La mostra, curata da Gianfranco Piemontese, si presenta da un lato come un’ottima occasione per rammentare, attraverso la “nona arte”, la memoria dello sterminio ma anche per riflettere sulla relazione tra la Shoah e le sue possibili rappresentazioni, specie quando a realizzarle è un medium tradizionalmente considerato “pop” più di ogni altro
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