Gli animali dell’Arca

by Raffaella Passiatore

Sulla terra c’era un gran trambusto. Da mesi ormai pioveva ininterrottamente e la speranza che quel nubifragio cessasse, aveva ormai abbandonato tutti.

Gli animali sapevano che presto sarebbe stata la fine; anche le cime degli alberi più alti stavano scomparendo sotto le onde ed il panico dilagava sulla Terra.

Tutti avevano sentito parlare di un vecchio eccentrico, tale Noè, a quanto si diceva uno che alzava volentieri il gomito e che amava molto gli animali. Quando ancora splendeva il sole a quaranta gradi all’ombra, Noè aveva iniziato la costruzione di una grande casa galleggiante, diventando così lo zimbello del paese. Diceva che gli era apparso Dio e che gli aveva predetto un nubifragio terribile e che di lì a poco non ci sarebbe più stata vita sulla terra. Naturalmente tutti pensavano che il Dio di Noè fosse il prodotto dei fumi dell’alcol.

Noè aveva caricato sull’arca una coppia di ogni specie d’animali e adesso si diceva pronto a partire. Così almeno pensava Noè…

«Siamo pronti. Possiamo partire».Disse Noè, chiudendo il cassetto della scrivania con un sorrisetto malizioso. Jafet fece un cenno affermativo del capo. La porta si spalancò e apparve Sem.

«Padre, qui fuori ci sono degli animali che chiedono di vederti».

«No, dì loro che mi spiace ma non ho tempo. Ormai è tardi».

«Padre, dicono di dover essere imbarcati, dicono che ti sei dimenticato di loro».

«Ho già imbarcato coppie di ogni specie!»

«Appunto, padre. Dicono che ti sbagli. Dicono di essere di una specie rarissima e di non avere alcun rappresentante sull’arca. Dicono che ti sei sbagliato».

«Mmmmh… » Brontolò tra sé il vecchio Noè grattandosi sotto la barba bianca  «Sbagliare è umano…» E poi al figlio: «Va bene, vediamo di che si tratta, falli passare».

Il figlio maggiore di Noè, Sem, uscì e poco dopo qualcuno bussò energicamente alla porta dell’arca.

«Avanti!» Gridò il vecchio, ma nessuno entrò.

«Avanti!» Non successe niente ed il vecchio spazientito si avvolse la barba al collo ed andò ad aprire di persona.

Il silenzio dell’arca fu rotto da un intenso vociare.

«Presto, presto, entrate e poi richiudete subito la porta, quest’umidità mi entra nelle ossa! Lei, si tolga quell’impermeabile inzuppato e voi strofinate per bene le zampe sullo zerbino, mia moglie non tollera il fango sul parquet!»

«Sem, porta delle pattine!» Urlò fuori, al figlio «una cinquantina ad occhio e croce!»

Noè senza dare troppa attenzione alla truppa, che diligentemente strofinava zampette e code sullo zerbino, si sedette alla scrivania ed aprì il grande libro dell’inventario animale.

Sem riapparse poco dopo, insieme ai fratelli Cam e Jafet, portando le pattine di feltro.

«Allora… » Disse Noè infilandosi gli occhiali  «vediamo un po’ nel registro, avanti il primo; nome e cognome, prego».

«Numero uno: Mosca Bianca!»

«Numero due: Grilli Per La Testa!»

«No! No! NO!» Gridò Noè «In ordine alfabetico, per cortesia!»

«Asino Che Volaaaaaa….. » Cantò una voce proveniente dall’alto.

«Can Che Abbaia!» Brontolò una voce minacciosa che rimbombò sulle volte a botte.

«Can Che Dorme…» Sbadigliò un altro, accovacciandosi subito dopo su una brandina apribile.

«Caval Donato». Farfugliò uno a denti stretti.

«Gatta Al Lardo» Esclamò una voce melensa.

«Gatta Ci Cova». Sussurrò qualcuno da sotto la scrivania di cedro.

«Grilli Per La Testa!!!» Gridarono così forte che Noè sobbalzò dalla sedia a braccioli.

Seguirono tre colpi sordi dal primo piano.

Noè si scrollò dalla barba la segatura caduta dal soffitto e spiegò: «Senza gridare, prego, mia moglie cerca di fare un pisolino. Bisogna svegliarla delicatamente, portarle il caffè a letto, altrimenti è di cattivo umore tutto il giorno e poi Dio solo sa cosa ci vuole per calmarla! » Noè dette un’occhiata preoccupato al soffitto e poi continuò: «Allora, avanti!»

«Lupo Che Perde Il Pelo».  Biascicò una voce impastata.

«Non Le avevo detto di togliersi l’impermeabile? Mi sta sgocciolando sul parquet! Avanti, avanti!»

Continuò Noè sprofondando col naso nel grande libro dell’inventario animale.

«Mosca Al Naso!!!» Proclamò una voce stizzita.

«Psssss!!! »Fecero tutti in coro.

«Mosca Bianca» Con accento straniero.

«Pulce Nell’Orecchio».  Sussurrò una voce sottile ed insinuante.

«Vostra sorella Rondine Di Primavera, compare Francesco».

