La notte prima del primo bacio

by Massimo Fragassi

L’ultima sigaretta si spegne

alla luce intermittente

di un lampione

mentre camminiamo tenendoci

per mano

con la cura e il timore

dello scalatore per la roccia,

che ad ogni passo

si avvinghia alla presa

come stringersi alla vita.

Mi saluti davanti al portone

chiedendomi se mi sono annoiato:

ti guardo negli occhi,

vorrei darti un bacio

e invece ti abbraccio

e torno a casa,

stringendo i pugni in tasca

per conservare il tuo calore.

Passo dopo passo

abbandono il tuo respiro

con l’ansia del bambino

a cui rubano il pallone,

e salgo le scale

volando sui gradini

con l’unico pensiero

d’incontrarti domani.

Osservo la porta di casa

come si fissa un muro

di frontiera

cui tocca il destino verticale

di dividere il tempo

in un prima e in un dopo,

di scindere lo spazio pieno

da quello vuoto,

poi d’improvviso la apro

e resto fermo sull’uscio

con la stessa suggestione

di chi al risveglio

teme di dimenticare

un sogno

e nell’attimo sospeso

tra il buio e la veglia

cerca una penna

per fermare il tempo.

Una brezza leggera

solleva la tenda

e sembra che il vento

ricopra la stanza

del tuo odore,

allora respiro, lentamente,

con la nostalgia di un soldato

al fronte,

mentre il cuore rimbomba

e annulla le distanze,

perché tutto ciò che serve

è racchiuso in un soffio.

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