Nuovo spirito in Architettura

by Roberto Pertosa

“Spazio, luce e ordine sono cose di cui gli uomini hanno bisogno, come hanno bisogno di pane o di un posto per dormire”

(Le Corbusier)

Cosa dovrebbe fare un uomo con un orizzonte!? Entrarci e muovere verso un mondo parallelo.

Ogni giorno c’è qualcuno che mi sceglie per affidarmi un sogno. Si tratta quasi sempre del sogno di una vita, che costa rinunce, fatica e sudore.

Per questa ragione non è sufficiente che io abbia talento o passione. Ho la grande responsabilità che il sogno si tramuti in realtà.

Architetto: Moralità, passione, coraggio, sogno, bellezza, talento, sensibilità, professionalità, umanesimo, genius loci, spazio, luce, ordine, arte, tecnologia, storia, geografia, antropologia, psicologia, topografia, filosofia, scienza, eretico,…..

Io sono fortunato!

Ho l’opportunità di rapportarmi continuamente con maestranze di altissimo livello che mi permettono di realizzare con successo svariate opere di Architettura.

Sono sempre stato dell’opinione che la mano dell’operaio che esegue l’opera, anche se con valenze estremamente diverse, e seppure con un’accurata direzione dei lavori sempre necessaria e fondamentale, sia altrettanto importante quanto la mano che progetta l’opera stessa …

Immaginate di tornare a casa tardi dal lavoro, come spesso accade a ognuno di noi, e di non aver avuto il tempo di fare la spesa.

Siete stanchi, sfiniti. Non avete la benché minima voglia di andare fuori a cena. Aprite il frigo, e drammaticamente vi accorgete di non avere nulla, o solo poche cose che nessuno sano di mente si sognerebbe di mettere insieme, le sole uniche cose che potranno sfamarvi.

A volte il mio mestiere mi mette di fronte a sfide impossibili che scoraggerebbero anche gli uomini più temerari. Nessuna scelta, nessuno spazio, nessuna luce, in assenza di vento.

Un piatto da preparare con pochi ingredienti, spesso di dubbia provenienza, ma gustoso da mangiare e bello da vedere.

Ciò che ci distingue da tutti gli altri, a prescindere dalle risorse concesse, è sempre l’unicità, l’istinto, il coraggio di osare, la voglia di sorprendere, l’ispirazione…

Se non fossi un ottimista sarebbe per me impossibile essere un Architetto.

Non mi sono mai preoccupato del futuro e del tempo che passa inesorabile. Sono sempre stato senza padroni, un eretico, un amante della libertà, e non potrei vivere diversamente. Amo gli artisti fuori dai circuiti politici, che si preoccupano solo di “fare” bene ciò che fanno. Ho sempre creduto che la creatività e l’ingegno purtroppo non sempre siano sufficienti per riuscire a emergere. Per cui è necessaria assoluta perseveranza, coraggio, tanta resilienza e, forse, un po’ di fortuna.

Ho sempre in mente una citazione di Don Luigi Ciotti:

“Vi auguro di essere eretici.

Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.

Eretico è la persona che sceglie e,

in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.

E allora io ve lo auguro di cuore

questo coraggio dell’eresia.

Vi auguro l’eresia dei fatti

prima che delle parole,

l’eresia della coerenza, del coraggio,

della gratuità, della responsabilità

e dell’impegno.

Oggi è eretico

chi mette la propria libertà

al servizio degli altri.

Chi impegna la propria libertà

per chi ancora libero non è.

Eretico è chi non si accontenta

dei saperi di seconda mano,

chi studia, chi approfondisce,

chi si mette in gioco in quello che fa.

Eretico è chi si ribella

al sonno delle coscienze,

chi non si rassegna alle ingiustizie.

Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.

Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.

Eretico è chi ha il coraggio

di avere più coraggio.”

IL MURO

Quando ero un giovane tennista dilettante, anch’io ho avuto il mio amico fidato, nemico imbattibile nei miei interminabili allenamenti solitari.

Il mio maestro un giorno mi disse che avrei dovuto accudirlo morbosamente fino al punto di odiarlo.

Ogni giovane tennista ne ha avuto uno. Ogni grande campione ha avuto il suo, grazie al quale si è migliorato, ha inventato colpi, ha affinato le proprie strategie e i propri fondamentali.

