Che ne sarà di Forza Italia e del berlusconismo che ha caratterizzato per intero la Seconda Repubblica e tutti gli anni post ideologici dall’inizio dei ‘90 fino al 2014?
Silvio Berlusconi
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Il centrodestra ha pensato bene di promuovere per la seconda carica dello Stato Ignazio Benito La Russa, figlio dell’ex segretario del partito nazionale fascista di Paternò. Indubbiamente un personaggio anche simpatico, di lunga esperienza ma anche con un pedigree che certifica, come dire, una tendenza tutt’altro che incline al dialogo, soprattutto per il ruolo oggi rivestito.
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Laici, socialisti, cattolici, liberali, post comunisti non sono riusciti a costruire un campo unitario, largo, mobile al suo interno, privo di steccati ideologici, collaborativo e solidale e così le destre, vecchie e nuove, hanno buttato a mare un governo per non lasciarsi scappare la più ghiotta occasione di rimettere le mani sul Paese, cosa ben diversa dall’idea di governarlo.
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Servirebbe un’intuizione a suo modo geniale come quella di Silvio Berlusconi nel 1994. Forse non se lo ricordano in molti, ma in quelle elezioni il leader della neonata Forza Italia com il suo capolavoro politico costruendo due distinte coalizioni: al Nord con la Lega e al Sud con il Msi di Gianfranco Fini e Pinuccio Tatarella. Un’operazione spregiudicata e abilissima che determinò il travolgente successo del centrodestra rispetto alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto e ai Popolari di Mino Martinazzoli.