1897, Oscar Wilde è appena uscito dalla grigia prigione della grigia Reading. Visibilmente dimagrito, decide che l’Italia sarà la sua nuova casa. Si fa chiamare Melmoth, Sebastian Melmoth. Sebastiano come il suo santo preferito, perché vorrebbe morire nel conforto della fede.
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Teatro
Gabriele Lavia legge Oscar Wilde al Vascello. «A teatro bisogna darsi in pegno per performare una narrazione»
«L’arte non è mai morbosa, nella vita un individuo può essere morboso, mi auguro per lui che lo sia. Probabilmente la vita è un morbo, per cui perché noi non dovremmo essere morbosi? È bello essere gelosi, cattivi, invidiosi, pigri- qualunque cosa, in fondo, con moderazione»
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Umberto Orsini e Giovanna Marini ne “La ballata del carcere di Reading” da Oscar Wilde con la regia di Elio de Capitani.
Musica dal vivo e parole per dare vita, con la maestria di Umberto Orsini, alla bellezza dei versi del grande poeta irlandese.