Premio I fiori blu, vincono Giuliano da Empoli e Rosella Postorino. Premio Speciale a Melania Mazzucco

by redazione

Una serata magica ha concluso la quarta edizione del Premio I fiori blu, condotta da Neri Marcorè accanto alla direttrice artistica Alessandra Benvenuto nel Parco dell’Università degli Studi di Foggia.

Sette i titoli giunti in finale, valutati dalla Giuria Tecnica presieduta da Paolo Mieli, per una edizione che ha visto raddoppiare i voti totali con oltre 600 lettori e lettrici votanti e ha avuto la partecipazione attiva degli studenti, con la realizzazione di video e contenuti multimediali. Ad Alessandro Aresu con “Il dominio del XXI secolo” edito da Feltrinelli è andato il Premio Giuria Studentesca.

Dopo i saluti degli sponsor e delle istituzioni, che hanno supportato il Premio e con i preziosi ed evocativi momenti musicali del duo violino e violoncello, composto da Francesco e Maria Saveria Mastromatteo, sono stati annunciati i tre libri che hanno convinto le diverse giurie.

Con 367 voti è Rosella Postorino con il suo “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli), romanzo epico e intimo, incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 2023, a vincere il Premio Giuria Popolare.

«Non tutti facciamo la storia, molti di noi la subiscono, i miei personaggi, i ragazzi fuggiti da Sarajevo, si aggrappano alle relazioni. Sono partiti senza il loro consenso, la maggioranza di loro abitava in un orfanotrofio, ma non erano tutti orfani. È possibile fare del bene producendo anche qualcosa di negativo, uno strappo, una lacerazione che ha strettamente a che fare con l’identità. Quando provi a metterti nei panni di qualcuno senza aver provato il suo stesso dolore fai quasi un atto di arroganza. Ma è l’arroganza stessa della letteratura, la letteratura è un grande atto di immedesimazione, furibondo, un atto democratico», ha rilevato la scrittrice.

Allo splendido saggio di Melania Mazzucco “Self-Portrait” (Einaudi), un percorso collettivo, tutto femminile, nel quale le donne artiste rivendicano il diritto a entrare nel canone della storia dell’arte, è andato il Premio Speciale della Commissione Scientifica, annunciato dal professor Lorenzo Lo Muzio, Rettore dell’Università degli Studi di Foggia e dalla professoressa Irene Sasso, vicepresidente della Fondazione Monti Uniti. Il ritratto e il rapporto delle pittrici con la propria immagine le rende sorelle a chi legge. E l’essere sorella è il filo e il senso del lavoro di Mazzucco.

«Ci sono artiste che sono state sminuite, sbeffeggiate, derise, ignorate– ha raccontato l’autrice ad Alessandra Benvenuto e al pubblico- Le loro opere sono delle urla nel silenzio, ma l’hanno lasciate affinché ci accorgessimo di loro. Nel Seicento alcune artiste sono riuscite ad affermarsi, non c’è solo Artemisia. Elisabetta Sirani, pittrice e incisora, era un prodigio, alcune venivano apprezzate perché erano una eccezione. Frida Kahlo oggi è una icona, a volte ha funzionato recitare una parte, essere un personaggio. Molte di loro hanno perseverato contro tutti o hanno avuto alleati a volte i padri, i compagni, i mariti. A volte si sono salvate inventando dei modi laterali per essere artiste».

Al termine della serata, in cui non è mancato da parte delle due giurate tecniche Sandra Petrignani e Ritanna Armeni il ricordo commosso della scrittrice Michela Murgia, Paolo Mieli e Marco Ferrante hanno intervistato il vincitore della quarta edizione del Premio I fiori blu, Giuliano da Empoli con “Il mago del Cremlino” edito da Mondadori, che ha conquistato il favore e il Premio della Giuria Tecnica.

Un caso letterario in Francia e in Italia, che sta per essere tradotto in decine di lingue.

Vadim Baranov, l’alter ego romanzesco di Vladislav Sourkov, è stato lo spin doctor di Vladimir Putin fino al 2021. Lo scrittore, con uno stile nuovo e avvincente, ben prima della guerra in Ucraina, accompagna i lettori nella mente e nelle strategie del nuovo zar russo, che ha sconvolto l’Europa e il mondo con la sua concezione della verticalità del potere e la mitologia della forza.

«Il ministro degli esteri russo Lavrov ha raccontato che gli unici consiglieri di Putin sono Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Caterina la Grande– ha evidenziato da Empoli- Putin deve avere con loro un dialogo notturno, si colloca nella dimensione degli zar. Nel mio libro si parla della corruzione, ma i soldi non sono la chiave di lettura di Putin. I primi che si sono sbagliati su di lui sono stati coloro che lo hanno scelto. Il sistema di potere in genere non sceglie il più forte, il migliore, sceglie il controllabile, il prevedibile. Per lui c’è stato un errore di casting, Putin è un personaggio molto diverso. Sin dall’inizio non è stato un leader democratico, ma già un mito».

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