Noè guardò Rondine Di Primavera da sotto gli occhiali. «Signorina, io mi chiamo Noè e non so chi sia questo compare Francesco. Avanti!»

«Serpe In Seno»  Sibilò questa.

«Sorci Verdi» Dissero due all’unisono.

«Piano, piano, figlioli, un po’ più lentamente». S’intromise Noè iniziando a sudare.

«Dottor diplomatoTopo Di Biblioteca». 

«Né Carne,Né Pesce».

«No, no, un momento, adesso è troppo! Come sarebbe a dire Né Carne Né Pesce?!»

«Mejo senza pesci che aliciotti» (1) Scappò detto a qualcuno.

Noè alzò gli occhi su quell’armamentario animale veramente sorprendente, quindi si grattò sotto la barba.

«Immagino sia tu Né Carne Né Pesce?!»

«Io….io credo di sì….»

«Non potresti infilarti quelle pattine come Dio comanda?»

«Non saprei, Signore, potrei provarci, forse…»

«Jafet, portami un grappino, ne ho bisogno».

Jafet uscì, mentre un risolino spiccò dal muso di Pulce Nell’Orecchio.

«E Lei perché ride, Signorina?»

«Niente, Signore, niente, mi chiedevo se il grappino fosse il primo della giornata… per festeggiare, sì, per festeggiare alla nostra salute e alla nostra assunzione sull’arca!»

«Ascoltatemi bene voi tutti. In effetti, devo ammettere che non siete nella lista degli animali imbarcati, tuttavia posto sull’arca non ce n’è abbastanza. Il piano terra è occupato dall’ufficio e dalla dispensa, il primo piano è occupato dalla mia famiglia ed il secondo piano è già al completo di animali».

«Mi dispiace interromperla, Signor Noè, ma questo non è del tutto corretto».

«E Lei chi è per contraddirmi?»

 «Mi permetta di presentarmi; Dottor diplomato Topo Di Biblioteca, per servirLa.

Come dicevo, ciò da Lei espresso poco fa, non è la descrizione completa dei fatti. Dai miei calcoli approssimativi questa costruzione, che potremmo definire un’arca, consta di una lunghezza di circa trecento cubiti, larghezza cinquanta ed altezza trenta, per tre piani, non due! Ergo: il terzo piano basta ampiamente a contenerci tutti!» .

«Andiamo al sodo, non sarà che non vuole imbarcarci, Signor Noè???»  Saltò su Pulce Nell’Orecchio.

Jafet nel frattempo giunse con una bottiglia di grappa. Noè si riempì un bicchierino e se lo scolò in un lampo.

«Potrei averne uno anch’io?» Chiese Lupo Che Perde Il Pelo, avvicinandosi a Noè.

«Guardi che mia moglie non sopporta peli per casa, quindi stia fermo lì e non si muova! Ecco, prenda! Anche questo ci mancava…» Brontolò il vecchio Noè alzandosi a portare il bicchierino di grappa a Lupo Che Perde Il Pelo.

«Qui c’è qualcosa che non quadra…» Sussurrò Gatta Ci Cova a Gatta Al Lardo, che si stava dando una leccatina allo zampino.

«Veniamo al dunque, perché mi sto innervosendo! » Saltò su Mosca Al Naso.

«Amici, cari, meravigliosi esseri viventi del creato, il fatto è che per voi non c’è posto, tornatevene a casa in pace. Shalom e arrivederci».

«Senta Lei, adesso mi sono proprio stufato, sa? Veniamo al dunque o qui faccio un casino che spacco tutto!»  Gridò Can Che Abbaia addentando la gamba della scrivania di Noè.

«Insomma qual è il problema? Il Dottor diplomato ha stabilito che posto ce n’è a sufficienza e allora?»

«Robbidùm e sciammascìm so’ na` massa de gannavím » (2) Scappò detto a qualcuno.

«Non sarà che c’è un problema, come dire…. razziale?»

«Sta’ zitta, Pulce Nell’Orecchio, e lascia parlare il vecchio!»

«Bèh, in effetti, adesso che la vostra amica mi ci fa pensare, voi non siete della razza giusta per salire sull’arca.» Replicò perentorio Noè.

«Questa è discriminazione branco-razziale, razzista di merda!»

«Hei, Mosca Al Naso sta’ calma». Sibilò Serpe In Seno.

«Forse, forse, caro il mio Signor Noè, non ci sarà posto per tutti, ma almeno per qualcuno…Tòh, ma guarda che casualità! Ho proprio qui il mio certificato di nascita. Guardi, Signor Noè, legga, legga dei miei antenati, anch’io come Lei sono originaria dell’Eden…»

«Ma non mi dire?!» Intervenne Gatta Ci Cova.

Noè prese il foglio che Serpe In Seno gli porgeva ed inforcò gli occhiali.

«Hey, qui tira aria di complotto! Aristocrazia di merda!!» Miagolò Gatta Ci Cova.

«In effetti, i nostri patriarchi –infelicemente- si conoscevano piuttosto bene, Signora Serpe In Seno, ciò nonostante….»

