Non andrà affatto bene

by Enrico Ciccarelli

Se sono vere le notizie provenienti dalla Francia, secondo cui Macron si appresta a varare un nuovo lockdown generalizzato, è evidente che gli altri Paesi europei, come tanti birilli, si adegueranno, Ed è altrettanto evidente che non servirà a una mazza di niente.

Conosco le fondate obiezioni su chi –me compreso- straparla di pandemia senza essere né un medico né un virologo. Ma la forza dell’evidenza è difficile da negare. Benché sia stata montata con grande dispendio di risorse comunicative la colossale menzogna dell’andrà tutto bene, si continuino a sparare cazzate su vaccini e dintorni, si prendano provvedimenti sommamente stupidi (un quasi-lockdown, un forse-lockdown, un nonpoitanto-lockdown) emerge in modo plateale una colossale e planetaria impotenza.

L’Europa delle chiusure e dei lockdown ha oggi il 46% dei contagi del mondo (e circa il 25% dei decessi), pur rappresentando meno del 10% dell’umanità (anche inserendo nel calcolo la Russia). Certo, dipende dal fatto che li cerchiamo, e non facciamo mistero dei risultati; ma questo non cancella la banale circostanza che i nostri sforzi per contenere la pandemia sono stati del tutto inani, o hanno rappresentato nella migliore delle ipotesi un palliativo.

È vero che c’è chi se l’è cavata meglio e chi peggio (e fra i secondi –spiacente- non ci sono solo gli Usa di Trump e il Regno Unito di Johnson, ma anche l’Italia di Conte, che pure è pettinato meglio dei citati), ma per dirla come va detta, il virus ha puramente e semplicemente fatto quello che ha voluto, ritraendosi per ragioni sue proprie (forse legate al clima, forse no) e tornando con le stesse modalità. Certo, uno stadio, un rave, una metropolitana affollata sono per lui un invito al banchetto; ma i finti divieti più o meno raccomandabili non lo fermano e non lo fermeranno.

L’esempio di Wuhan (che sembra l’unico posto al mondo dove la pandemia è stata debellata) non mi pare calzante: non solo perché ci sono fondate ragioni di dubitare dell’attendibilità dei dati forniti dalla Cina e per la natura totalitaria di quel regime (ma è vecchia fola che le dittature siano più veloci ed efficienti delle democrazie); ma anche perché mettere sotto chiave una città, per quanto grande e per quanto con conseguenze drammatiche, è relativamente facile, se il resto del sistema Paese continua a produrre ed è in condizioni di approvvigionare quella città per alcuni mesi (alcuni mesi; non per sempre). Questo però non è applicabile a una nazione intera.

Se quindi è in realtà impossibile garantire una protezione totale, e le uniche politiche possibili sono quelle della riduzione del danno (che mi pare sia il senso dell’espressione “convivere con la pandemia”), è inutile ragionare in termini integralisti o fanatici, dividersi fra negazionisti e rigoristi, tra panicati e incoscienti.

Ci sono alcune cose sensate e altre che non lo sono, alcune cose logiche e altre che non lo sono: se mandiamo in giro alcune decine di milioni di persone tutti i giorni per non fermare le fabbriche, gli uffici, le banche e le scuole, è ridicolo credere di ridurre il contagio perché sottraiamo i poco più di trecentomila utenti (molti meno, in realtà) che nel mese di riapertura hanno frequentato cinema e teatri. Per tacere dell’imbecillissima norma sui ristoranti, sulle palestre e sulle piscine, che in assenza di coprifuoco si limitano a spostare persone da luoghi controllati e normati a luoghi che non lo sono.

Quindi, dopo avere affibbiato all’Occidente, alla globalizzazione e all’economia di mercato (“colpevoli” di avere regalato a una parte molto consistente dell’umanità progresso civile, pace, libertà e progresso) ogni tipo di responsabilità e sensi di colpa, proviamo a muovergli un’accusa vera: avere peccato di hybris, di superbia, di avere negato, anche a se stesso, la possibilità teorica della propria impotenza. Che –se ci pensate- è la stessa cosa che in ultima analisi fanno complottisti e negazionisti.

Tutti i malriusciti nipotini di Hegel campano allontanando da sé e rimuovendo l’irruzione del caos, che evocano nei loro incubi cinematografici e letterari. Per questo oggi siamo in preda a un panico che i numeri, per quanto tragici, non giustificavano e non giustificano. Perché questo incubo è uscito dai film di Rokko Smitherson e dalle pagine dei romanzi distopici per accamparsi nelle prime pagine di giornali e notiziari.

Quindi, sorelle e fratelli miei, piantatela: non andrà affatto tutto bene e non siamo alla vigilia dell’estinzione del genere umano. Siamo in una tempesta senza ripari: facciamo il possibile per bagnarci meno che si può e per non farci portare via dai venti che soffiano impetuosi. Passerà, perché è nell’ordine delle cose che passi. Ma basta con questo circo di ridicoli sciamani che finge di possedere verità e vie di salvezza inesistenti.

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