Un amore antagonista,
come il pugno che lancia il sasso,
come il petto che sfida l’arma,
ribelle della mano
che rovescia il banco,
della penna che difende
un ideale.
Un amore gentile,
di sguardi rubati,
mani sfiorate,
di attimi persi e poi ritrovati,
precario
come un pensiero in bilico,
un abbraccio spezzato,
come l’urgenza di una risposta
a un dolore che non passa.
Un amore marziale,
di armistizi labili, trincee
e conquiste quotidiane,
empatico
come il vino offerto
a un ricordo,
come il pane condiviso.
Un amore inquieto,
di notti bianche,
fogli sparsi
e sigarette accese,
delicato dei pastelli
del ciliegio in fiore,
delle labbra che si schiudono
in un bacio, lentamente.
Un amore insonne,
come la notte che aspetta
il giorno
per spegnere le stelle,
reciproco delle lettere
che si alternano
al rintocco dei battiti
e del postino
Un amore semantico,
di giuste parole e definitive
(ci sarò, quando vorrai,
se vorrai),
un amore cinico
che tutto ignora e tutto tollera
perché da solo
basta a se stesso.
Un amore, insomma.