«Ascoltatemi tutti!!» S’intromise Mosca Bianca «Se c’è qualcuno qui che merita di essere imbarcato, quella sono io! La rarità della mia razza è indiscussa. Signor Noè, se Lei mi lascia a terra, tutta la Sua stirpe porterà per sempre su di sé la colpa della mia estinzione! Non c’è essere sulla faccia della terra più importante di me e…»

«Ma và a ronzare da un’altra parte! Ma chi ti credi di essere? Qui l’unica coppia di animali da salvare siamo noi: Grilli Per La Testa, senza di noi la storia dell’umanità è finita!  Neanche la torre di Babele ci fate senza di noi!»

«Mi permettano Lor Signori,» Intervenne con voce ferma Topo Di Biblioteca «a quanto mi risulta Lei, Signor Noè, dovrebbe caricare e salpare entro stasera, venerdì diciassette, ripeto: 17 del secondo mese. Il porto di Ararat è da raggiungere dopo centocinquanta, ripeto: 150 giorni di diluvio, ed esattamente il diciassette, ripeto: il 17 del settimo mese.»

«Azz’ !»  Scappò detto a Lupo Che Perde Il Pelo, che si grattò energicamente tredici volte e mezzo tra le gambe.

«Sì, con la Nina, la Pinta e La Santa Maria!»  Sbottò Can Che Abbaia.

«Non bestemmiate! Siete in un luogo onorato dal Signore! » Li rimbrottò il vecchio tirandosi la barba sul petto.

«Ancora dalle mie inquisizioni risulta che il carico dovrà essere di sette paia per ogni specie di animali puri e solo un paio per ogni animale impuro. Immagino che non ha da contraddirmi, vero?»

Noè si scolò un altro bicchiere di grappa.

«Allora,» Proseguì Topo Di Biblioteca «un paio sono due, moltiplicando sette per due abbiamo quattordici. Noi siamo esattamente quattordici; ci registri come le sette coppie di una razza di animali puri ed è tutto in regola!»

Gatta Ci Cova tirò fuori il suo lap top e digitò la moltiplicazione: «Il calcolo sembra esatto ma dovremmo controllare che non abbiano manomesso i dati del mio computer».

 «Adesso basta, avveleniamoli e scappiamo con l’arca!» Gridarono i Sorci Verdi tirando fuori dell’arsenico.  

«Non esagerate!» Gridò fermandoli Can Che Abbaia.

«Date qua, questo lo prendo io, incoscienti! Non sapete di cosa è capace il boss di Noè; qui facciamo tutti la morte del topo!» E così dicendo, Serpe In Seno afferrò la boccetta d’arsenico, mentre menava una sberla di coda a Lupo Che Perde Il Pelo che aveva appena cercato di toccarle una tetta.

«Qui c’è qualcosa che non quadra». Sospirò Gatta Ci Cova mentre chiudeva il becco a Rondine Di Primavera che aveva iniziato ad intonare il cantico delle creature.

«Guardate, sembra che il cielo si stia schiarendo! »  Urlò improvvisamente Asino Che Vola col muso attaccato alla presa di luce del soffitto.

«Vajachèl gava li mantèl, picudè turnlu a butè » (3) Scappò detto a qualcuno.

«Insomma, basta!!!»  E dopo averlo detto il vecchio Noè scolò un altro bicchierino di grappa.

«Voi non siete animali puri! Non risultate nella lista che mi è stata data dal mio Capo e per di più, se la matematica non è un’opinione, voi siete diciotto e non quattordici! E questo è quanto. Mi dispiace, shalom e arrivederci!» Detto questo Noè si alzò in piedi con tutta l’imponenza dei suoi seicento anni.

«Prima di andar via, potrei avere un altro cicchetto?»

Noè porse a Lupo Che Perde Il Pelo un altro bicchierino di grappa ed osservò con orrore i ciuffi di peli che già erano sparpagliati dovunque nell’ufficio dell’arca.

«Guardate, sta uscendo il soleeee…»  Cantò una voce dall’alto.

«Fuori i coltelli a serramanico, fratello, qui si sbudella tutti!»

«Come sarebbe a dire: diciotto?» Sibilò Serpe In Seno «Topo Di Biblioteca aveva detto quattordici!»

«In effetti, poco fa ho eseguito il calcolo con un’altra tangente di tangenziale. Ecco vediamo: sì, dal punto di vista del Signor Noè siamo effettivamente in diciotto; considerando quattro unità Grilli Per La Testa e Sorci Verdi».

«Embè, che problema c’è? Basta sopprimere le specie inferiori!»

Can Che Abbaia dovette a quel punto disarmare i Sorci Verdi che si erano già avventati su Mosca Bianca. Poi lanciò i coltelli per aria, Asino Che Vola per scansarli virò a destra e colpì in pieno il lampadario di Murano che cadde in mille pezzi sulla scrivania di Noè.

«Disgraziati! E cosa dirà adesso mia moglie?Incoscienti, era un regalo di nozze!»

«Signor Noè, per favore non si distragga, rimaniamo in tema!» Disse Serpe In Seno, mentre Noè con una scopa ed una paletta raccoglieva i cocci.

