La pandemia, l’essenza della casa e l’Incarnazione: inizia col Sì di Maria una nuova storia. Dalla casa di Nazareth

by redazione

Pubblichiamo l’omelia della quarta domenica d’Avvento di don Francesco Catalano, parroco della parrocchia San Pio X a Foggia e già direttore della Caritas del capoluogo di Capitanata.

A meno di una settimana dal Natale, siamo invitati a guardare a Maria come modello per ogni credente, di accoglienza del Signore. Chi più di lei l’ha accolto sia come madre sia soprattutto come discepola. Gesù infatti dirà: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli: coloro che fanno la volontà di Dio e la mettono in pratica”.

Infatti la preghiera colletta ci invita come Maria ad accogliere Gesù, il Verbo, la sua Parola e diventando ognuno di noi come Maria, gravidi di Gesù, possiamo come madre gioiosa consegnarlo alle genti. Le letture spingono tutte in questa direzione.

Nella I Lettura il Re Davide (900 a.C.) sul finire della sua vita, considerando che mentre lui viveva in una casa lussuosa, Dio abitava nella tenda del convegno confida al suo profeta Natan che vuole costruire una casa a Dio. A Natan piace l’idea tant’è che lo benedice. Ma poi Dio di svela a Natan e gli dice che questa idea non è da compiere. Dio non abita in luoghi fatti da mani d’uomo, ma in realtà fatte dalle sue mani. Tu mi vuoi fare una casa, io invece ti farò un casato, cioè una discendenza che si compirà e vedrà la sua pienezza nella nascita di Gesù.

Ecco il luogo più bello dove Dio vuole abitare: è la vita della persona umana.

Il Vangelo ci offre il brano dell’Annunciazione che dà inizio all’Incarnazione.

Tempo. Tutto avvenne al sesto mese. Eppure esisteva già un calendario a quei tempi. Era l’anno 746 della fondazione di Roma; 192esima olimpiade, anno 20 da quando Cesare Augusto era diventato Imperatore, anno del Regno di Erode il Grande, invece per Luca il tutto inizia il sesto mese. Inizia cioè una nuova era del mondo.

Questo ci dice che quando accogliamo o riaccogliamo Gesù nella nostra vita, ciò che è stata la vita passata non ha più importanza. “Dimentico il passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta”. Inizia una storia nuova. È una nuova creazione.

Luogo. Se per la nascita di San Giovanni Battista, l’Angelo Gabriele appare a Zaccaria nel tempio, per la nascita di Gesù, Dio doveva pensare ad un posto più importante. E per questo sceglie la casa di Nazareth. Nazareth non era mai stata citata nelle scritture, non era presente nelle cartine e aveva una brutta considerazione: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”

Eppure Dio sceglie quel luogo sconosciuto e mal considerato per dare inizio alla storia della salvezza. E sceglie la casa.

E in questo tempo di pandemia, Dio ci invita a valorizzare la casa, la famiglia più importante per la crescita umana, per la trasmissione della fede e come laboratorio di civiltà. La casa, la famiglia è oggi come l’Arca di Noè. Papa Francesco ha detto che non possiamo vivere sani in un mondo malato. Allo stesso modo non possiamo pensare di vivere in una società dove regna la pace, l’amore, la generosità se nelle nostre famiglie ci sono divisioni, egoismi e attaccamento al denaro. E tutto non avviene magicamente, ma nel bene e nel male siamo attori non protagonisti. Dio si fa uomo nel grembo di Maria non con forza, ma attendo l’eccomi di Maria, perché ogni Suo progetto per noi, anche il più grande e meraviglioso, deve sempre incontrare la nostra libertà. Per questo don Tonino amava definire questo brano come il brano del sì dell’Annuncio dell’Angelo a Maria, ma anche dell’annuncio dell’Angelo a Dio, per annunciargli con entusiasmo che Maria la nuova Eva ha detto sì.  

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