rete resistente fatta di gruppi di lettura e confronto sui libri in rassegna attivi tutto l’anno, associazioni, scuole, volontari, commercianti e gestori di strutture che credono in questo festival di letteratura in un paese in cui non c’è nemmeno una libreria. I libri ogni anno li porta il Festival – grazie alla collaborazione di Ubik- e sono sempre stati venduti tutti.

La mente è Lea Durante. Docente di lungo corso di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Bari, è studiosa di Antonio Gramsci e si occupa di studi di letteratura di genere.

L’intervista.

Professoressa, tra pochi giorni inizierà la sesta edizione di Letture d’agosto la rassegna organizzata dai presidi del libro a Bovino. Qual è la parola d’ordine?

Le parole d’ordine del festival sono rimaste le stesse. Non per monotonia ma per la volontà di insistere su temi che io e Oscar Buonamano riteniamo molto importanti, cioè i temi relativi alle comunità delle aree interne, cioè la costruzione della comunità, in un contesto in cui lo spopolamento è l’elemento più caratteristico. La soluzione che viene presentata è la gentrificazione dei centri storici cioè la trasformazione dei paesi agricoli – che sono paesi anche di povertà e arretratezza- in luoghi di alternativa alla dimensione della città, dove il turismo dovrebbe essere la soluzione di tutti i mali. Secondo noi non è così. La costruzione della comunità passa attraverso il superamento della disparità di servizi tra i paesi e le città. I servizi rappresentano il dislivello e anche la cultura è dislivello formativo ed educativo. Si costruisce la cittadinanza soltanto quando tutte le persone hanno pari accesso a servizi possibili. Questa è l’idea di fondo. Solidarietà, integrazione, cura del territorio, cura delle persone che ci sono accanto e un’analisi, per certi versi impietosa, del modo in cui noi viviamo questa realtà dei centri interni e del loro fatale destino. E su questo ogni anno abbiamo costruito gli incontri.

Partiamo dalle novità.

Quest’anno abbiamo molte novità. La prima novità è aver integrato molti più soggetti. Bonculture come media partner, l’AVIS che è un soggetto che lavora sulla solidarietà, la scuola, l’istituto omnicomprensivo dei Monti dei Dauni che è la novità più importante.

In quali iniziative sarà impegnata la scuola?

Quest’anno portiamo la scuola al Festival attraverso due iniziative, una in collaborazione con l’AVIS che riprende peraltro il tema del dono. In una società nella quale tutto sembra avere un prezzo il sistema del dono è importante. Un’altra iniziativa è quella relativa alla ripresa del premio dei presidi del libro Alessandro Leogrande. Tutte le iniziative dei presidi le portiamo sul palco del Festival. Se parliamo di dislivello educativo il primo soggetto è la scuola.

Ci parli un po’ degli autori.

Abbiamo pensato di lavorare su un livello di autori e autrici che avessero a che fare con il territorio ma con una rilevanza nazionale. Il primo autore è Giovanni Rinaldi. Il suo è un libro che ha varcato i confini della regione, una ricerca storico antropologica basata sull’oralità, sull’esperienza dei viaggi fatti dai bambini meridionali nell’immediato dopoguerra nelle famiglie settentrionali grazie all’azione dell’UDI, dell’Unione delle donne. È un libro che parla di come si fa l’unità nazionale cioè attraverso le persone che hanno costruito esperimenti unitari molto più della politica. Ci sono state esperienze sostenute dalla Cgil e da soggetti popolari che hanno lavorato per questo, e torna il tema del dono e della cura che sono le parole chiave. La solidarietà come esperienza di vita e su questo Giovanni Rinaldi avrà molto da dire.

La seconda serata invece?

Ci sarà Rita Lopez che si è occupata moltissimo di temi legati emancipazione femminile, alla liberazione femminile e alla violenza di genere. È un’archeologa che sarà introdotta e presentata da Marida Pierno. Ci sono due protagoniste nel suo libro una è una vestale di un’antica Roma e una un’archeologa, tutte e due cercano la propria liberazione in forme diverse e la raccontano “Oltre il tempo”, come dice il titolo. Una tematica quella della libertà femminile che travalica il tempo. E’ sempre stato un tema fortissimo la necessità delle donne di uscire dagli stereotipi. C’è anche il tema della cura, la vestale si deve curare del fuoco sacro mentre l’archeologa deve occuparsi di sua madre malata di alzheimer, e introduce un altro grande tema, l’invecchiamento della popolazione nelle aree intente. Quindi la cura dell’altro e di se stessi in un’introspezione molto profonda.

Per finire c’è una serata dedicata a Maria Teresa Di Lascia. Quando vinse (postumo) il premio Strega c’è chi si affrettò a snaturare il premio richiedendone addirittura la soppressione. Sono passati quasi trent’anni e finalmente ci si inizia ad accorgere delle autrici.

Sì, la terza serata è dedicata a Maria Teresa Di Lascia in termini storici antropologici ma non è un caso se c’è una volontà di riscoprire questa scrittrice a trent’anni dal suo premio strega. Viviamo un momento in cui c’è una volontà di scrivere la letteratura contemporanea a partire dalle voci delle donne che sono state occultate. E Maria Teresa Di Lascia è una di queste.

Se pensiamo ad alcuni commenti insultanti di grandi autori di quel momento di quando è uscito Passaggio in ombra capiamo come la letteratura era dominata dagli uomini. Per le donne scrivere era considerato quasi un esercizio di buona educazione. Fu salutato con molta freddezza, mentre ci furono scrittori importanti come Raffaele La Capria che espressero un giudizio molto positivo su questo romanzo.

Noi abbiamo pensato di affidare questo libro a un’attrice che è specializzata nella ricostruzione di personaggi femminili cioè Nunzia Antonino. Maria Teresa Di Lascia l’ha colpita molto e ha tirato fuori una sua lettura che proporremo in prima a Bovino e che ha già delle richieste di replica. Subito dopo Bovino andrà a Bisceglie il 19 agosto e poi sono convinta che questo spettacolo continuerà a girare ulteriormente.

Lei è stata la prima docente di letteratura di genere in Puglia. Quando lei ha iniziato c’era solo lei praticamente a occuparsi di questo, quando le cose sono cambiate?

Se dovessi individuare un momento a partire dal quale la ricerca passa da essere una questione delle specialiste di letteratura di genere al momento in cui è diventata un’esigenza di dominio pubblico, quel momento è Elena Ferrante. Da lì si è cominciato a vedere la letteratura delle donne e un aiuto enorme lo hanno dato i social. Sono nate tantissime occasioni che hanno trasformato un tema specialistico, quasi elitario, (sembrava quasi una cosa di nicchia) in un’esigenza.

Anche nelle scuole?

Io vedo la presenza delle donne nella scuola e nelle università più di prima. Soprattutto c’è un’esigenza delle docenti che chiedono corsi di aggiornamento, interventi, incontri. Ci sono stati una serie di fattori che hanno contribuito. Prima non esisteva una letteratura pugliese. A un certo punto, diciamo da una ventina d’anni, c’è stata una grande fioritura di scrittori pugliesi che ha gettato una luce positiva e di coraggio anche verso il passato letterario. E in questo senso va intesa la ripresa di un’autrice come Maria Marcone relegata sempre in uno spazio marginale.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.