Tra cattolicesimo democratico e Francesco, Conte è il nuovo Aldo Moro?

by Antonella Soccio

Il premier Giuseppe Conte nel suo appellarsi ad un nuovo umanesimo ha ricordato a molti l’etica della fruizione, la consapevolezza che si rafforza nell’identità cristiana, dove tutto si riconduce all’Intelligenza primaria, che sovrintende l’umanità con le sue ricchezze e le sue fragilità.

C’è nel suo operare la suggestione del pensiero di Maritain, che ispirò profondamente Aldo Moro. Dopo la sua visita in Irpinia, in Fondazione Sullo, insieme al vecchio sinedrio della Dc con De Mita, Bianco, Mancino, Zecchino, Gargani, Mastella e il suo discorso sul ruolo dei cattolici nell’Assemblea costituente, con le citazioni tra Sturzo, De Gasperi, Moro, Fanfani, La Pira, Conte è apparso ai più come il nuovo Aldo Moro della politica italiana.

Pugliese, professore universitario, cristiano, capace di far dialogare due forze apparentemente distanti. Le analogie col grande statista ucciso dalla BR sono tante. Certo, si calca un po’ la mano, ma anche l’eloquio di Conte appare influenzato dalla rhetorica del leader delle convergenze parallele.

Noi di bonculture abbiamo chiesto un’analisi a Biagio Di Muzio, moroteo, amico di Moro di Capitanata, che oggi per uno scherzo del destino di Raffaele Fitto si ritrova al fianco degli ex An di Giorgia Meloni.

Di Muzio, il premier Conte è stato recentemente battezzato da Ciriaco De Mita, è lui l’alfiere della nuova Dc?

Conte è un cattolico democratico che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa, distinguendosi rispetto a questi momenti di alternanza mediatica tra soggetti che non sono adeguati ai ruoli, dove sono chiamati ad espletare la loro funzione.

Sta dimostrando di essere un uomo capace, che non ha ambizioni di costruire per sé un partito nuovo, ma di far ragionare l’esistente per farli confluire su un’unica direttrice, quella della soluzione dei problemi di giustizia che esistono in questo Paese e che sono stati abbandonati dall’unica Repubblica, secondo me è inesatto parlare di Seconda Repubblica perché ha costruito solo debito, senza aver mai dato risposte alla classe media italiana.

L’ingiustizia sta proprio in questi termini: moltissimi sono scesi dalla loro condizione, pochissimi si sono ulteriormente arricchiti. È una forma di ingiustizia che reclama un atteggiamento adeguato. E di questo Conte è capace.

Biagio Di Muzio (a dx) insieme al delegato ai Trasporti della Provincia di Foggia Gino Fusco

C’è chi paragona Conte ad Aldo Moro, si sta forse esagerando?  

Beh penso che lui non venga dalla scuola di Maritain ma che abbia nella dottrina sociale della Chiesa il suo caposaldo.

Ma il professor Guido Alpa è un luminare…

Certo, il suo maestro è un grande. Ma sono momenti storici diversi, in realtà l’avvicinamento alla democrazia reale è stato annullato con l’assassinio di Aldo Moro e con la scomparsa di Berlinguer.

Nella sua capacità di stare al centro e dialogare con il Pd non c’è una grande maestria politica, degna di Moro e della Prima Repubblica?

Noi dovevamo superare ancora il fenomeno di una democrazia recitata, ma non realizzata. E l’alternanza alla quale pensava Aldo Moro era proprio quella di avvicinare sempre di più secondo quanto era stato immaginato da Alcide De Gasperi le forze di sinistra. Il nostro partito, la Dc, era un partito di valori all’interno dei quali ciascuno esprimeva la propria sensibilità, che si contraddistingueva nelle cosiddette correnti. Si guardava al centro per vedere a sinistra: la sinistra aveva un significato profondo sociale, cioè i meno abbienti. E guarda caso oggi chi esprime in maniera precisa queste idee è Francesco, il Papa, che tornando all’umiltà- Sua Santità è il termine latino tradotto servum servorum, io sono venuto per servire e non per essere servito- Papa Francesco sta seguendo questo esempio e non c’è niente di più grande e di più rivoluzionario di una affermazione di questo tipo, della quale si sta rendendo interprete Conte, pur nella difficoltà del momento. Da questo punto di vista io ritengo sia un grandissimo. Le valutazioni che fa Ciriaco De Mita, di cui sono stato allievo, essendo stato basista insieme a lui, hanno un fondamento reale. Anche De Mita, partendo dalla comprensione dei fenomeni li voleva incanalare secondo un criterio dettato dalla dottrina sociale della Chiesa.

Nella sua capacità di cambiare così velocemente maggioranza non vede l’abilità di un nuovo democristiano, ago della bilancia al centro, e dei tempi proporzionali che ci attendono?

In realtà il maggioritario ha causato una esplosione di contenitori cosiddetti politici, ha esattamente realizzato il paradosso secondo il quale il maggioritario, così come è stato articolato, che avrebbe dovuto vedere le esperienze più o meno ripetute dall’America- tanto è vero che noi usiamo impropriamente il termine di premier o di Governatore, quando la nostra Costituzione prevede i concetti di presidente del Consiglio e presidente della Regione- ha creato divisioni e frazionamenti. C’è bisogno di una rivoluzione dal basso in termini di legislativi, ad iniziare delle leggi elettorali che non sono per niente conseguenti. Anche la riforma immaginata da Delrio, che ha definito le Province, enti con una dignità costituzionale, degli enti di secondo livello, è fallita.

Io credo che questo ragazzo, Giuseppe Conte, che tutto sommato è un giovanotto, ha gli elementi essenziali per poter diventare un punto di riferimento per tanti. Certo è che non penserà di costituirsi come partito, ma credo che farà ragionare i grillini e i piddini, perché si costituisca un’area in cui ci sia un progresso vero e una realtà vera, secondo la quale l’ingiustizia esistente venga via via diminuita.  

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