«Grilli Per La Testa e Sorci Verdi vanno considerati come due unità e non quattro! Signor Noè, mi segue? Si concentri, per favore!»

«Anche se li considerassi come due unità, Signorina, voi sareste sempre in sedici!»

Sbottò Noè agitando minacciosamente la paletta.

«Il pesce inizia a puzzare dalla testa!» Disse Gatta Ci Cova.

«Nooo, ma che c’entra? Voi state calcolando anche Né Carne Né Pesce, lui non conta mica!»  Miagolò Gatta Al Lardo «Eh, Nenè? Diglielo tu che non conti!»

«Ma…io veramente…sì…no…non saprei… »

«Qui qualcosa mi puzza, ma non saprei dire di cosa!» Disse Gatta Ci Cova infilandosi una maschera antigas.

«Sarà Né Carne Né Pesce, non si lava mai le ascelle perché non gli riesce di trovarle». Rispose Mosca Bianca.

«Partendo da un esame filosofico della questione, se un dato oggetto viene negato nella sua essenza si può affermare che non sia. Pertanto nell’affermazione -né carne- viene eliminato il concetto stesso di carne. Similmente accade per la definizione -né pesce-. Possiamo quindi concludere, per deduzione logica, che in questo caso trattasi di un essere del mondo vegetale. In altri termini Né Carne Né Pesce, non essendo né una carne né un pesce, non è un animale ma una pianta! Ergo: non può essere enumerato nella lista degli animali».

Noè aprì l’oblò sospirando e buttò fuori i pezzi di vetro.

«Fate partire il piano Azione Clorofilliana!» Gridarono Grilli Per La Testa.

«Sarebbe?»

Signor Noè, butti fuori anche Nenè, che ha bisogno di essere innaffiato!»   Ridacchiarono Grilli Per La Testa.

«Fate poco gli spiritosi voi altri!»  Tuonò loro Noè poi, con voce soave, si rivolse a Né Carne Né Pesce:

«Signor Né Carne Né Pesce, mi guardi bene in faccia e mi risponda: lei è una pianta?»

«Ma…veramente…non saprei, io…..in effetti sono sempre al verde ma….. non so…veramente io…non so che pesci pigliare…»

«Va bene, ho capito, ma anche in questo caso rimanete sempre quindici!» Esplose Noè che stava perdendo la pazienza «Insomma basta, Badanai !!!!» (4)

«La smetta di bestemmiare!» lo rimproverò Gatta Ci Cova.

«Ma che vi credete, che sono Giobbe io?»

«Insomma Lei è testardo come un mulo!» Sbottò Can Che Abbaia mentre un raglio d’approvazione echeggiò dall’alto.

Fu come il segnale previsto ed iniziò il finimondo. In quel momento Serpe In Seno dette un morso alla coda di Can Che Dorme. Questo si svegliò furioso cantando: «Avanti popolo, alla riscossa, che già l’ora s’avvicina, faccetta nera dell’Abissinia, dei fascisti vogliam le ossa!» Dopodiché saltò sul povero Caval Donato azzannandolo alla gola. Sorci Verdi un attimo dopo erano già con due bastoni sul povero Caval Donato. Fu una confusione totale. Una mischia di animali correva di qua e di là ognuno col suo verso, alcuni si chiusero intorno a Caval Donato, mentre il povero Noè cercava di capire cosa stesse succedendo.

«Basta, basta, fermatevi!!!»

«Che bello, il girotondo…» Seguì una voce dall’alto.

Di colpo si fece silenzio e gli animali si aprirono a semicerchio. Al centro giaceva morto Caval Donato ed accanto a lui russava Can Che Dorme.

«Per l’amor di Dio, cosa avete fatto?»

«Prima d’ogni cosa, Lei Noè la smetta di nominare di continuo il nome di Dio invano, altrimenti di qua mi sa che non ne esce vivo nessuno!»

«Lascia che sia io a parlare, Serpe In Seno. Ad una prima occhiata, che l’autopsia potrà poi confermare, direi che il  fu Caval Donato  è stato sgozzato, bastonato con conseguenza di fratture multiple al cranio e alla cassa toracica e credo di aver notato tracce di arsenico sulle narici. Nessuna arma da fuoco è stata utilizzata, Signor Noè».

«Neanche prima di morire ha aperto la bocca, guarda te se l’arsenico a uno bisogna infilarglielo dal naso!»

«Povero Donato…»

«Secondo me aveva i denti cariati e l’alito puzzolente, per quello non apriva

mai la bocca!»

«Adesso posso confessarvi che il suo vero nome era Capro Espiatorio. Era qui in incognito.»

«Sì, è vero, conoscevo sua madre Pecora Nera».

«Lacrime di coccodrillo!»

«Era il numero di troppo»

«Era un pidocchio! »

«Farete tutti la stessa fine se non vi state zitti!»

Sem, Cam e Jafet accorsero al trambusto, mentre dal primo piano colpi di bastone infuriavano facendo tremare tutta l’arca. I giovani si fecero sul corpo inanime. Jafet scosse il capo guardando il padre che stava come paralizzato, tenendosi con le mani i lembi della barba stretti sulle orecchie. Il corpo di Capro Espiatorio, alias Caval Donato, fu trascinato fuori.

