Capri, isola numinosa, che ha il potere di snidare il demone in agguato nel fondo dell’anima

by Claudia Pellicano

Per l’indimenticata Patrizia Cavalli settembre era il mese delle nostalgia, un sentimento dolce nella sua ambivalenza, e a cui non sempre viene riconosciuto il merito di custodire la memoria.
Capri è un luogo che acuisce queste sensazioni, vi si avverte il rimpianto verso un’epoca che non si è nemmeno vissuta, una specie di piccolo senso d’ingiustizia per non aver goduto di tempi e atmosfere che non torneranno indietro. Il Mal di Capri è la malinconia dell’assenza, il ritorno a una quotidianità reso ancora più difficile dal ricordo.

La storia dell’isola azzurra è, come molti altri posti in Italia, e come le vite delle persone più interessanti, fatta a strati e ricca di contraddizioni. Edonista per i vacanzieri e numinosa per chi, come Diefenbach, l’aveva eletta a rifugio spirituale, o come il conte Arcucci, che volle costruirci la Certosa di San Giacomo, oggi sede del museo dedicato al precorritore del nudismo e del movimento pacifista. Se si amano le lunghe passeggiate, dalla Certosa si può arrivare a Villa Lysis, ultima, magnifica residenza del conte Jacques d’Adelswald Fersen, che lì scelse di andarsene con un’overdose di cocaina e champagne.

Che un luogo talmente luminoso sia stato anche l’ispirazione di tempeste e foschi paesaggi, per Diefenbach, o lo scenario di vite così turbolente, è qualcosa che colpisce fortemente l’immaginario dei visitatori. È affascinante che tanto splendore non sia riuscito a dissipare, anzi, forse abbia fatto proprio emergere, per contrasto, storie così estreme, quasi a riprova che lo stato d’animo è un bagaglio che ci si trascina ovunque. E che, per contro, è ugualmente possibile essere felici dappertutto.

Felicità oggi grandemente documentata dai social, dove si condividono i dettagli della propria vita privata. I tempi cambiano, e non occorre scomodare la memoria della leggendaria riservatezza di Leopoldo Pirelli, che, refrattario a qualunque ostentazione, prendeva il largo per sfuggire agli sguardi più indagatori. O quella di Tiberio, che elesse Capri a dimora personale dopo aver lasciato la capitale dell’impero, e che sull’isola fece costruire dodici ville, di cui è tuttora possibile visitare quella dedicata a Giove. Pare che quest’esilio volontario gli fosse stato suggerito dall’amico Seiano, ma a me piace pensare che, nonostante le molte differenze, l’imperatore avesse seguito gli insegnamenti di Ovidio. Bene vixit qui bene latuit, visse bene chi visse nascosto; la sfinge che domina dalla casa di Axel Munthe ed esaudisce i desideri potrebbe distrarsi, e allora bisognerebbe diventare un po’ più gelosi di noi stessi. E come Tiberio o gli imprenditori più calvinisti, fare anche nostra la lezione del poeta delle Metamorfosi.
Eppure qualche retaggio del passato resiste, ad esempio nel linguaggio, che è sempre uno specchio del costume. Il voi allocutivo del napoletano non è il lascito di un ventennio che nessuno, almeno con cognizione di causa, può rimpiangere; è l’erede di vossignoria, una consuetudine che sottolinea l’unicità e la forte identità di una regione in cui tutto è fuori dell’ordinario.

Norman Lewis pensava che Capri avesse il potere di snidare il demone in agguato nel fondo dell’anima. Chissà quali categorie della mente le avrebbe attribuito Freud, così rapito dalla convivenza tra passato e presente nel nostro Paese. Probabilmente sarebbe sbarcato anche lui già ipnotizzato dalla fama di questo piccolo, ma inesauribile microcosmo, che non smette di sorprendere chi non si ferma davanti a un bagno ai Faraglioni o un aperitivo in un mare di folla.
Fino a qualche tempo fa si diceva che per godersi davvero quest’angolo di eden si dovesse aspettare la sera, quando la moltitudine di turisti giornalieri si è ormai ritirata sulle banchine di Marina Grande. Oggi neanche questo è più vero, perché Capri è la magnifica preda di una nuova compagine, affluente e sedotta, ma non sempre sensibile alla fragile bellezza del posto.

Quest’estate, nel periodo di massimo picco turistico, l’isola ha dovuto affrontare una breve emergenza idrica. Si è pensato a un guasto nelle condutture. O all’invidia degli dèi.

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