Il moscone e la legge della relatività

by Raffaella Passiatore

Un mezzogiorno di fine estate, una giovane mosca faceva colazione all’aperto. Svolazzava su ciò che le mucche al pascolo avevano lasciato dietro di sé, cercando i bocconcini più succulenti.

Per caso volò di lì un moscone. Il moscone vide subito di che bel pezzo di mosca si trattava e cercò di fare colpo con uno dei suoi famosi atterraggi ad avvitamento triplo e doppio rimbalzo mortale. Terminò con grazia l’atterraggio sulla merenda della mosca, abbottonò le ali, si tolse gli occhiali neri da sole e sfoderò lo sguardo più seducente del suo repertorio.

La giovane mosca si leccò la punta di una zampetta e disse: “Ciao!”.

“Salve, carina!!” Disse il moscone leccandosi anche lui la zampa e poi passandosela sul capo per migliorare l’effetto brillantina. Al sole, la testa corvina del moscone riluceva di blu fosforescente ed i suoi occhi verdi parevano due enormi smeraldi. La mosca lo guardò incantata e si lasciò sfuggire un sospiro.

“Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?”

“Sono nata stamattina all’alba”.

“Ah, ah….” Fece il moscone. “Bé, ti trovo proprio nel mezzo del cammin di nostra vita, carina” Continuò il moscone leccandosi un baffo spiovente.

“Oh, come parli bene, tu!”

“Be’ sai, in una stagione s’impara parecchio! Tu invece, carina, hai poco tempo; all’inizio del nuovo giorno sarai morta”.

“Morta all’inizio del nuovo giorno? E tu come lo sai?”

“Bé, certo potresti morire anche prima d’incidente aereo o d’omicidio premeditato”.

“Ma cosa dici?”

“Dico, carina, che anche se dovessi salvarti dall’essere spiaccicata, amputata da qualche carta moschicida, inghiottita da qualche uccello o da qualche rana, la tua vita al nuovo sorgere del sole sarà al termine. La mia vita è lunga una stagione, la tua invece solo un giorno; niente di personale, è una questione di razza!”

“Ma io non capisco, io non so neanche quanto dura un giorno ed una stagione. Io sono nata oggi, cosa vuoi che ne sappia io di queste cose? Quanto dura un giorno? Quanto dura la mia vita? Spiegamelo tu, che sai tante cose”.

Il moscone sputò per terra, si dette una ravvivatina alle ali, quindi fece un balzo sulle spalle della mosca e la montò. Dopo qualche secondo, si separò con un ronzio di piacere, fece una piroetta per aria e tornò a posarsi di fronte alla mosca con un inchino. La mosca lo guardava a bocca aperta, con le ali stropicciate dalla foga dell’amplesso e con le antenne che le penzolavano come due ranuncoli secchi sulla faccia.

“Lezione numero uno!” Disse il moscone mulinando gli occhi. “Rapporto sessuale completo; siccome sono in gran forma oggi, un assoluto record di velocità: quindici secondi e dieci!”

“E….e questo è bene?”

“Mia cara, se avessi durante la tua vita la fortuna d’incontrare amanti della mia velocità, potresti dirti fortunata! Vediamo…” Disse tirando fuori una calcolatrice portatile “Diciamo che uno spargitore di seme di qualità media impiega per un amplesso venticinque secondi, diciamo che statisticamente potresti incontrarne dieci ogni ora, allora moltiplico venticinque per ventiquattro, aggiungo uno zero e sono seimila secondi, uguale a cento minuti, in altre parole un’ora e quaranta minuti. Sì, perfetto, adesso calcoliamo la percentuale…ecco: attività sessuale: il 5% di tutta la tua vita!”

“E…e questo è tanto?” Chiese timidamente la mosca.

“Tanto, poco; tutto è relativo!” La mosca lo guardò arricciando le antenne a punto interrogativo.

“Va bene ti spiego; tu conosci sicuramente le lumache”.

“Sì, ne ho già incontrate un paio”.

“Benissimo. Considera adesso che il coito di una lumaca dura circa quarantotto ore, vale a dire due volte la tua vita”.

“Un coito lungo due volte l’intera mia vita?”

“Proprio così. Inizi a capire adesso che lungo e corto, tanto e poco, sono concetti relativi?”

La mosca si pulì nervosamente le zampe posteriori con la proboscide alquanto imbronciata.

“Va bene, adesso ti saluto che ho molto da fare. Ah, che stress la mia vita! Ciao, mi ha fatto piacere conoscerti; biblicamente, intendo!”

La risata catarrosa del moscone si perdette nell’aria, la mosca si guardò intorno e ripeté tra sé:

“Un giorno, una stagione…” Poi volò via in cerca di un pasto caldo per completare la colazione.