«Bèh, aumentano le provviste per il viaggio»  Si leccò Gatta Al Lardo «che ne dite di festeggiare con una bella braciola di cavallo?»

«Zitta, Capra!»

«Non fare lo sgarbato!»

Noè si lasciò cadere sulla sedia «È terribile… terribile…. cosa avete fatto? E proprio qui, in un luogo onorato da Dio!»

«La colpa è solo Sua, Signor Noè, avesse fatto meno storie non sarebbe successo

niente!»  Disse velenosa Serpe In Seno «Ce l’avrà sulla coscienza il povero Donato! Povero caro, gli volevo così bene…»

«Di fatto, considerando la nullità di Né Carne Né Pesce ed il decesso di Caval Don… pardon je suis désolé, di Capro Espiatorio…ecco, sottraggo anche Capro Espiatorio; sedici meno due uguale quattordici!»

«Tombola!!!!» Gridarono tutti gli animali in risposta al calcolo di Topo Di Biblioteca. Tutti tranne Lupo Che Perde Il Pelo che, sdraiato su un cuscino di peli, si stava fumando uno spinello.

«Va bene, adesso siete in quattordici. Ma come la mettiamo con le coppie? Capite o no che il senso è la futura riproduzione delle specie? La sopravvivenza delle specie al

diluvio! »

«Hey, la cosa si fa interessante, si gioca al mandrillo?»  Disse Lupo Che Perde Il Pelo.

«Per la riproduzione non c’è problema» Dissero in contemporanea Grilli Per La Testa, «le fecondiamo tutte noi ‘ste troie di Babilonia! Và, fratello, fà vedere che cos’hai

tra le gambe!»

«Vai, con Sodoma e Gomorra!!» Gridarono i Sorci Verdi tirandosi giù le mutande.

 «Signori, Signori! Prego, un po’ di rispetto! Siamo in un luogo onorato da Dio e ci sono delle signore!»

«Appunto! » Dichiarò Lupo Che Perde Il Pelo, aprendo l’impermeabile in faccia a Rondine Di Primavera che iniziò ad ansimare.

«Ma cosa fa? Copra le sue nudità, essere abominevole!»

«Ma come? Quando faceva comodo a Lei me lo dovevo togliere l’impermeabile, no?! Ma non la vede questa qui che cagna in calore che è? Non l’ho ancora toccata e già ulula come una maiala!»

Intanto Topo Di Biblioteca, era salito in piedi su uno sgabello e adesso declamava a gran voce:

«Gli occhi tuoi paiono colombi

attraverso il tuo velo.

I tuoi riccioli son greggi di capre,

scendenti dalle pendici di Gaalad.

I tuoi denti, gregge di pecore tosate,

che salgono dal bagno.

Le tue mammelle son come caprioletti,

gemelli di gazzella,

pascolanti tra i gigli.

Lévati, amata mia, bella mia, deh, vieni!

perché , ecco l’inverno è passato,

la pioggia ha cessato.

I fiori sono apparsi sulla terra,

è giunto il tempo della potatura,

già si sente la voce della tortora.

Lévati amata mia, bella mia, deh vieni!

Colomba mia dal cavo della rupe,

dai nascondigli delle balze scoscese.
Prendeteci le volpi,

le volpi ancor piccole,

che guastano le vigne,

le nostre vigne in fiore.

La mia diletta è mia ed io son suo.

Ella pascola tra i gigli,

mentre la brezza spira,

mentre si protendono le ombre,

ritorna, o mia diletta, qual gazzella,

quale cerbiatto ai monti profumati!» (5)

Un applauso scrosciò nel salotto dell’arca mentre perfino Noè, commosso, si asciugava gli occhi con la lunga barba bianca: «Sì, con questi versi conquistai mia moglie, tanto tanto tempo fa…»

Topo Di Biblioteca fece un salto giù dallo sgabello e si piegò fino a terra in un inchino.

Né Carne Né Pesce cercò anche lui di asciugarsi il naso che gli colava, non per la commozione ma per il raffreddore che aveva preso con tutta quella pioggia. Cercò il naso ma non gli riuscì di trovarlo. Poi sospirò con una mezza branchia e cercò anche lui di applaudire ma le pinne gli si attorcigliarono alle zampe e cadde per terra. Si ricordò, in quel momento, che la mamma gli diceva sempre che da grande sarebbe stato sano come un pesce, ed allora si mise a piangere.

«Amici… amici, creature meravigliose…» Iniziò Noè commosso allargando le braccia «di fronte a tanta bellezza, non rimane altro che pensare a come far in modo di perpetuare la magnificenza del creato!»

«Amènne. Allora, facciamo ‘ste coppie, via».

«Inizio subito, Can Che Abbaia. Allora, vediamo….sì, dai calcoli di maggiore probabilità di fecondazione le coppie risultano le seguenti: numero 1: Asino Che Vola e Rondine Di Primavera»

«Vengo, fratello Asino!»

«Un momento! Come sarebbe a dire fratello? L’incesto è un peccato; è proibito!»

