Necessaria laicità, per sperimentare il valore della fede

by Tommaso Pasqua

Le parole di questi giorni suonano male ed hanno un sapore vuoto. 

Nel luglio più caldo di sempre, cosi dicono gli esperti, abbiamo assistito a dalle esibizioni umane imbarazzanti.

Si sa il mare porta ad una certa leggerezza, sia di abiti che di comportamenti, ma credo abbiamo superato i limiti, per questo il mio consiglio è praticare di più le montagne, almeno li bisogna camminare ed il mojito non lo trovi facilmente.

Il tempo presente è un continuo mutamento di idee, vuoto e confuso.

Provo a spiegare. Siamo una nazione di profonde radici storiche e culturali, e siamo anche la terra che nei suoi “confini” dialoga con lo Stato del Vaticano, nel rispetto delle singole autonomie Statuali.

In questi giorni abbiamo assistito a fanatici momenti di banalizzazione di una fede religiosa in uno Stato Laico in cui la Costituzione definisce con estrema delicatezza, linguistica e istituzionale, le relazioni che devono intercorrere tra i due Stati.

Stiamo attraversando “tempi liquidi” e forse anche banali, troppo banali.

Le relazioni nella modernità sono una componente essenziale per vivere in un clima di concordia e serenità, ma le relazioni devono basarsi su un dialogo rispettoso a partire dalle proprie identità.

Lo spettacolo che va in giro in questi giorni è deprimente, ma la riflessione che voglio affrontare va oltre lo show e va oltre le persone, che a vario titolo, e con varie responsabilità lo stanno mettendo in scena in questi giorni.

C’è estrema necessità ed urgenza di laicità. Abbiamo bisogno di razionalità scientificità e di superare una concezione fatalistica della vita e delle Istituzioni.

In una società complessa abitata da pluralismi esistenziali abbiamo bisogno di coniugare la diversità come valore relazionale, e non possiamo essere bloccati su simboli che dividono e non uniscono.

Nelle Istituzioni abbiamo avuto culture di chiara ispirazione cristiana, mi riferisco alla Democrazia Cristiana, che ha avuto uno stile istituzionale di elevata laicità, rispettando i valori plurali che stanno alla base di una democrazia moderna inserita in una dinamica atlantica che guarda al mar Mediterraneo come ad un mare che unisce e non che divide.

 Invece oggi assistiamo alla ostentazione vuota di simboli religiosi che servono soltanto per attirare attenzioni superficiali e puerile, e che danno il senso di quanta pochezza “spirituale” ci sia nell’esibizione di tali simboli, che meriterebbero ben altra considerazione.

La laicità serve anche per sperimentare il valore della fede di ognuno di noi e solo nel vero dialogo si riesce a capire quanta aderenza c’è nei valori e nei pensieri di un credente, o di un non-credente.

In un confronto, alto, nel merito, tra il compianto Cardinal Martini e il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, ricordo che l’uomo di Chiesa, aperto al dialogo e profondo conoscitore dell’animo umano, disse, all’ateo, in ricerca di Dio, Scalfari:” il tuo ateismo è molto più abitato del mio monoteismo”.

Ecco c’è urgente bisogno di coniugare la responsabilità individuale con una modernità che superi il narcisismo espositivo di alcuni leader che durano il tempo di una passeggiata nelle piazze, sulle spiagge oppure sui social in cui restano in vetrina giusto il tempo di un “mi piace”.

Credo che sia necessario approfondire il pensiero di un vescovo del sud, don Tonino Bello, quando parlava di “convivialità delle differenze” come paradigma di una società globale in cui le relazioni sono il punto centrale della vita delle persone

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.