XX Giornate della traduzione letteraria, Stefano Arduini e quella centralità invisibile di traduttori e traduttrici

by Agnese Lieggi

Dal 30 settembre al 2 ottobre 2022, a Rimini, presso Palazzo Buonadrata della Fondazione Unicampus San Pellegrino (FUSP), si svolgerà la XX edizione delle Giornate della traduzione letteraria, a cura di Stefano Arduini e Ilide Carmignani.

Parteciperanno alla ventesima edizione molti professionisti dell’editoria, scrittori, studiosi e ovviamente traduttori che si avvicenderanno su tavoli di dibattito e seminari anche di carattere didattico, con il fine di scandagliare le principali caratteristiche nonché gli aneddoti del modo della traduzione della letteratura.

Gli ospiti d’onore saranno Milo De Angelis e Paolo Valesio. Fra i partecipanti: Susanna Basso, Edoardo Brugnatelli (Strade Blu Mondadori), Renata Colorni, Lorenzo Enriques (Zanichelli), Antonio Franchini (Giunti), Carlo Gallucci (Galllucci Editore), Vera Gheno, Biancamaria Gismondi (Le Monnier – Mondadori Education), Ena Marchi (Adelphi), Mariagrazia Mazzitelli (Salani), Giorgio Pinotti (Adelphi), Cristina Prasso (Nord), Elisabetta Risari (Oscar Mondadori), Federica Speziali (Master BookTelling Università Cattolica di Milano), Annamaria Testa, Paola Tiberii, Ada Vigliani.

Sarà celebrato e conferito il Premio “Giovanni, Emma e Luisa Enriques” – Giornate della traduzione letteraria. Il Premio viene assegnato dalla giuria, composta da Ernesto Ferrero, Stefano Arduini e Ilide Carmignani, a traduttori letterari per l’insieme della loro attività o a personaggi del mondo culturale che si sono contraddistinti per il loro impegno a favore della traduzione.

Abbiamo modo di rivolgere qualche domanda a Stefano Arduini, professore ordinario di Linguistica all’Università di Roma Link Campus dove dirige il DAMS, professore di Teoria della Traduzione all’Università di Urbino, nonché presidente della Fondazione Unicampus San Pellegrino di Rimini, da molti anni curatore dell’evento assieme a Ilide Carmignani.

Come nasce l’idea di fermarsi e dedicare delle giornate alla traduzione letteraria?

Credo che Ilide lo racconti benissimo quando apriamo le Giornate ogni anno. Molti anni fa, siamo ai primissimi anni 2000, Ilide mi invitò a una tavola rotonda al salone del libro sulle scuole di traduzione letteraria, c’era Magda Olivetti, Peter Bush che dirigeva il British Center of LIterary Translation e non ricordo chi altri. È curioso che dopo più di vent’anni due di quelle scuole, noi e il BCLT, gli altri sono scomparsi, continuiamo a lavorare assieme e abbiamo costruito con altri istituti quello che è il progetto più articolato di formazione dei traduttori e traduttrici di letteratura, il progetto Petra-e. Ilide aveva l’esperienza di qualcosa di simile organizzato in Spagna, noi volevamo portare la nostra esperienza oltre la formazione, per avere un luogo in cui si potesse pensare la traduzione letteraria non in termini astratti ma nel confronto con il concreto lavoro dei traduttori e delle traduttrici. Si è trattato di un incontro fortunato come raramente capitano, che ha costruito un punto di riferimento indiscutibile per la traduzione in Italia. Sono legato da un debito non ripagabile a quella proposta che alla fine della tavola rotonda mi fece Ilide, di lì a pochi mesi organizzammo le prime giornate di Urbino e fu un’altra storia.

A chi si rivolge l’evento e dove si svolge?