«No, no, si calmi Noè, la signorina lo dice tanto per dire, appartiene all’ordine delle Clarisse!»

«Ah, beh, allora… Vada avanti Dottor diplomato Topo Di Biblioteca».

«Coppia numero 2: Can Che Abbaia e Mosca Al Naso».

«Per quale motivo sono stata nominata per seconda? Qui mi si sta mancando di

 rispetto!».

«Inizi subito, eh? Guarda che qui fra poco non volano solo gli asini, sai?»

«Calma, calma… La Signorina ha ragione, vengano nominate prima le rappresentanti femminili».

«Come vuole Signor Noè. Allora, coppia numero 3: Pulce Nell’Orecchio e Can Che Dorme, coppia numero 4: Gatta Al Lardo e Lupo Che Perde Il Pelo».

«Mi sono sempre piaciute grassotte, vai che stanotte si scopa come i ricci!»

«Coppia numero 5: Gatta Ci Cova e Grilli Per La Testa».

«E no, carino! Io in un menage a trois non ci sto mica; per chi mi avete preso, per Cicciolina?»

«Bè, la poligamia in effetti non è permessa…»

«Senta Lei, Signor Noè, qui mi sembra che andiamo indietro come i gamberi! Abbiamo stabilito o no che Grilli Per La Testa sono un’unità? E, a parte tutto, non si tratta di poligamia ma di harem e questo, a quanto mi risulta, da voi è permesso eccome! Vogliamo parlare delle concubine di Lamec, Abramo, Giacobbe, Davide e niente meno che Salomone in persona!? Dico bene, Dottor diplomato Topo Di Biblioteca?»

«Per dire il vero, Can Che Abbaia, mettendo da parte gli anacronismi, la prima affermazione elimina automaticamente la seconda. Affermando, infatti, che Grilli Per La Testa sono un’unità, la seconda inquisizione, quella sulla poligamia o harem –che dir si voglia-, non sussiste».

«Ah!» Disse Noè grattandosi sotto la barba.

«Quindi, mi permetto di proseguire. Coppia numero 6: Serpe In Seno e Sorci Verdi.

Coppia numero 7: Mosca Bianca ed il sottoscritto Dottor diplomato Topo Di Biblioteca».

«Eh sì, il bocconcino migliore se l’è tenuto per sé; lui che non è nemmeno circonciso!!» Gridarono Grilli Per La Testa.

«Cooomeee???? Signor Dottor diplomato Topo Di Biblioteca, Lei non è circonciso??!».

«Anch’io non ci sto»  Disse Serpe In Seno «lo sanno tutti che Sorci Verdi sono froci!»

«Come sarebbe a dire??!» Sbottò Noè menando un pugno sulla scrivania.

«Si calmi, Signore. La signorina ha detto sorci non froci, Lei ha capito male. L’affermazione stava a dire: lo sanno tutti che Sorci Verdi sono sorci. E questo per rilevare la notoria qualità prolifera  tipica di questa specie, mi spiego? »

«Veramente no.» Disse Noè e continuò. «Bene. Purtroppo, Signori e Signore, temo che le coppie fatte dal qui presente Dottor Diplomato Topo Di Biblioteca non rispettino le qualità della specie. Ma insomma, ma chi volete prendere per fesso? Pensate che sono mishugge???(6)

Adesso basta, per la barba di un Dio!!! Fuori. Fuori tutti! Voi con me non partite!!!»  

Gridò Noè sbattendo i pugni sul tavolo e rovesciando la bottiglia di grappa.

«Signor Noè» Fece le fusa, sugna e strutta Gatta Al Lardo «a parte ricordarLe che sta ancora bestemmiando, ha già pensato a cosa mangerà durante il diluvio?»

«Centocinquanta giorni per l’esattezza, fino al cessare delle piogge. Più tre mesi fino all’apparire dei monti, più altri quaranta fino al ritiro delle acque, secondo i miei calcoli e…»

«Grazie, Dottor diplomato Topo Di Biblioteca! Allora, Noè, Le ripeto la domanda….»

«Centocinquanta sommato a novanta -tre mesi a una media di trenta giorni l’uno- sono duecentoquaranta più quaranta, abbiamo duecentottanta , più qualche giorno indeterminato per mandare qualcuno in ispezione…» La interruppe Topo Di Biblioteca.

«Grazie, Topo Di Biblioteca !» Proseguì spazientita Gatta Al Lardo «Allora, Noè, pensa veramente che le provviste Le basteranno?»

«Io sono vegetariana ed è vostro dovere nutrirmi a dovere, pertanto propongo di mangiare Né Carne Né Pesce». Intervenne Mosca Bianca.

«Bleah!! Che schifo! No, Né Carne Né Pesce non sa di niente!» Decretò Lupo Che Perde Il Pelo.

«Ma… io non so…. veramente…»

«Sta’ zitto tu, continua a pitonare!»

«Perché non ce la giochiamo a poker, Signor Noè?» Chiese Lupo Che Perde Il Pelo soffiando via i peli da un mazzo di carte. «Se vince Lei, noi ce ne andiamo; se vinco io mi prendo: l’arca, sua moglie, la dispensa di grappa e quei sigari cubani che ho visto nel cassetto!»