Ma è lo stesso con cui si è confrontato chiunque, anche solo per passare il tempo, un unico muro contro il quale però nessuno potrà mai vincere, ma, grazie al quale, imparerà a sopravvivere.

Nuovo spirito in Architettura

Il senso del mio impegno, civile prima ancora che professionale, per quanto mi è possibile, è sempre stato quello di risvegliare la coscienza di quanti operano nel campo dell’edilizia e di quanti subiscono le loro scelte, non certo con la presunzione di una produzione progettuale superiore a quella proposta dagli operatori locali, ma attraverso l’intenzione di stimolare la ricerca della qualità e dell’attenzione alle problematiche della progettazione, con la convinzione che tutto ciò che si produce in campo artistico, e credo soprattutto nell’ambito architettonico, non debba essere rivolto esclusivamente a quei pochi “eletti” che si presume siano i soli in grado di comprenderne gli aspetti essenziali, incrementando in maniera esponenziale le difficoltà di comunicazione con il pubblico dei non specialisti attraverso la volontà di essere superbamente incomprensibili, o addirittura, nel peggiore dei casi, colpevolmente approssimativi.

Ma chi non è consapevole potrebbe non sentirsi colpevole.

Chi fa altri mestieri, per i quali la preoccupazione principale non è certamente quella di comprendere il senso e la validità formale, concettuale ed estetica di un progetto di Architettura, quando, per puro caso, si pone di fronte ad un’opera d’arte, non potrà dire altro che: mi piace, o, non mi piace.

In realtà sono le menti consapevoli a essere realmente sotto accusa; sono gli addetti ai lavori, me stesso in qualità di rappresentante, mio malgrado, in questa circostanza, di quella categoria che in teoria dovrebbe educare all’acquisizione di una valenza estetica, a essere colpevoli; responsabili sono coloro i quali dovrebbero indirizzare alla comprensione di come troppo spesso le scelte sbagliate di progettisti senza scrupoli, in un contesto in cui vige, ahimè, la cultura degli ingegneri e di architetti, molti dei quali, troppi, inconsapevoli, o “calpestatori di meritocrazie”, possano provocare l’involuzione di una città, spesso irreversibile, e compromettere un equilibrio reso quotidianamente instabile.

Ma, si sa, la depressione generale, che toglie forze e volontà a chi sa immaginare un’altra qualità di vita, non dispiace a chi tira a campare e a chi trae vantaggi (potere e danaro) da questo stato di cose.

Il tema fondamentale deve essere invece quello di identificare sempre un’intenzione progettuale, un modus operandi, di ricercare sistematicamente sperimentazioni formali in modo da tentare di condizionare la concezione dello spazio fisico e di quello concettuali.

Perché, infatti, per i consapevoli, per i sensibili o per i sognatori, l’Architettura può essere anche elemento riconoscibile, polarizzante, contestuale.

Per i romantici ogni luogo architettonico può essere come una strada di quartiere in cui si percepiscono gli odori tipici solo ed esclusivamente di quel pezzo unico di città.

Per gli stravaganti l’Architettura può essere personalizzabile come un’abitazione.

Per gli estroversi potrà avere struttura impiantistica fissa nel tempo ma flessibile nelle sue funzioni.

Per i passionali l’Architettura potrebbe essere sorpresa, continua scoperta, inganno manieristico, variabile prospettica, o avere un vestito da cambiare quando diventa sporco o noioso.

Per gli irrequieti, progressisti o sperimentatori, Architettura potrà essere incertezza, un non confine tra spazio esterno che è già coperto e spazio interno che è già coperto all’esterno, attraverso diaframmi che non separano; un modo di dichiarare un principio di continuità, la sensazione di un infinito senza tempo.

Il luogo di Architettura per i pensatori può essere un assemblaggio di immagini, dove ogni immagine è pensiero, in cui ogni pensiero è una geometria che si contrappone ad un’altra; ossimori coerenti, in cui lo strumento fondamentale sarà sempre e comunque la memoria.

Ma non vi illudete, l’Architettura non sarà mai soltanto arte.

E’ questa la grande frustrazione di essere architetto.

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