A guardarlo in viso, il diciassettenne russo Ivan Bessonov pare un discendente di Chopin. Sotto la folta chioma biondastra, però, non si nasconde un angelo in carne e d’ossa scaturito dalla fervida immaginazione di Melozzo da Forlì o del Beato Angelico, ma un piccolo diavolo capace di assoggettare qualsiasi pianoforte e qualsiasi partitura (anche se la propensione per la musica nazionale è evidente) senza il minimo sforzo.
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