«Quali sigari cubani?» S’intromise Cam che era entrato proprio in quel momento.

Noè si asciugò con la mano il sudore che gli colava abbondante sulla fronte.

«Non sono cose queste da giocarsi a poker, Signor Lupo spelato!»

«Hey, ma come si permette?»

«Calmi, calmi!» Continuò Gatta Al Lardo «Rimaniamo in tema, prego. Lei non mi ha ancora risposto Noè. Le provviste dovrebbero bastare ampiamente per gli ospiti dell’arca; sempre che non sopraggiungano imprevisti… Ed è esattamente questo di cui voglio parlarLe, di un imprevisto. Che cosa succederebbe a tutti gli animali e alla Sua famiglia se, per un imprevisto, il diluvio dovesse protrarsi più del previsto?»

«Mena!»

«Lei sa benissimo Noè che, se il diluvio dovesse protrarsi più a lungo del previsto, le scorte non basterebbero e non è possibile caricarne altre anche se lo volesse; sempre che si voglia che questa baracca galleggi! Lo sappiamo come può essere volubile e permaloso il suo Capo, facit: Lei rischia di finire secco come uno stoccafisso!»

Il vecchio Noè si grattò sotto la barba.

«Le stiamo offrendo un presente culinario».

«A me sembra un ricatto!»

«Madonna, che nervoso quando la portano così per le lunghe! » Disse Mosca Al Naso. «Signor Noè, noi possiamo offrirLe un bel po’ di companatico per il viaggio. Guardi qua…»

E così dicendo, Gatta Al Lardo tirò fuori due panetti avvolti in carta trasparente.

«Sa di che si tratta?»

«Coca?» Chiese Lupo Che Perde Il Pelo.

«No, meglio; lardo di maiale! Leggero, nutriente, adatto per l’inverno e ne ho con me ancora parecchio».

«Per l’amor di Dio! Non è kasher!» (7) Gridò Noè.

«Chi de gèi se fida, chasir magna» (8) Scappò a qualcuno.

«Sì, ma ha un gusto da sballo e mantiene in forze!»

«Quanto ne avete?» Bisbigliò Noè, con la voce tremante.

«Parecchio, vecchio. A sufficienza per sfamare tutti per tre diluvi consecutivi.»

«Naturalmente le zampe sopra ce le metterà soltanto se c’imbarca.» Aggiunse Pulce Nell’Orecchio.

«C’era pure Moscè lo ladro, ch’arrubbava li biscottini, più n’arrubbava più ne magnava! » (9) Sentenziò chiaramente una voce.

«L’arcobaleno»! Gridò Asino Che Vola mentre un lampo illuminò il salotto dell’arca.

«E sia».

«Come ha detto, scusi?»

«Ho detto che va bene. Salperemo subito!»

«Tombola!!!» Gridarono tutti gli animali.

«Tra zonód e mezonód se ne vanno li mangòd» (10) Concluse qualcuno.

-Vennero da Noè nell’arca a due a due di ogni carne avente il soffio della vita e i venuti, maschio e femmina di ogni carne, entrarono, come Iddio aveva ordinato a Noè. Poi il Signore chiuse la porta dietro di lui.

E il diluvio continuò sulla terra per quaranta giorni: e le acque crebbero e sollevarono l’arca, la quale si sollevò al di sopra della terra. E le acque ingrossarono e crebbero grandemente sopra la terra e l’arca galleggiava sulla superficie dell’acqua. E le acque aumentarono sempre di più sopra la terra e tutte le più alte montagne, che sono sotto il cielo furono coperte. Le acque sorpassarono di quindici cubiti le vette dei monti e questi rimasero sommersi. E ogni carne che si muoveva sulla terra, uccelli e animali domestici e fiere, ogni rettile strisciante sulla terra e ogni uomo perì. Tutto quello che era sulla terra asciutta e aveva alito vitale nelle narici, morì. Il Signore Iddio fece sparire tutto quello che era sulla faccia della terra; tutto fu sterminato dalla faccia della terra: non scampò che Noé con quelli che erano insieme a lui sull’arca. E le acque rimasero alte sopra la terra per 150 giorni.- (11)

Il terzo piano dell’arca era in una penombra costante. L’uniforme assenza di colore del terzo piano, non conosceva le pennellate calde del giorno e le ombre della notte. Tuttavia un gocciolare imperterrito finiva regolare e penetrante in un catino di metallo posto sul pavimento. Ad accompagnarlo solo lo sciabordio monotono che lambiva i fianchi del grande pesce di legno. I minuti passavano senza tempo.I giorni e le notti si nascondevano al mondo sospeso in un universo vuoto.

«Cazzo, che palle!» Masticò Lupo Che Perde Il Pelo mentre sfogliava un giornaletto pornografico, con una torcia elettrica in una zampa ed una lente d’ingrandimento nell’altra.

«Dai, che quasi ci siamo, pare che il vecchio abbia già mandato fuori qualcuno in ispezione».

