Magistratura e giustizia nella terza serata de “Il libro possibile” a Vieste

by Gabriele Rana

Si è svolto in piazza Marina Piccola a Vieste il terzo appuntamento del Festival  “Il libro possibile” che per il suo ventesimo compleanno ha ricevuto quattro imperdibili serate, oltre alle classiche di Polignano a Mare, nella “Perla del Gargano”.  Negli scorsi giorni ci sono stati grandi ospiti come Patrick McGrath che ha presentato il suo nuovo thriller new gothic“La lampada del diavolo”. 

Se si dovesse trovare il protagonista della serata di ieri, quando i colori del tramonto si univano a quelli del mare, mentre la torre del faro diventava meno visibile nella notte e una fortissima umidità rendeva un’impresa respirare sotto le mascherine: quello è sicuramente Paolo Borsellino.Più di una volta infatti è stato  fatto il suo nome, a cominciare dall’intervento di suo fratello Salvatore collegato in diretta e accompagnato da Peter Gomez, direttore della versione online de “il Fatto Quotidiano”. Entrambi hanno discusso del libro “La Casa di Paolo” di Sara Loffredi e Marco Lillo di cui Salvatore Borsellino ha scritto la prefazione. Un dialogo però non solo incentrato sul passato, ma soprattutto sul presente. D’altronde lo stesso Gomez ricorda durante l’intervista con bonculture i motivi per cui è importante parlare ancora dei fatti di via d’Amelio e di Paolo Borsellino: “Perché è stata una persona che si è sempre opposta ai compromessi ignobili: ha detto che un conto è la responsabilità penale e un conto è la responsabilità politica. Ha invitato la politica ad assumersi le proprie responsabilità. E soprattutto perché noi su gran parte del movente della strage o sul reale volto dei cosiddetti mandati occulti o corresponsabili, io direi, non abbiamo ancora una verità processuale. La cosa evidente è che Borsellino non doveva essere ucciso immediatamente dopo Falcone. La mafia lo sapeva, ma qualcuno ha fatto presente che sarebbe stata cosa utile”. 

Una figura quella di Paolo che ispira e ha ispirato  giovani magistrati verso cui Peter Gomez, pochi istanti prima di salire sul palco, non risparmia parole e raccomandazioni: “Devono ricordarsi che il lavoro di magistrato non è un lavoro, ma ha qualcosa a che fare con la missione e ha poco con la carriera. Si è lì per fare giustizia che vuol dire condannare i colpevoli e assolvere gli innocenti”. Ed è proprio sulla giustizia che è proseguito il dibattito tra il giornalista e Salvatore Borsellino, nello specifico sulla riforma della giustizia della ministra Cartabia le cui criticità per il fratello del magistrato ruotano intorno alla prescrizione per i reati di mafia che definisce come “una resa dello Stato nei confronti della criminalità”.

Magistratura e giustizia sono stati i temi principali anche dell’ultimo intervento della serata, che non è stato quello di Joe Bastianich come previsto inizialmente, bensì quello del magistrato Roberto Scarpinato e  del giornalista Lirio Abbate  che ha presentato  il  suo libro “Faccia da Mostro”. 

“È un personaggio dubbio che nella leggenda popolare siciliana è stato descritto sempre accanto alcuni delitti eccellenti che sono rimasti insoluti. – così l’autore durante l’intervista con bonculture – si parla di un uomo che era presente a questi delitti con la faccia da mostro. Raccontarlo,  indicarne il nome è importante per illuminare certi fatti che sembrano essere stati dimenticati”  Una storia tanto incredibile quanto vera, che permette di approfondire il cosiddetto deep state che lo stesso Scarpinato durante il suo intervento definisce non come una fantasia, ma un’effettiva realtà in cui al fianco di uno Stato che agisce per la giustizia e il suo compimento, ne agisce un secondo fatto di corruzione e depistaggi.

Covid, ripresa e no-vax sono stati solo alcuni degli argomenti trattati da Paolo Crepet che ha presentato “Oltre la tempesta”, argomenti non diversi da quelli trattati dall’intervento della terza carica dello Stato Roberto Fico. Il Presidente della Camera purtroppo non è riuscito a partecipare in presenza all’evento, lasciando Paolo Celata sul palco a dibattere con le immagini della videochiamata in diretta proiettata sul maxischermo. Per il giornalista di La7 è la sua prima volta a Vieste: “Non ero mai venuto a Vieste, è un posto meraviglioso. È un posto ricco, vivace per il suo mare, la sua cultura, i suoi ristoranti e i suoi negoazi. Ci si sta bene. L’ho scoperta e conto di tornarci spesso”.

Da altre spiagge vengono invece i Boomdabash che sul palco con Alessio Giannone (Pinuccio) e il loro nuovo libro “Salentu d’Amare” riescono a strappare più di un sorriso ai presenti. Da sempre portavoce della loro terra, ribadiscono a bonculture l’importanza di parlare della Puglia sia attraverso i libri che la musica: “È importantissimo perché la Puglia sta facendo un grande percorso e dobbiamo continuare a parlarne affinché arrivi sempre a più orecchie possibili che la Puglia sta guadagnano piano piano un gradino di tutto rispetto nel mondo intero”.

Questa sera si terrà l’ultimo appuntamento del festival tra gli interventi quello di Roberto Saviano che presenterà il suono nuovo libro “Gridalo”, Gherardo Colombo, Oscar Farinetti e la lectio magistralis di Barbara Gavallotti.

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