Le Giornate si rivolgono a tutti coloro che considerano il tradurre qualcosa di essenziale nella definizione e costruzione di una cultura. A coloro che pensano che i traduttori e le traduttrici non sono importanti solo perché sono dei prestatori d’opera un po’ particolari di cui non si può fare a meno ma perché grazie al loro lavoro il modo di guardare la letteratura si arricchisce di una profondità speciale. In questo senso le Giornate si rivolgono a tutti coloro che amano le letterature e le loro interazioni. Sono rivolti ai giovani traduttori e traduttrici che si affacciano a questo mondo e che qui trovano colleghi con più esperienza che possono suggerire strade e condividere idee. Sono anche rivolte agli editori sensibili al ruolo che la traduzione gioca nelle loro case editrici.

Esiste un piano di formazione specifico per giovani che vogliono intraprendere la carriera del traduttore letterario?

Esistono molte scuole. Qui a Rimini all’interno della Fondazione, abbiamo Tradurre la Letteratura, la scuola che da più tempo (25 anni) forma traduttori e traduttrici in Italia e che con costanza e determinazione ha lavorato con i giovani traduttori e traduttrici nonostante tutte le crisi e pandemie. Tradurre la letteratura è uno dei membri fondatori di quello che oggi posiamo considerare il più grande network europeo di istituzioni che si occupano di traduzione letteraria e che ha origine in un progetto europeo denominato Petra-E. Petra-e ha elaborato un framework per l’insegnamento della traduzione letteraria in continuo aggiornamento che prevede un percorso di formazione che va dai principianti fino ai traduttori e le traduttrici che ormai possono considerarsi professionisti. Si tratta di un grande lavoro che ha prodotto fra le altre cose la European School of LIterary Translation che, coordinata da fusp e con il supporto del Britisch Centre of LIterray Translation, l’Università di Utrecht e Lovanio organizza ogni anno una scuola estiva per formare i docenti di traduzione letteraria. Alle Giornate Roberta Fabbri terrà un seminario dedicato proprio al progetto Petra-e.

Dice Susan Sontag: Perché, buona o cattiva che sia, alta o bassa, ‘oggettiva’ o ‘libera’, la traduzione è il sistema circolatorio delle letterature del mondo. Che ruolo ricopre oggi la traduzione all’interno del panorama della letteratura?

Più che di traduzione mi piace parlare dei traduttori e traduttrici e a questo riguardo direi che il traduttore e la traduttrice hanno progressivamente perso quella che Lawrence Venuti ha chiamato “invisibilità” per essere riconosciuto come attore importante nella creazione di prodotti culturali. Anche nel passato c’è chi aveva affermato la centralità del tradurre, ma certamente il dibattito culturale della nostra epoca è stato segnato da questo tema. Il cambiamento nella percezione di chi traduce è la conseguenza di un mutamento profondo del concetto di traduzione perché è affiorata nella cultura la convinzione che il tradurre eserciti una funzione di gran lunga superiore a quello che superficialmente si può pensare. Del resto basta osservare un semplice dato generale che riguarda l’editoria italiana. Senza i libri tradotti buona parte di quanto leggiamo non esisterebbe. Molti libri che abbiamo a disposizione sono infatti traduzioni ed attorno ad essi ruota una parte significativa del mercato editoriale. Si tratta di un fatto che è divenuto via via sempre più chiaro agli occhi di tutti e che fatto sì che nella cultura italiana l’attenzione per i libri tradotti e la traduzione sia progressivamente cresciuta. Le Giornate hanno contribuito a questo mostrando che i traduttori e le traduttrici non sono importanti solo perché sono dei professionisti un po’ particolari di cui non si può fare a meno ma perché grazie al loro lavoro il modo di guardare la letteratura e i testi si arricchisce di una conoscenza e profondità speciale.

Che qualità deve avere un/a traduttore/traduttrice letterario/a?

Questa è una domanda difficile a cui il progetto Petra-e e il suo framework ha cercato di rispondere e di condividere. Si tratta di un lavoro di ormai quasi un decennio, invito i partecipanti alle giornate e a partecipare al seminario che Roberta Fabbri terrà sul tema.

Grazie mille per la sua disponibilità!

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