«Speriamo che non gli sia venuto in mente di mandare Rondine Di Primavera, sennò siamo fritti!»

«Oui, je suis Catherine Deneuve».

«Madonna che nervoso che mi viene a stare tutto il tempo chiuso qui dentro!»

«Hey, Gatta Al Lardo, ma ti sei ingrassata forte gli ultimi mesi, eh?»

«Bestia, la finisci di vomitarmi addosso?»

«È che, che…. io ho il mal di mare….e…..non so come dire…»

«Potreste staccare le vostre zampacce nere dalle mie cosce, please?»

«Volevamo controllare se anche tu ti fossi ingrassata, e come le rimpiangerai le nostre zampe, vaccona!»

«Tu non me la canti giusta!»

«Ma come, sora Gatta Lorda?»

«Sta per piovere…» Disse una voce dall’alto.

«Hey! Avete sentito?!»

«Sì, traducendo il raglio del soggetto soprastante in osservazione, potremmo dedurre di essere vicini allo schiarirsi del cielo, ovvero: la fine del diluvio.»

«La fine di ‘sto spaccamento di balle!!!»

«Questa è l’ultima possibilità di farci vedere! Dai, fratello, scanniamoli tutti e scappiamo con l’arca!»

«Ma dove accidenti volete scappare? Ma se c’è solo acqua sulla Terra?»

«Questo è quello che ci dicono loro! hai mai sentito parlare di manipolazione mediatica?»

«Che vuoi dire?»

«Manipolazione delle informazioni e delle immagini, questo voglio dire e…»

In quel momento, improvvisamente, si spalancò la porta. Una sagoma di luce accecante entrò nella stanza e tutti gli animali con un grido cercarono di proteggersi gli occhi. Noè, col volto severo e la barba candida che gli toccava le caviglie, fece due passi decisi all’interno. Il pavimento tremò e la luce della candela in mano a Noè invase l’ambiente.

«La colomba non è tornata. La terra è asciutta. Si scende. Preparatevi, prendete le vostre cose e mettetevi in fila. E che sia veramente una fila, non voglio disordini all’uscita!»

Un verso di gioia scappò dal muso di ogni animale.

Noè aveva sistemato all’uscita dell’arca la sua scrivania di cedro col grande inventario animale e, man mano che gli animali uscivano, cancellava il nome corrispondente. Dopo gli animali del secondo piano fu la volta degli ultimi arrivati del terzo.

«Avanti e, mentre uscite, dite il vostro nome». Consigliò Jafet.

«Mi raccomando, in ordine alfabetico.» Aggiunse Cam.

«Siate rispettosi e salutate, mio padre è molto stanco ed alquanto irritato». Concluse Sem.

«Nervosetto il babbo, eh?» Fu l’ultima parola di Pulce Nell’Orecchio.

Noè alzò brevemente il naso dall’inventario animale e vide saltellare disordinatamente verso di lui quella strana truppa. Scosse il capo e, rassegnato, inforcò gli occhiali e sprofondò nell’inventario.

«Avanti il primo!» Gridò.

…Li vide allontanarsi mentre si asciugava il sudore dalla fronte. Il sole era già caldo.

Passò del tempo. Noè aveva nel frattempo costruito una casa per la sua famiglia e piantato una vigna che dava ottimi frutti.

Una mattina, di buon ora, il vecchio andava per campi. Il pensiero degli strani animali non lo aveva più lasciato. Ci pensava giorno e notte senza pace. Aveva avuto dal Signore un compito: il dovere di salvare il buono della Terra, eppure qualcosa sentiva che era andato storto.

Quella truppa animale gli era sempre risultata alquanto familiare ed al contempo repellente.

Noè entrò nella vigna e, ad un certo punto, ebbe un’illuminazione e comprese.

Noè, il prescelto dal Signore, proprio lui, destinato al grande compito di rinnovare e purificare il mondo dal male; proprio lui, timorato di Dio e della legge, aveva salvato nient’altro che l’insieme dei vizi umani!

Disperato, il povero vecchio, si ubriacò del frutto della sua vigna e poi, nella sua umana nudità, si addormentò.

1)     Detto popolare degli ebrei romani.

  • Rabbini e inservienti della sinagoga sono una massa di  ladri .Detto popolare degli ebrei italiani
  • Vaiachèl (un sabato di marzo) toglie il cappotto e picudè (altro sabato di marzo) torna a metterlo. Detto popolare degli ebrei piemontesi.
  • Badanai! : Per Dio! Espressione popolare degli ebrei italiani.
  • Da: Il Cantico dei Cantici di Salomone 3,4.
  • Mishugge in hyddish: matto, folle.
  • Kasher; cibo della qualità e preparazione stabilita dalle leggi alimentari del Talmud.
  • Chi si fida dei gentili (i non ebrei), mangia maiale. Espressione popolare degli ebrei italiani.
  • C’era anche quel ladro di Mosè che rubava i biscottini, e più se ne rubava e più se ne mangiava. Espressione popolare degli ebrei italiani.
  • Tra prostitute ed alimenti, se ne vanno i proventi. Espressione popolare degli ebrei italiani.
  • La sacra Bibbia: Genesi VI/VII

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