Concorso per precari storici della scuola? Forse che sì forse che no

by Alessio Walter De Palma

Forse che si forse che no è un capolavoro teatrale del 1910 del prolifico Gabriele D’Annunzio, esponente di spicco del Decadentismo italiano, il titolo di quest’opera riecheggia da giorni nelle menti di tanti lavoratori della scuola, i cosiddetti “precari storici”, insegnanti a tempo determinato che da almeno tre anni sono “servitori dello Stato” da ottobre a giugno.

Dal prossimo 22 ottobre dovranno sostenere le prove concorsuali per 32000 posti per accedere ai ruoli con 66000 candidati. Sembrano dati e numeri allettanti ma nella realtà i 32000 posti vanno suddivisi tra tutte le classi di concorso di ogni ordine e grado risultando così posti veramente limitati, senza aggiungere che in alcune regioni i posti disponibili sono “fantasmi”, ad esempio è il caso della classe di concorso A029 Musica negli istituti di secondo grado in cui il numero di posti disponibili è pari a 0, così come tante altre classi di concorso. O ancora classi di concorso “sature”, come il caso della A012 Discipline letterarie negli istituti di istruzione superiore secondaria, in cui in Puglia ad esempio sono disponibili solamente 59 posti! E si sa l’insegnamento dell’italiano e della storia è previsto per ogni indirizzo di studio! È fumo negli occhi e specchietto per le allodole! Il concorso sarà nazionale ma su base regionale o interregionale, infatti i candidati residenti in alcune regioni, come è il caso della Basilicata o del Molise, dovranno spostarsi a proprie spese in regioni vicinorie, in questo caso Puglia, Campania, Lazio o Abruzzo.

Ma altro flop che anche all’interno della stessa regione i km da percorrere sono tanti. Un residente dell’Emilia – Romagna, di Rimini può sostenere la prova a Piacenza, oppure un foggiano la può sostenere a Lecce o viceversa, creando così caos. La notizia anche questa falsa del sostenere la prova nel proprio comune di residenza viene meno. Senza dimenticare che un professionista della scuola che da tre, cinque, dieci, quindici, venti anni e anche più che insegna da ottobre a giugno ha acquisito esperienza e competenza sul campo, le conoscenze le ha già acquisite durante il percorso universitario o nel caso degli ITP (Insegnanti tecnico pratici) nel percorso scolastico. Ha senso sottoporre quesiti di conoscenza delle discipline di insegnamento, delle metodologie didattiche e della lingua inglese? Più dell’esperienza sul campo cosa può essere oggetto di valutazione? Senza dimenticare che l’Art. 97 della nostra Costituzione afferma chiaramente che nel pubblico impiego si può accedere per concorso si ma anche per titoli e servizi, come è il caso del personale ATA, dei docenti universitari – lo stesso prof. Giuseppe Conte ha avuto accesso all’insegnamento universitario in questa modalità prevista dalla Costituzione – dei docenti del reparto AFAM, ma per i docenti “preparati solamente da ottobre a giugno”, e in alcuni casi anche luglio e agosto per esami di Stato ed esami di riparazione, devono sostenere un concorso perché in cattedra devono esserci solamente “docenti preparati.”

Dunque molti di questi lavoratori della scuola che hanno preparato lezioni, coordinato classi, responsabili di plessi, commissari durante gli esami di stato, valutato studenti lo hanno fatto pur non essendo preparati secondo lo Stato, ma comunque ad esso dipendenti? Una contraddizione in termini, come tante altre, ricordiamo che fino a due anni fa l’onorevole Lucia Azzolina, attuale Ministro dell’istruzione, all’epoca fervente sindacalista ANIEF si batteva con tutte le forze per la stabilizzazione dei precari storici, ora da Ministro ha rinnegato o forse dimenticato il passato?

Altro elemento fondamentale è che siamo ancora in piena pandemia, i contagi e gli aumenti di casi di CoVid-19 sono sempre più in aumento. La DID Didattica digitale integrata, quindi parte integrante della didattica non potrebbe essere utilizzata al meglio o è necessario rischiare di contagiarsi con le lezioni in presenza in alcuni casi in condizioni disumane?

Ragazzi diversamente abili mandati a casa per mancanza di insegnante di sostegno, ragazzi costretti a seguire le lezioni a terra senza banchi e senza sedie, ragazzi spesso non curanti delle regole (distanziamento sociale, mascherina ecc.) ma per Palazzo Chigi va tutto bene, la scuola e anche l’università non sono luoghi di contagio, i precari impreparati devono sostenere il concorso.

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