Della ragione e del torto, l’Avvocatura foggiana al voto. Boom di candidati e di aspiranti presidenti. Tra liste e outsider

by Antonella Soccio

In una società, intossicata dalla rabbia social e dai tribunali mediatici, tutti sono seduti dalla parte della ragione. È accaduto anche a Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione Nazionale magistrati, ex rappresentante di tutti i pm e i giudici d’Italia, che, dopo lo scandalo sulla sua condotta, non ha trovato nessun collega disponibile ad assumere la sua difesa dinanzi alla sezione disciplinare del Csm. 

Il professor Adelmo Manna in un suo recente scritto parla di populismo politico e di reazione dell’avvocatura, con il Governo gialloverde, che poggia le fondamenta dell’azione governativa, da un lato su di una reazione di stampo poliziesco nei confronti dei migranti e, dall’altro, in una risposta questa volta affidata al Ministero della Giustizia, forte e tempestiva, come è avvenuto relativamente alla legittima difesa presunta.

L’obiettivo è assecondare gli “stati emotivi” della popolazione, che vive un vero e proprio panico da migrazione e un rigurgito securitario dettato dal decoro.  Non solo il Decreto Sicurezza, ci sono diverse azioni che cavalcano questo stato di coscienza della collettività. Anche le operazioni sottocopertura, della normativa in fieri, sull’ “agente provocatore”, al fine di individuare i concorrenti nel reato puntano quasi a produrre il reato, sebbene la norma possa essere utile per i reati associativi, per quelli in materia di stupefacenti e per il riciclaggio, ove cioè la funzione dell’agente sotto copertura è quella di individuare i concorrenti nel reato e, quindi, di disgregare dall’interno l’organizzazione criminale.

La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare

PIERO CALAMANDREI

In questo clima non facile per l’avvocatura si svolgeranno le elezioni per il prossimo presidente dell’Ordine forense di Foggia, città della Quarta Mafia, città di caporalato e di sfruttamento di migranti, con uno dei più grandi Cara d’Italia e con una grossa quantità di ghetti. Una piazza, che ha inglobato quella di Lucera, in cui sono ben 3600 gli avvocati iscritti all’Ordine e nella quale si candidano tre fra i più noti e apprezzati penalisti di Foggia, Michele Curtotti, Luigi Leo e Gianluca Ursitti.

Nelle classifiche nazionali i giudici foggiani sono al primo posto per carichi di lavoro smaltiti.

Al 30 giugno 2018 (ultimo dato ufficiale disponibile) le pendenze nel settore civile erano scese a 44603 cause: servono 611 giorni per giungere alla sentenza di primo grado.

30.809 i procedimenti definiti in un anno, 25696 quelli sopraggiunti.

Nel settore penale – dato relativo a sezioni collegiali e giudici monocratici – in un anno sono state pronunciate 3943 sentenze; sono arrivati 4792 nuovi processi; quelli pendenti al 30 giugno 2018 erano 10482, e la durata media è di 841 giorni. Sono stati 1680 i processi e procedimenti prescritti (tra tribunale, gip-gup e Procura) sui 36798 definiti, con una percentuale del 5%.

Ebbene, al voto, ogni avvocato può indicare sino ad un massimo di 14 voti per via telematica, non necessariamente della stessa lista; i 21 consiglieri che otterranno il numero maggiore di voti andranno a comporre il consiglio dell’Ordine che poi voterà il presidente che resterà in carica per 4 anni.

LE LISTE

Sono tre le liste. La prima, “Avvocatura libera e indipendente”, propone come presidente Gianluca Ursitti ed è formata dai candidati consiglieri Iaia Calvio, Pasquale Caso, Giacomo Celentano, Leonardo D’Aloiso, Laura De Maio, Nadia Di Sabato, Carlo Guglielmi, Gaetano Massimiliano Mari, Angela Masi, Marco Merlicco, Monica Mirabella, Francesco Niglio, Enrico Maria Orsitto, Giovanna Paolisso, Adriano Pernice, Marco Scillitani, Luigi Sorace, Giuseppe (Pino) Stefania, Lorenzo Taggio e Donatella Ventarola.

