Salvatore era un barista che non era di queste parti. Per carità, era foggiano fino al midollo, ma faceva il suo mestiere all’americana, come i baristi dei film a cui il protagonista si confessa fra un bourbon e l’altro, come il barista di un celeberrimo quadro di Hopper, sola compagnia nella desolata solitudine urbana Salvatore parlava con tutti e di tutto, a cominciare dal Foggia di Fesce e Maestrelli per finire alla politica.
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