Perseverare, condividere, accogliere: Bari e la Festa dei Popoli

by Andrea Giotta

Se mettiamo insieme un angolo di mondo racchiuso nel verde di un parco cittadino,  in cui la cultura orientale si incontra e  dialoga con quella occidentale, otteniamo senz’altro una festa, la “Festa dei popoli”, nello specifico.

Giunta alla sua 15esima Edizione, questa manifestazione  vede lavorare per la sua organizzazione gomito a gomito varie realtà etniche radicate del territorio barese.

In una città come Bari che, storicamente parlando, si è sempre distinta per i tanti scambi e passaggi etno-culturali, un evento del genere non poteva che prendere piede e essere riproposto ogni anno senza sosta alcuna.

Usi, costumi, tradizioni e musiche di ogni parte del mondo si mescolano insieme creando un microcosmo in cui il tutto è mischiato a mo’ di cocktail, la cui ricetta prevede una buona dose di condivisione, affiancata da pace, dialogo e legalità.

Se è vero che l’occhio vuole la sua parte, di certo anche le papille gustative non sono da meno. Imbattendosi nei vialetti del parco Princigalli, luogo in cui da due anni si organizza l’evento, si possono incontrare danzatrici indiane, ammirare percussionisti provenienti direttamente dal Corno d’Africa e soprattutto deliziare i propri palati con l’odore del berberè (miscela speziata etiope ndr) o  cibi dei quali forse non si conosceva neppure l’esistenza, ma, una volta immessi nel cavo orale, non se ne può più fare  a meno.

Tutto questo è unito da qualcosa che, in barba alle varie lingue parlate all’interno di ciascuno stand, mette tutti d’accordo: il dialogo.

Imboccando il primo vialetto, dopo aver varcato l’ingresso del parco , non si può non fermarsi ad apprezzare le danzatrici indiane che, a ritmo di musica, offrono uno spettacolo non da tutti i giorni.

Una di loro, Fatmira, accetta di fare una chiacchierata, e ci delucida su un po’ di vicende.

Albanese, con l’India nel cuore e nella mente, ma ormai barese, Fatmira ha la passione di danzare, raccontare, scrivere.

Nel 2010 infatti, mossa dall’amore per la danza indiana, fonda Bollywood Bari, un’associazione di cultura, arte e cinema, che desidera portare in riva all’Adriatico un po’ di India.

Bollywood è il nome che identifica la cinematografia indiana, deriva dall’unione di Bombay, attuale Mumbai che ne è la capitale e Hollywood. Non una semplice esecuzione di passi, ma interpretazione di musiche e canzoni attraverso la mimica facciale  e i gesti del corpo. Questo in poche parole è lo spirito della danza indiana.

“Sabato sera abbiamo proposto uno spettacolo, al quale ha partecipato anche la comunità mauriziana,  – racconta entusiasta Fatmira – , grazie alla festa dei popoli abbiamo la possibilità di conoscere persone di tutto il mondo, con le quali si innesca uno scambio interculturale. Personalmente partecipo a questa manifestazione dal 2015, mentre dal 2016 monto lo stand dell’associazione Bollywood bari”.

Rimandata diverse volte a causa del covid, la festa si è poi svolta regolarmente, a tal proposito Fatmira aggiunge: “In effetti è stata rimandata più volte, non si riusciva a trovare una data certa, a causa delle paure causa covid,  ma poi con spirito di abnegazione si è deciso di organizzarla a metà settembre. L’anno prossimo partecipate in tanti, ci divertiamo di più, sperando che il covid ci abbia definitivamente lasciato – questo il monito lanciato da Fatmira verso tutte le comunità presenti su Bari.

Congedata, con tanto di namaste (lett.: mi inchino a te ndr) e mani giunte,  la comunità indiana, ecco Padre Corrado, missionario comboniano che, attraverso la mascherina, racconta dei suoi 30 anni trascorsi in Asia, tra Cina, Filippine e Malesia e ora approdato a Bari.

In un vicoletto, all’ombra di un albero, con in mano un libro c’è Koblan, laico ivoriano, organizzatore di questa edizione della festa dei popoli. Anche lui dice la sua circa questo evento.

“Perseverare, condividere, accogliere, mettersi in discussione”. Tanto pragmatico quanto diretto, Koblan ci spiega quelle che sono le parole chiave di questa edizione della festa. Non rappresenta la Costa d’Avorio, ma tutte le comunità che hanno deciso di partecipare all’evento. Koblan si “sveste” dei suoi connotati ivoriani, per indossare, simbolicamente, in quanto organizzatore della manifestazione, gli abiti di tutte le nazioni del mondo.

“Cosa mi piacerebbe importare dalla Costa d’Avorio qui in Italia? L’allegria e la vitalità che caratterizza gli ivoriani”.

Infine il punto su questa edizione della festa: “Siamo abbastanza soddisfatti, visto anche il momento storico, è già un grande traguardo essere riusciti ad organizzarla, la gente ha risposto bene. Abbiamo avuto, tra associazioni e comunità una trentina di adesioni. L’auspicio per il prossimo anno? Trovare il vaccino per il covid che ci permetta di vivere molto di più in armonia e ritrovare il contatto fisico”.

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