Aggredire la povertà, non i poveri. La realtà, le parole, la politica

by Tommaso Pasqua

“La parola è minuta e invisibile, eppure compie miracoli, può spegnere la paura, eliminare la sofferenza, alimentare la gioia, accrescere la compassione”, cosi Gorgia di Leontini, usando le parole arriva al cuore della realtà. Sia chiaro, non facciamoci illusioni, ognuno di noi non avrà mai conoscenza sicura della realtà, lo sforzo che possiamo fare è osservarla, e provare ad interpretarla.

Credo sia necessario partire dall’analisi delle parole. In politica le parole sono importanti e generano realtà.

La ruspa, di stretta osservanza salviniana, il minuscolo è scelta voluta, era la parola aggressiva sulle fragilità, ed era un brand fotografico per dare l’impressione che la politica agiva. Da oggi non vedremo più ruspe per distruggere ma dovremmo vederle per costruire, si chiude un micro ciclo politico, fatto di sovranismo da spiaggia.

In questo ultimo anno abbiamo sentito risuonare parole del vocabolario del 900, sovranismo, confini, patria. Con il giuramento, in corso, del nuovo governo, sono certo che avremo un lessico nuovo.

Credo sia quasi necessario creare un nuovo paradigma politico in grado di interpretare una realtà dinamica, in continuo movimento con un uso garbato della parola.

Partire da parole nuove per coniugare un “nuovo umanesimo” che sappia mettere al centro la persona.

La paura non deve essere più la parola di uso quotidiano della classe dirigente, ma bisogna saper usare parole coraggiose.

Aggredire la povertà, non i poveri. Mettere in grado le persone di vivere con dignità i giorni della loro vita. È l’unica vera emergenza, insieme alla capacità di generare politiche attive di lavoro, in grado di creare lavoro per le generazioni tutte, giovani e adulti, a partire dal sud.

Se la politica vuole provare, nel qui ed ora, ad avere un ruolo deve ritornare a pensare ad ogni singola storia e deve ripartire dai territori.

Il Sud perde le migliori energie, partono intelligenze e si frantumano le famiglie. I paesi perdono la loro configurazione esistenziale e lo spopolamento cancella territori. Bisogna partire da queste analisi per ridare un ruolo centrale alla politica ed evitare di inseguire le oscillazioni dello spread.

Dovremmo seguire l’andamento della demografia, unico parametro che incide sull’indice di benessere delle singole persone.

Ripartire dai luoghi del pensare per immettere semi buoni nella realtà, che pare precaria e confusa, ma che può essere corretta e migliorata se sappiamo riprendere l’esercizio dell’ascolto dei sogni e desideri delle persone che abitano i territori con coraggio.

Resto fiducioso che le Istituzioni da oggi torneranno ad essere luogo di parole educate e gentili, e che potremmo ritornare a vedere una nuova classe dirigente in grado di interpretare al meglio la realtà.

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