L’oscena menzogna pandemica

by Enrico Ciccarelli

C’è una guerra, ci si dice. E in guerra l’informazione non esiste se non come propaganda di regime. Non per caso la terribile febbre spagnola si chiama così: non perché la penisola iberica c’entrasse qualcosa: era solo, in piena guerra mondiale, l’unico Paese avanzato dove la stampa potesse non censurare le notizie sull’epidemia.

Durante il Coronavirus si è ripetuto puntualmente il copione. Certo, essendo scarsissima la coesione politica nazionale, avremo una parte del sistema mediatico che crocifiggerà Conte e Speranza e un’altra che vitupererà Fontana e il governo leghista di Lombardia, ma per fortuna subito dopo troveranno un accordo sul biasimare Matteo Renzi, quando dice quelle cose che tutti giudicano folli il lunedì per riprenderle e farle proprie entro il giovedì.

Colpisce comunque la facilità con cui si contrabbandano le peggiori panzane e si confida che la gente le beva, contro ogni evidenza. Per esempio il mantra del distanziamento sociale. Nessuno ne mette in dubbio il lapalissiano fondamento: se mi contagiano gli altri esseri umani, meno ne vedrò e più difficilmente mi contagerò. Ma questo parametro ha un tasso di empirismo e di approssimazione pauroso.

È sufficiente notare che siamo allo stesso tempo il Paese fuori della Cina che ha adottato le misure più rigorose e il Paese che ha il più alto numero di morti del pianeta. Da tempo ci dicono che è solo questione di tempo (“or non è guari”) perché quei villanzoni che si sono “blindati” meno di noi (tenendo aperte le fabbriche, ad esempio) paghino il fio della loro scelleratezza. Ma queste previsioni alla Calcante (“profeta di sventure, unqua un accento non uscì di tua bocca a me gradito”) non trovano riscontro nella realtà, anche se le sorelle latine hanno raggiunto ormai lutti a cinque cifre.

Il castigo dell’Apocalissi stenta ad abbattersi sull’irresponsabile Regno Unito e sulla temeraria Svezia, per non parlare della fastidiosissima Germania. Significa che il distanziamento sociale non serve, o che addirittura porta sfiga? Naturalmente no: significa solo che è la risposta cartolare, stolta e strabica di un potere così sgangherato da divenire criminale, sia a livello centrale che periferico.

Un potere che in affanno spara panzane sempre più grosse ed evidenti, a cominciare dall’Italia “faro” nel mondo per quanto riguarda le strategie di contenimento (un po’ come se l’allenatore di una squadra dichiari di ispirarsi per la tecnica difensiva al team che ha subito più gol di tutti).

Giorni fa, per esempio, il tg1 ha dedicato il suo titolo di apertura alle trentamila persone che sarebbero state “salvate” dai provvedimenti del Governo. Come ci si arriva? Ipotizzando, senza uno straccio di prova, che esistano milioni e milioni di contagiati, che chiusi in casa non hanno potuto infettare altri compatrioti, che sarebbero morti in una percentuale calcolata su tassi di letalità altrettanto arbitrari.

Il potere, nella sua oscena menzogna, non esista a puntare il dito: un ministro della Salute che ha ignorato il Piano Pandemico del 2016 e non è stato capace di dire una sola sillaba su Dispositivi di Protezione, tamponi, esami sierologici, si permette di ammonire che “c’è ancora troppa gente in giro”, con ciò dando il la a ordinanze e restrizioni sempre più folkloristiche, a parodie grottesche come quelle del sindaco di Messina, armando sui social legioni di psicopoliziotti che si sentono investiti della missione di salvare il mondo.

Qual è la verità? Che non c’è stato solo il comprensibile smarrimento di fronte a una patologia colpevolmente nascosta dal regime cinese per mesi ed esplosa in tutta la sua drammatica virulenza; non c’è stato il goffo e maldestro ritardo e l’inescusabile confusione nel susseguirsi dei provvedimenti. È successo che siamo andati in battaglia (visto che la metafora bellica è la preferita) avendo una gigantesca falla nella nostra prima linea.

Sono stati i luoghi di cura l’anello debole della nostra Linea Maginot. Perché di luoghi di cura avevano solo il nome. Lo so, l’ultima parola d’ordine è la recriminazione contro i “tagli” alla sanità pubblica, la maledizione contro il nume privatistico del mercato, l’invettiva per la diminuzione dei posti letto.

La realtà, purtroppo, non è che abbiamo tagliato troppi posti letto e troppi ospedali. È che ne abbiamo tagliati troppo pochi. Perché non siamo stati capaci di riconvertire una sanità schiacciata sugli acuti, in una logica ospedalocentrica, nella sanità che serviva ad una popolazione invecchiata, all’aumento esponenziale delle cronicità e a tutti i fenomeni che gli operatori del settore conoscono bene.

Serviva prevenzione, riabilitazione, innovazione. Si è scelto di lasciare in piedi ospedali che –grossomodo- servivano solo a pagare lo stipendio a chi ci lavorava. Quindi niente adeguamenti strutturali, niente cura dell’aggiornamento, niente protocolli ragionevoli e soprattutto rispettati.

Gli ospedali di Codogno e Alzano sono stati le Waterloo della battaglia che abbiamo perso contro il Corona Virus, la causa efficiente del nostro agghiacciante primato. Che non era affatto inatteso, se è vero come è vero che l’Italia ha un consolidato primo posto nelle indagini per infezioni ospedaliere e decessi da queste infezioni nel territorio dell’Unione. Per capirci un cittadino europeo su quattro che muore a causa di un’infezione contratta in ospedale è italiano.

Ecco perché la sanità lombarda, giustamente considerata fra le migliori d’Europa, è stata una trappola mortale per tanti nostri anziani: perché le sue eccellenze, presso le quali chiedono aiuto e conforto milioni di non lombardi (e basterebbe questo a far considerare spregevoli e irriconoscenti gli schizzi di fango che per ragioni politiche vengono rivolte a quella sanità) non sono tutto. Quelle eccellenze (in parte private) convivono con la sanità clientelare, malmessa e stracciona che inquina il nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Tralascio qui di ragionare su quella terribile zona grigia che sono i ricoveri per anziani, in vario modo denominati, che uno Stato e delle Regioni consapevoli avrebbero dovuto fin dall’inizio blindare, perché i luoghi dove più facilmente che altrove il virus può fare strage. Per capire il livello di precauzione, basti ricordare che solo un paio di giorni fa la Regione Puglia ha dato disposizione di bloccare le visite dei parenti in queste strutture. Meglio tardi che mai, si intende.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.