La lista “Mai più soli” propone presidente Luigi Leo ed è composta dagli avvocati Giustino Valeriano Agostinone, Sergio Celentano, Giuseppe Clima, Stefania D’Amato, Giuseppe De Cata, Leonardo De Matthaeis, Mariaeugenia Di Carlo, Michele Farina, Pierpaolo Fischetti, Michele Fusillo, Alfredo Grassi, Pietro Lama, Barbara Levanto, Michele Maglieri, Antonio Maruotti, Rosantonia Mennuni, Christian Padalino, Nicola Mauro Palumbo, Andrea Petito, Laura Raffaeli, Fortunato Rendiniello, Debora Maria Ruggiero, Irene Russo, Monica Scaglione e Paride Tarquinio.

Infine la lista “Avvocatura 4.0” che ha già avuto l’appoggio dell’associazione Aiga e che presenta come candidato presidente Michele Curtotti come candidati consiglieri Maria Barbaro, Grazia Chionchio, Renata Fulchino, Simona Roselli, Sefora Tetta, Luigi Battiante, Matteo Ciociola, Valerio Cordella, luigi Iannarelli, Mario Liscio, Angelo Pasquale Masucci, Pasquale Rinaldi, Valerio Vinelli.

GLI OUTSIDER

La tornata elettorale è particolarmente ricca di candidati, circa 70, poiché è stata recentemente confermata dalla Corte costituzionale la interpretazione della legge elettorale forense che vieta la eleggibilità di Consiglieri che siano stati eletti per più di due volte. In tal modo la totalità del Consiglio uscente, fatta eccezione per due Consiglieri, è divenuta ineleggibile e, pertanto, non ha potuto candidarsi. Tale spazio ha creato un affollamento di liste di Avvocati candidati alle elezioni.

La legge elettorale forense (Legge 12 luglio 2017, n. 113) dispone che ogni candidatura deve essere solo ed esclusivamente individuale; le liste sono consentite solo a fini di propaganda elettorale congiunta e vengono disciolte il giorno antecedente l’inizio delle operazioni di voto (ad ulteriore conferma che non sono previsti candidati presidenti prima del voto). Gli avvocati possono presentare esclusivamente candidature individuali. La legge infatti non parla di “liste” ma di mere “aggregazioni di candidati” né prevede aggregazioni attorno ad aspiranti presidenti.

A Foggia oltre alle tre “liste” sono presenti nella tornata elettorale anche candidati puramente individuali ed indipendenti, non ricompresi in nessuna lista.

Uno di questi è Vincenzo Rocco, il cui Studio ha ottenuto il riconoscimento di Studio Legale dell’Anno 2019 conferito dal Sole 24 Ore. Dal 2010 gestisce una pagina social che comprende oltre 800 Avvocati. A suo avviso è forte l’anomalia di una propaganda elettorale incentrata su liste contenenti ipotesi di Consiliature preconfezionate.

“La campagna elettorale svolta dalle “liste” si dilunga in molti proclami e promesse che sono di fatto irrealizzabili da parte del Consiglio, perché di competenza del Ministero oppure perché esulano dai compiti e dalle prerogative del Consiglio, dettate chiaramente dall’art. 29 della Legge professionale forense”, spiega a Bonculture. A lui abbiamo rivolto una domanda esiziale in un contesto quale quello foggiano.

Vincenzo Rocco

Avvocato Rocco, che significa essere un avvocato in una città come Foggia con forte pregiudizio mafioso e con un numero altissimo di legali? La sua risposta è molto articolata.

