Archeologia subacquea e pescaturismo, la blue economy pugliese che piace agli inglesi. L’esperienza di Serapia

by Antonella Soccio

Pescaturismo e turismo archeologico subacqueo sono i due asset della blue economy che hanno entusiasmato gli uditori del Progetto BlutourSystem in Fiera del Levante nell’ambito della Conferenza internazionale Turismo blu e destination management” del Programma di Cooperazione Europea INTERREG V-A Italia-Croazia 2014/2020 presso il Cineporto al Padiglione 180.

Nell’Adriatico ci sono ben 8 parchi, carichi di relitti e di reperti anforari conservati da gabbie modulari. Si distinguono i parchi croati: Baron Gautsch è visitato sott’acqua ogni anno da 7000 viaggiatori. Lo stesso dicasi per i tesori nascosti della costa israeliana o dell’Egeo. In Italia solo Gaiola con i percorsi siciliani e Baia Campi Flegrei, la residenza estiva della corte imperiale, può competere per organizzazione e per adesione al decreto del 2002, secondo cui la promozione compatibile ed ecosostenibile dell’archeologia subacquea deve poggiare su attori locali. Le esperienze pugliesi sono ancora piccole, ma fanno ben sperare. Guaceto, Porto Cesareo, dove si può vedere il nuovo relitto con barche col fondo di vetro, i beni della costa ugentina. Un sistema di lavoro già delineato è l’ UnderwaterMuse finanziato dal Programma Interreg Italia – Croazia, con un partenariato, guidato da ERPAC, con il supporto di INFORMEST, composto da istituzioni ed enti di ricerca italiani e croati quali l’Università Cà Foscari, la Regione Puglia appunto, Città di Kastel (Croazia) e Agenzia per lo Sviluppo della Contea di Spalato – RERA.

Il progetto ha una durata di 30 mesi con una dotazione finanziaria di 1.586.930 euro. UnderwaterMuse, recependo i principi sanciti dalla Convenzione di Faro, mira alla valorizzazione, promozione e fruibilità del patrimonio archeologico subacqueo dei territori partner grazie ad azioni innovative e ad un dialogo stabile con i propri stakeholder.

Al Cineporto di Bari

Percorsi turistici subacquei, realtà virtuale, realtà aumentata ma anche formazioni agli operatori turistici sono alcune delle attività proposte dal progetto, col Friuli che sta già improntando il suo web gis subacqueo.

Sono al momento tre i progetti pilota: Grado con una gabbia modulare, Santa Sabina dove ci sono relitti stratificati e la sfida è ricorrere a buone pratiche già esperite altrove come i sentieri blu, per una  sostenibilità economica ambientale e sociale e Resnik in Slovenia.

Se il turismo archeologico subacqueo in Puglia è ancora agli esordi, la pescaturismo è già una realtà, seppur in evoluzione, nelle marinerie da Mola a Carovigno, grazie alla cooperativa Serapia e al progetto Tourismed, presentato dalla biologa marina Maria Lucrezia Colucci. L’idea è tramutare i pescatori in operatori turistici in sentinelle del mare: è grazie a loro che esiste e si conserva la biodiversità, sempre più bassa nel Mare Adriatico. Serapia collabora col Parco Dune Costiere e col Traiana Bed&Bike, un albergabici che ha un’anima pubblica dalle numerosissime attività in sinergia con Halieus di Legacoop.

“Siamo 8 nella cooperativa abbiamo un’anima murgiana e costiera. Il nome Serapia rinvia ad una orchidea spontanea. Facciamo trekking di costa, tra i più belli c’è quello del Polignano coast to coast, raccontiamo il mare, in zone come Cala Sala o Port’alga dalla forte naturalità e dove si può vivere un coinvolgimento emotivo altissimo. Il nostro primissimo approccio per la pesca turismo nasca dal nostro essere biologi. Per molti la pescaturismo può essere una semplice escursione in mare, ma con Serapia è tutta un’altra storia. Dimostriamo che la Puglia non è solo turismo balneare, ma che può esserci una diversificazione sostenibile”, ha spiegato la biologa.  

Ovviamente la pescaturismo è agevolata in bassa stagione quando c’è minore pressione antropica. La coop informa sui buoni comportamenti e fa una serie di attività per i bambini, a cominciare dal teatro con biologi attori.

Alla Fiera del Levante Colucci ha presentato i risultati di un progetto con i pescatori. 20 soggetti sono stati formati riguardo alla qualità, alla sicurezza da assumere in barca e alla biodiversità affinché i pescatori divenissero dei buoni accompagnatori turistici. Tutti hanno accolto 50 turisti che poi hanno dato un loro feedback sull’accoglienza rispondendo ad un questionario sulla loro personale customer satisfaction.

Com’erano andati la pesca sportiva, il ritiro reti da pesca e le passeggiate? Ebbene, dalle risposte è emerso che i pescatori usavano ancora troppa plastica. “La maggior parte degli amanti della pescaturismo è anglofone ma i nostri pescatori parlano ancora il dialetto, che può essere folklorico, ma resta un limite. In barca non può starci solo il pescatore ma deve esserci un esperto che parli l’inglese. Dei 20 solo 12 hanno superato la fase formativa”.

Esistono insomma ancora dei punti di debolezza: la pescaturismo è una opportunità ma persiste ancora scarsa conoscenza delle regole del turismo.

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