Volando e volando giunse ad una fattoria dove il cane del contadino aveva appena finito di svuotare l’intestino. La mosca prese la rincorsa e si tuffò in quella delizia e si lasciò avvolgere dal vapore tiepido che ancora emanava il pastone del cane.

“Ciao!” Disse il cane.

“Ciao”. Rispose la mosca.

“Sei nuova? Non ti ho mai vista”.

“Sono nata oggi”.

“Ah, capisco” Disse il cane guardando il sole e socchiudendo gli occhi umidi.

“Fra qualche ora inizia il tramonto, dovresti essere già piuttosto saggia. Dimmi cosa hai capito della tua vita”.

La mosca con una stoccata infilò la proboscide nella massa densa, dette una succhiatina e poi guardò il cane.

“Credo di aver capito che un amplesso può avere la durata di due vite intere”.

“Ooooh…” Esclamò il cane “Sei una poetessa?”

“Non lo so, io credo di essere una mosca”. Disse la mosca.

Il cane si mise a scavare una buca grattando con le unghie nella terra.

“Cosa fai?”

“Mi sto scavando la fossa. Sento che la mia vita sta per finire, vorrei preparami una fossa in cui potermi distendere quando saprò che è arrivata l’ora, non voglio dare troppo lavoro al mio padrone”.

“Ma la stagione non è finita, perché dovresti morire adesso?”

“Perché io non muoio a fine stagione. Il mio tempo non si conta in stagioni ma in anni. Adesso ho settantacinque anni ed il mio tempo è quasi finito. Io ho vissuto 27.393 volte la tua vita, ma se fossi il mio padrone, allora avrei adesso solo quindici anni ed avrei vissuto solo 5.480 volte la tua vita”.

“Non capisco”.

“Vedi, ogni anno per un essere umano è per me come sette anni”.

“Significa che, tutta la tua vita, per un essere umano è solo circa un quinto dell’ esistenza?”

“Sì, praticamente sì”.

La mosca sospirò, si leccò la punta delle zampe, come sempre alla fine dei pasti e poi distese le ali pronta a volare via.

“Allora ti auguro di terminare la fossa per tempo, grazie per il buon pasto, addio”.

“Addio…” Rispose il cane con affanno, alzando il muso e guardando la mosca alzarsi sul suo capo.

Poco prima dell’alba una vecchia tartaruga tornava a casa trascinando i piedi, quando notò un filo d’erba al bordo dello stagno vibrare come di mille scosse elettriche. Si avvicinò ed allungò il collo per vedere meglio poiché i suoi occhi erano opachi dalla cataratta. All’altezza del suo naso vide un piccolo corpo nero scosso dai brividi.

“Toh, guarda,una mosca alla fine del suo giorno”.

La mosca aveva avvolto le ali intorno al corpo come per riscaldarsi in una coperta e le sue zampette si muovevano a scatti in uno spasmo delirante.

“Hai deposto le tue uova?”

“Sì” rispose la mosca con un filo di ronzio.

“Allora hai terminato il tuo compito ed il tuo destino, adesso posso mangiarti”.

“Aspetta!” Gridò la mosca con tutto il fiato che le rimaneva. “Dimmi, quanto è lunga la tua vita?”

“La mia vita? Ah, io sono del creato l’essere più longevo, neanche l’uomo riesce a battermi! Tutta la tua vita è per me più corta di un respiro!” E detto questo, aprì la bocca e s’inghiottì la mosca in un sol boccone.

La notte si squarciò con un boato, una bocca di luce si spalancò ed una inspirazione gigantesca la risucchiò. La mosca si sentì precipitare in un vortice e poi, di colpo, le sembrò di non avere più peso, come quando si lasciava fluttuare nella brezza sottile del mattino. Tutt’intorno luce e colori, mille colori, indescrivibili, come di milioni dei fiori sui quali si era distesa così volentieri a prendere il sole estivo.

Poi di colpo tutto tacque e si tinse di azzurro scuro ed apparve qualcosa di brillante e meraviglioso.

“Chi sei?” Chiese la mosca.

“Sono una stella”.

“E quanto dura la tua vita?”

“La mia vita dura milioni di anni”.

“È la vita di una tartaruga più corta di un tuo respiro?”

“Tanto, tanto più corta.”

“Allora la tartaruga ha mentito, lei non è l’essere del creato con la vita più lunga, sei tu!”

“No, non sono io. Guarda laggiù, vedi quella luce? Quella supernova vive molto più a lungo di me”.

“Voglio andare a parlarle!” Disse la mosca. “Voglio scoprire chi è l’essere che vive più a lungo del creato”.

La stella rise.

“Perché ridi?”

“Lo scoprirai da sola, ma non avere fretta, hai tutto il tempo che vuoi”.

“Addio” Disse la mosca, e volò via.

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