“Circa l’aspetto mafioso, poiché da vent’anni mi occupo di diritto amministrativo e di diritto civile non sono un osservatore privilegiato del fenomeno della sottocultura mafiosa che impatta negativamente la nostra città. Davvero non sarei titolato a parlarne poiché non ho relazioni professionali con vittime della criminalità e patisco purtroppo le conseguenze dell’ambiente delinquenziale foggiano come gli altri cittadini. Circa, invece, l’altissimo numero di avvocati presenti nel nostro Foro ho una mia opinione delineata da anni Molti considerano un grave problema il sovraffollamento di avvocati; per me non lo è affatto, per almeno tre motivazioni. La prima deriva dalla mia visione tendenzialmente liberista che mi induce a ritenere e confidare che debba essere il mercato a selezionare gli operatori del settore più adatti. Il mercato legale, in particolare, bene si attaglia a tale pensiero liberista, poiché è vastissimo e la Professione di Avvocato è duttile rispetto a detta estensione; ogni avvocato deve respirare tutti i pollini del sapere e scegliere il campo/settore/area che più lo appassiona (visto che se manca la passione diviene insufficiente la abnegazione). Il secondo motivo per cui non credo che l’alto numero di legali possa per me costituire un problema è che ho in grandissima considerazione il concetto di Colleganza. Quello che gli inglesi definiscono essere “Like-Minded People” è il concetto che io sento che mi accomuna ad ogni Collega, indipendentemente dalla sua età, della sua esperienza pluriennale o recente, dalla branca del diritto che lo appassiona di più. Questa comunanza di interessi comporta una sorta di feeling di default con i Colleghi”.

È evidente che a volte sussistono difficoltà di relazione o di comunicazione derivanti dalla diversa indole di ciascuna persona, ma in linea di principio e “di base” in quanto Colleghi siamo comunque legati.

Si tratta di quello che da anni io definisco “legame legale” caratterizzato da empatia, privo dell’inclinazione ad un belligerante e spesso inutile contenzioso, ma favorevole ad una celere e congrua transazione; un legame che ha un duplice aspetto, poiché si riverbera non solo sui clienti ma anche e soprattutto nelle relazioni con i Colleghi, con i quali parliamo la stessa lingua e perseguiamo sostanzialmente il medesimo fine, sia quello costituzionalmente previsto di difesa tecnica in giudizio, sia quello imprenditoriale libero professionale tendente al profitto.

 Alla luce di tanto, l’alto numero di Colleghi può essere addirittura un vantaggio, perché incrementa le possibilità di legami legali.

Devo precisare che sono cosciente che essere Avvocati oggi è molto complicato in diretta conseguenza di numerosi fattori critici e negativi che attanagliano la nostra Professione.

La endemica crisi del tessuto economico è entrata da tempo anche negli Studi legali, la Giustizia italiana è una macchina che non funziona, le politiche governative forensi sono caratterizzate da estremo livore nei nostri confronti, ma l’approccio che ho alla mia Professione non risente di tali elementi negativi e demoralizzanti.

Al contrario, sono certo che un risultato professionale conseguito in un ambiente avversariale ed ostile vale il doppio! E dunque è più stimolante combattere per ottenerlo ed è foriero di maggiori soddisfazioni.

L’Avvocatura è un’avventura molto dura! Ma il vero “problema” è che mi piace molto.

Un ultimo, terzo, elemento che non mi fa ritenere l’alto numero di Colleghi come un problema è che sono fermamente convinto che non sussiste alcuna differenza tra l’Avvocato e l’Imprenditore. Non solo perché siamo sottoposti ai medesimi costi e rischi di impresa e di mercato, ma anche perché per emergere e per distinguersi e per innovare, anche gli avvocati devono compiere scelte di impresa, di mercato, di marketing. Nessuno teme l’alto numero di imprenditori (anzi) e, pertanto, non deve temersi l’alto numero di legali.

È proprio sulla scorta di questo preciso mio modo di intendere la Professione che ho potuto maturare il mio convincimento di candidarmi, per la prima volta, alle prossime elezioni forensi.

Si tratta di operazioni elettorali del tutto peculiari perché sia gli elettori che gli eletti sono i medesimi Colleghi di cui ho testé scritto.

Ogni elettore può esprimere addirittura 14 preferenze e questa ampia possibilità di scelta consente di poter votare affidando la propria fiducia a tante e diversificate anime dell’Avvocatura, quella tradizionale, quella innovativa…, quella che i Colleghi riconosceranno essere la mia”.

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